Patologie del Sangue e della Vista allo Specchio. Ai Lunedì torinesi per la prevenzione

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

Prof. U. Vitolo

Continuano le interessanti conferenze settimanali sulla prevenzione. Lunedì 24 ottobre relatori il prof. Umberto Vitolo, illustre ematologo per anni all’ospedale Molinette di Torino e successivamente consulente di Ematologia presso Candiolo Center-Institute Fondazione Piemontese per l’Oncologia IRCCS, che ha trattato Come e cosa fare quando il sangue si ammala. A seguire, l’oftalmologo e medico legale David Ciacci e l’ortottista Francesca Jonsson, che hanno trattato Nuovi accertamenti diagnostici nella prevenzione oculistica. Dopo aver spiegato le funzione del sangue (o tessuto ematico) il prof. Vitolo ha spiegato il concetto di anemia, precisando che non è una malattia del sangue in quanto per anemia si intende la riduzione della quantità di emoglobina, ossia la proteina contenente ferro che si trova nei globuli rossi (RBC) e che conferisce alle cellule il caratteristico colore rosso. «Ci sono tuttavia – ha precisato – molte cause di anemia, come ad esempio si perde questa proteina in caso di una emorragia che si può verificare in diverse parti dell’organismo; oppure non è prodotta (o scarsamente) dal midollo osseo per diverse cause; od ancora, vengono distrutti i globuli rossi condizione che determina la cosiddetta anemia emolitica. Si possono inoltre verificare  anemia acuta o cronica, anemia con globuli rossi piccoli o grandi e, a seconda della dimensione di questi, si possono comprendere le possibili cause». I sintomi di un’anemia sono vari: lievi, acuti o gravi, e si possono manifestare  con colorito pallido della cute, sensazione di fresso, mancanza di fiato, ma soprattutto affaticamento, vertigini, difficoltà alla concentrazione. Fra le ulteriori cause di anemia vi è quella di carattere infiammatorio o da infezioni croniche, infezioni acute, neoplasie, diabete, scompenso cardiaco. «La terapia – ha spiegato il cattedratico – è volta a ricercare e correggere la causa scatenante. E per quanto riguarda l’anemia per carenza di ferro (o anemia sideropenica) questa si manifesta con distrofia e fissurazioni ungueali, perdita di capelli, glossite (infiammazione della lingua), tachicardia. Le cause sono riconducibili a gravidanza ed età infantile, dieta non corretta, sanguinamenti gastro-intestinali, aumento delle perdite ginecologiche (ipermenorrea), ridotto assorbimento intestinale (celiachia)». Ma quali le terapie? Il relatore ha ricordato quanto sia importante l’assunzione di ferro per via orale, vitamina C, un adeguato apporto con a dieta soprattutto contenente carne e legumi, mentre the e caffè riducono l’assorbimento di ferro. Ma l’anemia può essere anche carenza di vitamina B12 (carne, pesce, uova, latte e derivati). È quindi utile il controllo periodico dell’emocromo, assumere una dieta varia ed equilibrata; in taluni casi (specie donne in gravidanza e bambini) sono indicati supporti vitaminici. Ma il sangue contiene anche i globuli bianchi (cellule presenti appunto nel sangue che fanno parte del sistema immunitario e cui è demandato il compito di difendere l’organismo dall’attacco portato da microrganismi patogeni o da corpi estranei che penetrano nell’organismo attraverso la cute o le mucose, ndr), la cui eventuale riduzione (leucopenia) avviene in caso di infezioni virali acute, per alcune forme di anemia, abuso di alcool e fumo, Aids; per contro, aumentano (leucocitosi) in caso di infezioni batteriche acute, infiammazione cronica, fumo, forte stress, etc. Ma nella maggior parte dei casi, questa condizione è semplicemente il sintomo di una fisiologica e benigna risposta immunitaria del nostro organismo. Il relatore ha ricordato alcune patologie ematiche come le leucemie, tumore delle cellule del sangue quale causa di un incremento anomalo della cellula staminale, ovvero cellula non specializzata, capace di differenziarsi specializzandosi in uno dei molti tipi di cellule diverse presenti nel nostro corpo.. Possono essere acute o croniche, e la cosiddetta leucemia acuta mieloide, è più frequente negli adulti, quella linfoide più frequente nei bambini. Ma quali i sintomi di una leucemia? «Solitamente – ha spiegato il prof. Vitolo – si nota la perdita di peso (calo ponderale), febbre, dolore alle articolazioni, ingrossamento della milza e/o del fegato, sudorazione notturna, facile sanguinamento e lividi, fatica e inappetenza. La terapia per le leucemie acute è indicata la chemioterapia con farmaci diversi, e terapia di supporto per via orale o per endovena finalizzata a combattere gli eventuali effetti collaterali, e ciò in regime di ricovero. In casi più “severi” è indicato il trapianto di midollo allogenico, ovvero la reinfusione di cellule staminali ematopoietiche di un donatore sano in un ricevente che è stato sottoposto a una chemioterapia e/o radioterapia di condizionamento ad alta intensità. La terapia per le leucemie croniche non è indicato il trapianto di midollo; mentre per quanto riguarda la leucemia linfatica cronica, neoplasia e tipica dell’anziano (età media 65 anni) può essere trattata con farmaci biologici, quindi a bersaglio molecolare». Il relatore ha poi fatto un cenno ai linfomi, patologie tumorali dei linfonodi. Nel corso di un’infezione virale o batterica i linfonodi aumentano di volume, causando adenopatie del collo, mal di gola o mal di denti. I sintomi si manifestano con calo ponderale, febbre, ingrossamento dei linfonodi, appunto, prurito senza una causa apparente. Tali patologie sono sensibili ai trattamenti con buone possibilità di cura. Nel concludere la sua relazione il prof. Vitolo ha pure citato il linfoma di hodgkin e non hodgkin, forme che possono essere aggressive o indolenti. «Il trattamento – ha precisato – è chemioterapico con associazione di più farmaci: anticorpi monoclonali in grado di aggredire le cellule interessate, risparmiando quelle sane, oppure con l’applicazione della radioterapia».

