TRA PASSATO E PRESENTE: UN DIVARIO INCOLMABILE… O QUASI
La ricchezza di un Paese si misura dall’apprendimento nel valutare la saggezza degli antenati, e nel concedere meno eroi… L’importanza della rivisitazione del culto spirituale e culturale.
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Forse mai come in questo lungo periodo di sofferenze e restrizioni, proprio perché non abbiamo vissuto il passato, ci troviamo non solo ad affrontare un notevole ostacolo per la salute, ma anche le relazioni umane che si sono “alterate” ulteriormente. Difficoltà di comprensione reciproca, intolleranza, sopraffazione, gravi episodi di mancanza di rispetto, e tanto altro. Questi comportamenti in realtà hanno sempre accompagnato gli esseri umani nelle varie epoche e culture, ma io penso che l’era attuale sia paradossalmente “ostacolata” anche dai troppi e “incontrollati” mezzi di comunicazione, come pure da quella eccessiva emancipazione dovuta al progresso e, per estensione, alla globalizzazione. E non bisogna arrivare ad una certa età per constatare ciò perché questa evoluzione (od involuzione) ha origini dal famoso “68” in poi, storico periodo di rivoluzione culturale (personalmente vissuto sia pur in modo non attivo) che in concreto non ha portato miglorie… se non una eccessiva libertà di costumi. Sia ben chiaro che personalmente non ho nulla in contrario alla emancipazione, ma quando trascendenza e trasgressività (anche nei dialoghi) non hanno limiti le conseguenze sono inevitabilmente scontate. La nostra storia e la nostra cultura italiana sono assai ricche di insegnamento, ma quanto abbiamo appreso di saggio e messo in pratica? Direi ben poco, sia perché di solito l’esempio viene dall’alto sia perché la forte immigrazione ed altri risvolti politico-sociali ne hanno condizionato il buon apprendimento; e ciò non significa essere contrari alla unione tra popoli, ma se la stessa è lasciata libera di fondersi senza il rispetto delle regole del Paese ospitante, è evidente che gli effetti negativi e deleteri sono inevitabili. Da sempre c’è chi sostiene di essere europeista, quindi ben venga la libertà di “comunione” tra i popoli e lo scambio di culture e civiltà, purché il confronto sia costruttivo e di rigoroso rispetto. Ma purtroppo nel corso degli anni ciò non sempre si è verificato e non si sta verificando, tant’è che numerosi sono stati gli episodi di inciviltà e di lesioni tra diverse popolazioni europee, italiana compresa. Per quanto ci riguarda si tende a decantare la propria appartenenza nazionale, e questo finché non succedono episodi lesivi alla nostra incolumità e libertà con la conseguenza che la nazione si frantuma nei suoi valori… dando adito ad una sia pur indiretta ipocrisia, ossia a quel falso credo di appartenenza! Purtroppo l’Italia noderna, per quello che mi consta, non possiede illuminati filosofi e storici come quelli del passato che alla loro vita hanno dato un certo valore, per il quale alcuni si sono anche immolati… È vero, erano altri tempi, e non c’erano altre “distrazioni”, ma io credo (leggendo e rileggendo la vita di alcuni autori quali ad esempio Soeren Kierkegaard, Arthur Schopenhauer, sino a citare il sommo Socrate per leggendaria saggezza, non posso che trarre qualche spunto di severità interiore che, seppur nel contesto della loro epoca, il loro essere (forse) non sarebbe mutato se rapportato ai tempi odierni. Mi rendo conto di aver azzardato ma la mia convizione, per quanto personale, tende ad identificare una realtà che per essere sanata avrebbe sempre più bisogno di quei riferimenti; e l’assurdo è che della saggezza di autori del passato depositata nelle biblioteche di mezzo mondo, sono molto pochi ad acquisirne la conoscenza.
Inoltre, più in generale, si legge sempre meno nonostante la molteplicità di argomenti divulgativi alla portata di tutti, una povertà che è anche causa dei difficili rapporti umani, come ho voluto evidenziare ad inizio dell’articolo. Un Paese povero di valori etico-morali e culturali significa che non è cresciuto e rinsavirlo ed arricchirlo non solo è arduo, ma richiederebbe uteriori menti illuminate… Ma dove trovarle? Io credo che non sia sufficiente soltanto una buona formazione didattica, è indispensabile anche un innato senso di civismo che potrebbe essere trasmesso con l’esempio costante di chi possiede questi criteri. Tutta utopia, o quasi, mi si direbbe, tanto più che proviene da un non accademico quale è il sottoscritto, ma finché le Istituzioni continueranno a creare eroi e a fare una politica basata su commenti sterili ed azioni inconcludenti, non si andrà mai da nessuna parte. Con tutte queste considerazioni, ripeto, non ho voluto ergermi a persona dotta, ma più semplicemente a persona riflessiva che di tanto in tanto scrive dopo aver letto ora questo, ora quell’autore, preferibilmente non contemporaneo. Forse mi “autopenalizzo” ma possiedo ancora una buona vista, un buon udito e soprattutto una discreta capacità di far “risorgere” il culto del benessere spirituale e culturale, e questo grazie alle mie reminiscenze umanistiche e umanitarie.