200 € a 100 €: in arrivo le nuove banconote di Mr. Richichi

Banconota da duecento euro

Banconota da duecento euroAlcuni mesi fa una performance dell’artista Mr. Richichi, quella delle banconote da 100 euro vendute al prezzo di 50 € aveva fatto il giro del web. Richichi aveva annunciato l’inizio della vendita delle banconote, da lui firmate sul retro, manifestando che l’economia del Paese aveva bisogno di un’iniezione di liquidità per uscire dalla crisi e la sua azione artistica rappresentava un’immissione di liquido nel sistema attraverso un’operazione finanziaria dell’ordine compro 100/ vendo 50. Ma il suo lavoro in realtà era molto più lungimirante di quanto appariva, infatti mirava ad ottenere la circolazione di banconote firmate, le quali, grazie alla firma d’artista che le qualificava come opera d’arte, avrebbero acquisito nel tempo un valore maggiore rispetto al valore nominale della banconota intervenendo così sul valore del denaro. L’artista non ha mai dichiarato la quantità di banconote vendute, riferendo che tutte le operazioni, eccetto quella al Palazzo Barlotta, sono avvenute in sede privata ma ha promesso che presto sarà disponibile un sito web riportante i numeri di serie delle banconote firmate al fine di proteggere le attività di scambio da eventuali falsi.

Giunge adesso un comunicato stampa nel quale Mr. Richichi annuncia l’arrivo di una nuova serie di banconote ma questa volta da 200 euro, le quali saranno vendute al prezzo di 100 €. A rendere ancora più particolare la circostanza è il fatto che questa nuova “tiratura” di banconote potrà essere acquistata soltanto dai dipendenti del Museo Riso di Palermo. Mr. Richichi ha dichiarato: “Ogni dipendente del Museo Riso potrà acquistare massimo una banconota, in questo modo il prossimo mese tutti i dipendenti vedranno aggiungersi alla proprie buste paghe la somma di cento euro”. Ma questa destinazione sta già suscitando molte polemiche infatti taluni sostengono che Mr. Richichi voglia “comprare” i dipendenti del Museo per giungere ad una rapida chiusura dell’ “Accordo per la tutela dei beni culturali” che l’artista ha sottoposto al Museo, ma Richichi ha così liquidato i commenti negativi: “Gli uomini di Palazzo Riso lavorano già me, non si tratta di soldi ma di qualcosa di più”.

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