LIBERTA’, SPUNTI DI RIFLESSIONE
di Giuseppe Arnò
«Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta.» (Dante, Purgatorio – canto I, vv. 71-72). La libertà è ed è sempre stata il bene supremo, il bene più caro, alla cui preziosità il Sommo Poeta fa riferimento attraverso il personaggio di Catone l’Uticense, il custode del Purgatorio. Oggi prendendo spunto da questa citazione tenteremo di cogliere il senso della libertà al tempo della pandemia, della tragica invasione dell´Ucraina, dell´era digitale, dell´omologazione culturale e della globalizzazione, madre di tutti i nostri guai.
Molti autorevoli personaggi di ogni tempo hanno scritto sulla libertà, ma, in parole povere, il concetto di libertà lo si può riassumere nella possibilità per un individuo di pensare, decidere e agire senza costrizioni e mediante una libera scelta, seppur nel rispetto delle regole alla base della società.
«Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono». È quanto affermava Hegel agli inizi dell´800 mentre, un secolo dopo, il sagace Freud avvertiva che la libertà, tanto amata, avrebbe subito viepiù restrizioni con l’evolversi della civiltà [n.d.r. e dell´insensataggine].
Ci troviamo davanti a due semplici ma inoppugnabili constatazioni: la prima invero allude agli atti propriamente umani e perciò rappresenta la libertà come un bene comune a noi tutti; la seconda preconizza un diritto in progressiva caduta con l’evoluzione dei tempi. Una realtà quest’ultima che, ahinoi, ci viene decisamente confermata dal recente rapporto dell’Human Freedom Index 2021 co-pubblicato dagli istituti di ricerca Cato e Fraser nonché della recentissima invasione dell´Ucraina.
Ora, però, che sia oltremodo cambiato il valore della libertà da quando lo descrisse Dante ad oggi è fuori discussione. Per Dante la libertà di Catone è un bene così prezioso da valere il supremo sacrificio, la vita. Oggi, invece, è raro trovare un cristiano che, con spirito hoferiano, si immolerebbe per la libertà. Onore e gloria ai kievani e a tutti gli ucraini che, mentre scriviamo, offrono la loro vita alla patria combattendo eroicamente per mantenere la libertà, ma ai nostri giorni essi rappresentano l’aurea eccezione che conferma la regola! Viviamo infatti tra esseri spersonalizzati, senza ideali, rassegnati al loro vile destino; un destino architettato dai Signori del Mondo, del Nuovo Ordine Mondiale. Quel nucleo pulsante che opera dietro le quinte del nostro Pianeta e ai più sconosciuto. Ma ciò che peggiora il quadro della situazione è proprio il malinconico spirito di rassegnazione dei popoli, schiavizzati, impecoriti e oramai stretti nella morsa tra salari e costi, rispettivamente da terzo e primo mondo. Non c’è ombra di reazione, di riscatto! Per dirla con Kafka: «Si temono la libertà e la responsabilità e quindi si preferisce soffocare dietro le sbarre che ci si è costruiti da sé».
È ben vero che le cause che limitano la libertà nel mondo sono notoriamente varie e naturalmente mutano a seconda delle circostanze, dei luoghi e dei tempi, ma pare consono alla nostra odierna analisi prendere in esame tra le tante una: la pandemia da COVID-19 nel mondo globalizzato. Essa ha profondamente sconquassato il nostro modo di vivere, incidendo sui diritti e sulle libertà umane fondamentali. Tra l’altro, il fenomeno pandemico in Italia ha accentuato la sfiducia di buona parte della popolazione nei confronti della sanità pubblica e, in particolare, del sapere medico nonché delle Istituzioni dello Stato. Trattasi di una diffidenza già latente, ma sfociata appieno a causa della improvvida e confusionaria gestione del morbo pandemico in un mondo ‘appiattito’ e sempre più interessato al guadagno anziché al bene comune.
Dicevamo diffidenza latente perché da una parte la nostra classe politica negli ultimi lustri e fino a pochi giorni fa, e qui ci riferiamo alla settimana quirinalizia, ha dimostrato appieno la propria inefficienza e inconcludenza, dall’altra la Sanità, dopo aver depauperato le proprie strutture per decenni, al sopraggiungere della pandemia ha fatto un tragico flop.
Dunque, ecco che sanità e politica quando meno te lo aspetti cadono in ginocchio. Ma per davvero ci si poteva aspettare qualcos’altro? Sinceramente no, ma è pur certo che non ci saremmo mai sognati di subire così tante restrizioni e di sopportare disagi di ogni specie a causa dell’altrui negligenza e impreparazione.
Libertà vigilata
Calamandrei ebbe a dire: «La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.». E noi, difatti, ci siamo resi conto che durante la pandemia, aria e libertà ci venivano a mancare progressivamente, di giorno in giorno, e sempre di più.
