600 euro a tutti, una proposta di legge per il reddito minimo garantito
La proposta di legge di iniziativa popolare presentata nei giorni scorsi ha un scopo molto semplice: garantire 600 euro al mese a disoccupati e precari che non raggiungono i 7200 euro all’anno. Il testo della proposta di legge è stato scritto con il supporto del BIN-Italia (Basic Income Network), un’associazione che da anni si batte per introdurre anche nel nostro Paese una misura di welfare presente in tutta Europa – tranne che in Italia e in Grecia – dove la somma erogata varia da poche centinaia di euro ai 1.200 al mese della Danimarca e Lussemburgo.
Per presentare la legge di iniziativa popolare occorrono 50.000 firme da raccogliere entro la fine del 2012.
La proposta è sostenuta da un comitato trasversale che vorrebbe replicare quanto avvenuto per i referendum sull’acqua e sul nucleare e che vede la presenza di numerosi e diversi movimenti, associazioni, partiti e sindacati.
Il reddito minimo garantito, o reddito di base incondizionato, non è una misura assistenziale, ma uno strumento utile ad assicurare dignità a precari e disoccupati: permetterebbe, infatti, di uscire dal ricatto, di non accettare qualsiasi condizione di lavoro. Si tratta di una misura di welfare (sicurezza sociale) che si concretizza in un sostegno economico alle persone con un lavoro intermittente o disoccupate.
Oggi, infatti, gli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o il sussidio di disoccupazione sono riservati a chi ha perso un lavoro a tempo indeterminato e determinato. Il Rbi invece dovrebbe spettare a tutte le persone che hanno un reddito inferiore alla cifra stabilita, per esempio ai precari tra un contratto e l’altro e ai disoccupati.
Il punto debole di questa proposta, però, potrebbe essere costituito dall’assenza del termine incondizionato: il reddito è subordinato alla disponibilità immediata ad accettare un impiego, il che potrebbe tramutarsi in un ricatto. Tuttavia l’offerta di lavoro deve essere congrua, cioè adeguata agli studi e le competenze acquisite da una persona nei suoi lavori precedenti e al salario percepito. Qui potete leggere la proposta di legge completa.
Redazione Global Publishers
Fonte: ilfattoquotidiano.it
Mi meraviglia il fatto che in Italia si voglia sempre tutto e di più dallo Stato senza considerare costi e squilibri finanziari. È vero che in altri stati il sistema di un reddito minimo garantito esiste, ma fa parte del sistema di welfare di quel particolare stato ed è regolato da leggi e condizioni che lo rendono sostenibile e conveniente, sia al cittadino che allo stato stesso. Io vivo in uno stato che ha questo sistema di welfare e so benissimo quali siano i vantaggi di tale sistema. Ma in questo stato non esistono pensioni d’oro, tutti pagano le tasse, le pensioni sono sostituite dal reddito minimo garantito e sono erogate solo a coloro che non abbiano un altro reddito superiore ad una certa cifra. Alle persone in età di lavoro il reddito è concesso purché siano impegnate a cercare un lavoro e se non hanno le qualifiche adatte da poter essere impiegate devono qualificarsi. Lo Stato aiuta con corsi di qualificazione per mestieri o professioni, aiuta a cercare un lavoro il più adatto possibile a ciascuna persona. Non esistono ricatti poiché la mentalità della grande maggioranza dei cittadini è quella di non dipendere dal welfare ma di guadagnare di più per costituirsi un reddito proprio per il periodo di quando dovrà ritirasi dal lavoro. Infatti un cittadino anziano non dice sono un pensionato ma sono ritirato dal lavoro per anzianità. Sarebbe possibile questo in Italia senza abusi. Sarebbero disposti gli italiani a rinunciare alle pensioni contributive?
Daniele Bertozzi