Cagliari: la festa per il 5° compleanno di Alfabeto del mondo vista “da fuori”
Ieri, mercoledì 29 maggio 2013, l’associazione culturale Alfabeto del mondo onlus (Acam) ha celebrato il 5° anniversario della sua fondazione. I festeggiamenti , cominciati la mattina e conclusi a tarda sera, hanno avuto luogo a Cagliari, nella sede dell’associazione in via Eleonora d’Arborea n. 10. Quella sede di proprietà del Comune e dalla quale, come vi abbiamo raccontato due mesi e mezzo fa, rischiano di essere sfrattati.
Da allora cosa è successo? «Nulla, tutto tace» ha risposto, su mia domanda, la presidente Eugenia Maxia. L’unica “novità” sono le dichiarazioni dell’assessore alla Cultura Enrica Puggioni che, nell’intervista rilasciata a Giulio Zasso per l’Unione sarda e pubblicata domenica scorsa, alla domanda “La Giunta ha avuto frizioni con le associazioni culturali” ha così risposto: «Sta nascendo la Casa delle associazioni, a Pirri, nella scuola di via Zucca. Avrà una sala da 150 posti e le sedi per 25 associazioni. Premieremo i progetti, la qualità artistica delle proposte». Sembrerebbe, dunque, superato quanto disposto dal piano comunale per le politiche culturali, che, a pag. 57, destinava proprio lo stabile di via Eleonora d’Arborea n. 10 a “casa delle associazioni culturali”. Un fatto che, va da sé, non è sicuramente incoraggiante per Alfabeto del mondo.
Nel frattempo i servizi sociali del Comune continuano a segnalare all’associazione persone svantaggiate da inserire nei suoi progetti. Qui, infatti, le attività non si sono mai fermate, compresa la distribuzione gratuita di libri agli immigrati (attiva dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19 e il sabato dalle 9 alle 12).
Ieri, comunque, il pensiero di dirigenti, soci, allievi dei corsi e amici non è andato al futuro incerto e si è, invece, concentrato su quanto fino ad oggi l’associazione, anzi la comunità di Acam, è riuscita a costruire: un patrimonio condiviso di conoscenze, culture ed esperienze umane.
Per celebrare questa varietà sono state giustamente scelte varie forme di arte (teatro, cinema, musica..) e la cucina (rappresentata da un ricco e invitante buffet multietnico). A chiudere i festeggiamenti è stata Mariausilia Todde (e non Maria Ausilia!), socia fondatrice dell’associazione e cantante tanto talentuosa quanto poco amante della ribalta. L’artista ha regalato ai presenti una bella selezione di “brani dal mondo”, eseguiti a cappella e accompagnati da brevi cenni storici di presentazione. Mariausilia Todde ha saputo “impossessarsi” della sala e far dimenticare l’assenza della musica. Anzi, il bello è stato proprio poter percepire le diverse vibrazioni della sua voce, che non ha dovuto contendersi l’attenzione con alcun strumento. La cantante ha portato tutti con sé in un viaggio che, in neanche un’ora, ha toccato Inghilterra, Francia, Brasile, Portogallo, Sardegna, Israele, Spagna, Messico e Cuba. Con stupefacente abilità ha saputo passare da una lingua ad un’altra, da brani malinconici come Greensleeves( se non drammatici come Badde luntana) ai suoni allegri di Cielito lindo e Guantanamera. Cantare senza accompagnamento musicale, calarsi nel pezzo per interpretarlo al meglio pur eseguendone solo un assaggio, mantenere la concentrazione nonostante qualche brusio o una porta sbattuta, non è facile, ma lei ce l’ha fatta. Non solo: con il suo invitante sorriso ha convinto ad accompagnarla nei ritornelli di alcuni brani i presenti. E noi, come bravi scolaretti, solo all’inizio un po’ titubanti, l’abbiamo seguita in questo gioco cultural-musicale. Da segnalare sicuramente anche il simpatico duetto con Eleonora Giardino, giovane dirigente dell’associazione, in Molly Malone e la toccante esecuzione di Hijo della luna, brano lanciato nel 1986 dal gruppo spagnolo Mecano e da questo poi inciso anche in italiano tre anni dopo. Mariausilia ne ha spiegato con cura il drammatico testo, per cui vi invito a leggerlo qui in lingua originale e qui nella nostra lingua. E non avendo a disposizione una registrazione della sua performance, vi lascio in compagnia del video in cui a cantare sono i Mecano:
Foto di Pino Argiolas