Ed è così che da oltre due anni prende forma e potere una sorta di dittatura securitaria, fondata su uno stato d’emergenza reale o mal raccontato nonché su strutture obsolete e carenti, mettendo in atto innumerevoli misure autoritarie di dubbia costituzionalità, limitatrici delle nostre libertà, inammissibili in tempi normali e non ricorrenti prima d’ora nella storia repubblicana. Occorre ricordare a tal proposito che, con la motivazione della pandemia, ci è stato vietato di tutto: circolare liberamente; riunirci; partecipare alle funzioni religiose; insegnare; produrre; istruirci; ed esercitare il libero arbitrio senza l’intervento di alcun elemento coercitivo.
Ma chi risponde di tutto ciò?
«Chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo». Così recita l´art.438 C.P., ma a quanto pare chi ha cagionato l’epidemia (secondo la più autorevole e predominante corrente scientifica il nuovo Coronavirus SARS-CoV-2 è di origine artificiale) l’ha fatta franca, e qui c’entra la ragion di stato che predomina sul complesso problema dei rapporti internazionali fra politica e morale, mentre chi ha subito le conseguenze ne paga il fio. Si lascia ogni considerazione al buon intenditore …!
In questa sede, inoltre, non discetteremo sul quid iuris con relazione ai molteplici diritti violati nel periodo pandemico: per molti casi è stata già investita la magistratura competente e tra le prime sentenze emesse il presupposto è che «l’ordinamento costituzionale italiano non contempla né lo stato di eccezione, né lo stato di emergenza al di fuori dello stato di guerra» e «la situazione causata dal Covid non è giuridicamente assimilabile allo stato di guerra». In ogni caso, ci vorremmo augurare che perlomeno saranno prese le dovute iniziative per analizzare e trarre insegnamenti dall’immane tragedia umana della pandemia. Di infezioni virali, purtroppo, ce ne saranno in futuro delle altre e pretendiamo che si sia preparati ad affrontarle adeguatamente perché non consentiremmo davvero di mettere in gioco, ancora una volta, la nostra libertà!
Evviva dunque la libertà: a fine marzo, ci avvisano, finirà lo stato d’emergenza! Ma si ritornerà davvero alla normalità per come sta succedendo nel resto dell´ Europa o sarà tutta una manfrina della dittatura sanitaria atta a turlupinare ulteriormente i frastornati sudditi? Speriamo di poter celebrare il tanto atteso Freedom Day, in caso contrario saremmo portati a rivedere sotto una lente più benevola il fenomeno del negazionismo e dello scetticismo, secondo cui saremmo vittime di un nuovo progetto di ingegneria politico-sociale; della nascita di un nuovo partito: il Popolo della Libertà … vigilata. D’altronde non a caso la profezia di Freud si avvera e a forte effetto ‘Pigmalione’!
Responsabilità
Ma alla fin fine ci si chiede, superata la pandemia, nell’attuale società globalizzata, con il suo carico di egoismo, indifferenza e arrivismo esasperati, ci sarà una via d’uscita dalle ‘sbarre’ kafkiane? Bene, sì: la responsabilità ci potrebbe portare alla riconquista delle perdute libertà. La mancanza di questo precetto morale, che in senso lato rappresenta il fatto, la condizione e la situazione di rispondere delle proprie azioni è, per sommi capi, la causa prima dello stato comatoso della nostra società. Nel nostro miserando consorzio umano manca la responsabilità dove che voi guardiate: nell´ambito della famiglia; nell´ambito giudiziario; nell´ambito della medicina; e, dulcis in fundo,nell´ambito dell’amministrazione della res publica.
«Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.» Martin Luther King. Dunque, perché non darci una mossa e uscire dal torpore per recuperare i nostri diritti, la nostra libertà? Se può essere d’aiuto parafrasiamo un concetto del mai dimenticato Paolo Borsellino: «La lotta al globalismo, alla malapolitica e al malcostume dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità».
Allo stato, riteniamo dunque che se vorremo riscattarci dall’asservimento ci rimarrà il solo compito di come dare il ben servito a coloro che ci hanno ridotti così come siamo e che morirebbero non di certo per la libertà, ma per non mollare la loro poltrona. Animo! si approssimano le elezioni: esse non saranno chiaramente il toccasana, ma bisogna pur provare incominciando con un voto shock!
E perché ciò si avveri, al momento giusto e per non tornare alle solite, è bene ricordarsi che stavolta al paziente (Italia) non basterà una semplice emodialisi, ma occorrerà che gli sia praticata una trasfusione eterologa affinché venga infine risolta l´oramai cronica situazione patologica (mancanza di veri leader), che ha contribuito alla perdita della sana governabilità!
*direttore La Gazzetta italo brasiliana – http://rivistalagazzettaonline.info/
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