OGNI LOTTERIA È UN “DISTANZIAMENTO” TRA POVERI…
Anche quest’anno il monte premi della Lotteria Italia equivaleva a due Finanziarie, che avrebbe risanato una sia pur minima parte della crisi.
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
C’è chi si arricchisce in poco tempo e senza sforzo e chi, invece, si impoverisce sempre di più. Mi riferisco agli aficionados alle Lotterie, un vezzo popolare anche italiano, se si prende esempio della classica Lotteria Italia che in origine era nota come Lotteria di Capodanno, e i cui inizi risalgono intorno agli anni ’30; in seguito storicamente abbinata alle trasmissioni televisive della Rai, la prima delle quali fu Canzonissima 1957/1958. Tralasciando alcune tappe della sua evoluzione, quella relativa a quest’anno i premi distribuiti dalla Lotteria Italia sono stati in totale 195 (30 in più della passata edizione) per un totale di 16 milioni e 211 mila euro (l’equivalente di circa due Finanziarie); cifra che di questi tempi potremmo definire da capogiro, ma nello stesso tempo uno schiaffo alla povertà (non giocante e non vincente). Nell’ipotesi che tra i vincitori qualcuno potrà dedicare una parte della vincita a qualche opera di bene, rimane sempre quel divario tra chi si è arricchito e chi è destinato alla povertà. Personalmente trovo “indelicato” tali plateali iniziative che, sia pur indirettamente, creano e mantengono quel divario sociale tanto umiliante quanto propulsore di diseguaglianza. Eppure, chi ha dato corso ad una iniziativa del genere che, per il vero, non è solo una realtà italiana, ha il suo tornaconto. Ente pubblico o privato che sia. Insomma, ogni proposta offerta al pubblico implica inevitabilmente il denaro, mezzo necessario per vivere ma nello stesso tempo potente mezzo di disgregazione sociale… a dir poco! Certamente non dico nulla di nuovo, ma sarebbe il caso di riflettere un po’ di più sulle conseguenze che comporta il vivere con apprensione sperando in una vincita particolarmente generosa, il cui esito finale è corredato da un sorriso a trentadue denti o da una espressione di grande delusione se non di sconforto, e magari altro ancora. Inseguire il denaro in modo spasmodico è come ambire ad una preda possibilmente senza contendenti. Popolarmente, quando è la materia a determinare ogni nostro bisogno quotidiano, si cita la frase: “Il Dio denaro”, come a voler simboleggiare la potenza di questo mezzo, un tempo preceduto dal baratto di merci e beni; ed è implicito che tale potenza condiziona sempre di più il rapporto fra le persone sino a avvalorarne il commercio delle stesse senza alcun ritegno (oltre a sconfinare anche nella illegalità).
Si prenda ad esempio lo sport in cui vige il “fatidico” calcio-mercato, ovvero la compra-vendita dei super protagonisti del pallone come il notissimo Cristiano Ronaldo (detto CR7), che pare abbia accumulato un introito giornaliero di 270 mila euro. Anche questo è un ulteriore schiaffo alla povertà e, paradossalmente, non servirebbe un granché se l’interessato dovesse elargire una parte del suo introito in beneficenza. A mio avviso ciò che più conta, inizialmente, è il fatto in sé, ossia ambire e detenere il mezzo denaro oltre una certa misura, ed ancor peggio se ostentare tale possedimento. Purtroppo la povertà non verrà mai meno nella stirpe umana, come non verrà mai meno la ricchezza, proprio perché l’una esiste in funzione dell’altra, e viceversa. Ma tornando alla Lotteria Italia, personalmente non vorrei essere nei panni di chi ha vinto, e lo dico senza ipocrisia in quanto non sono venale: mi guadagno da vivere con quello che ricevo, continuo a costruirmi una vita con quello che riesco a dare al mio prossimo! Quindi, nulla di personale ai super arricchiti di turno, ai quali mi sentirei però di rammentare che il denaro, per quanto necessario, non è privo di quella frivolezza che, di fronte alle malattie e alla morte, si dissolve a volte in un attimo come neve al sole.