Dott. D. Ciacci

Si dice che il 70% dell’apprendimento lo si ha grazie alla vista… In questo ambito molte sono le patologie soprattutto in questo periodo di pandemia., e molto incide lo stile di vita l’alimentazione compresa e l’inquinamento. «Le principali di queste – hanno spiegato i dott. Ciacci e Jonsson – sono il glaucoma e la maculopatia. Con l’evoluzione e i vari cambiamenti nel nostro contesto esistenziale, non è più sufficiente la “semplice” vista oculistica di routine, ma è necessaria una visita “avanzata” con apposite strumentazioni che consentono esami approfonditi rapidi e non invasivi». La maculopatia colpisce circa il 2% della popolazione, il glaucoma il 2% degli over 40 e oltre il 10% degli over 70. «Il glaucoma – hanno precisato – si manifesta in modo subdolo e colpisce il nervo ottivo tanto da portare a cecità con perdita graduale della vista. Il 5,3% della popolazione sopra i 50 anni è affetta da maculopatia, in quanto si deteriorano le cellule della retina nella parte centrale sino alla perdita progressiva della vista». Ma sono diverse le patologie di più organi che hanno conseguenze di rette o indirette sull’occhio, e che possono compromettere la vista come il diabete, l’ipertensione, patologie reumatiche e neurologiche. Alcune di queste  vengono trattate  con farmaci potenzialmente tossici per l’occhio, pertanto necessitano ulteriori e più appropriati trattamenti. Ma in sostanza chi è il paziente oculistico? «Bambini in età scolare dai 3 ai a anni e sino alla pubertà – hanno precisato i relatori –, i cui obiettivi sono escludere anomalie anatomiche e funzionali, come pure difetti visivi e se presenti necessitano un trattamento precoce; è però fondamentale, a scopo preventivo, una prima visita oculistica ed eventuale valutazione ortottica. Da rilevare che gli occhi sono sottoposti ad uno stress continuo in quanto sollecitati con la lettura su fonte cartacea o videoterminale (PC, tablet, cellulare, etc.). Nei soggetti over 50 è un periodo anagrafico in cui possono comparire le patologie ed è quindi utile una visita preventiva; altrettanto anche per gli over 70». I relatori hanno ribadito che la maggior parte delle patologie oculistiche sono insidiose e asintomatiche, e se vi è familiarità è opportuno sottoporsi ad esami di controllo ogni due-tre anni. Generalmente al paziente viene misurata la pressione endoculare e della vita, valutazione annessi oculari, del segmento anteriore e del fundus oculare; inoltre viene sottoposto a specifici esami diagnostici come la tomografia a carenza ottica per lo studio e l’analisi degli strati della retina, ecografia retinica e bulbare per l’analisi della retina periferica, valutazione del campo visivo che consente di studiare la sensibilità luminosa retinica, esami elettro funzionali per lo studio della funzionalità delle diverse strutture  retiniche e delle vie ottiche primarie e secondarie, la topografia  corneale e la conta delle cellule endoteliali. Non meno importante la valutazione ortottica e il test di Hess per lo studio della visione binoculare, ciò per escludere la presenza di anomalie come strabismi e diplopia. Per la terapia vi sono il trattamento chirurgico, para chirurgico e farmacologico. Ma in sintesi cosa si intende per prevenzione? «La prevenzione oculistica primaria e secondaria – hanno concluso i relatori -, la prescrizione delle lenti, ecografie e altri esami strumentali; per il cosiddetto “occhio secco” sono indicati esami specifici e terapie individuali; in caso di malattie sistemiche è necessaria l’identificazione degli effetti secondari sulla vista come l’ipertensione, il diabete, le malattie immunitarie e reumatologiche».

Foto a cura di Giovanni Bresciani

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