L’ECCESSIVA OSTENTAZIONE DELLA DIPARTITA UMANA
Sarebbe saggio e più coinvolgente accompagnare una salma con meno clamore: è il mesto silenzio forse più gradito all’anima e a Dio.
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Gran sconforto e desolazione che noi tutti si prova ogni volta che viene a mancare un essere umano, specie se a noi caro (ed ancor più se a seguito di particolari circostanze…). Questo rientra nella normalità del comportamento umano anche se la morte (che in gran parte si tende a non commentare quando si conduce una vita agiata e spensierata), è l’unico evento ineluttabile dell’esistenza umana e animale. Ma purtroppo anche in queste circostanze il comportamento di taluni non è sempre razionale, e mi riferisco in particolare all’eccessivo clamore e censo che si vuole dare alla dipartita di un personaggio soprattutto se famoso, ancor più se è stato un idolo delle folle. In questi ultimi tempi sono scomparsi noti personaggi dello sport, dello spettacolo e della cultura, ai quali (a chi più e a chi meno) a mio avviso è stato dato eccessivo risalto, ancorché evidenziato facendo parlare i loro colleghi e fan esprimendosi con frasi di mera circostanza e ancorché banali… Questi protagonisti hanno “tenuto banco” con la loro professionalità e magari anche carisma, e acquisito una certa notorietà grazie ai mass media e ai vari social sino farne diventare dei veri e propri idoli… e spesso anche osannati. Tra questi anche protagonisti del giornalismo tout court (un po’ meno quelli caduti in zone di guerra) il cui ruolo ed eventuali intese editoriali hanno certamente contribuito ad arricchire il loro conto in banca. Ma giunti al momento delle esequie, ecco che folle oceaniche di altrettanti vip, colleghi e non, si affacciano e si accalcano per sfiorare la bara del “de cuius” (inteso anche come colui che ha lasciato magari una cospicua eredità), esprimere atti di devozione, una breve e mormorata preghiera, ma un saluto “eccessivamente” plateale seguito da un fragoroso e prolungato applauso; per non parlare di qualche episodio di chiacchiericcio, pettegolezzo o altro. Ebbene, questo ostentare facendo emergere ulteriormente (post mortem) l’importanza di questo o quel personaggio, quasi a volerlo far resuscitare, trovo che sia fuori luogo sia perché è poco razionale e sia perché tende ad “eludere” la dipartita, dopo una vita di stenti, dell’anonimo clochard, sovente sui marciapiedi di una qualunque via cittadina o nei pressi di una stazione ferroviaria. Giacché siamo tutti figli dello stesso Dio, alla dipartita di ognuno si dovrebbe dare lo stesso risalto, ancor meglio se contenuto e sommesso: morire in silenzio e lontani dai clamori (che spesso rasentano esibizionismo e ipocrisia) acquisisce un valore più intimo e spirituale e maggiormente apprezzato da chi di dovere… Nulla di personale, ovviamente, in merito alla figura del giornalista Maurizio Costanzo, recentemente scomparso, e ad altri personaggi particolarmente noti al grande pubblico, ma si convenga che tributare ad essi una maggior compostezza nel senso di meno clamore e più contenimento nell’esternare quel saluto che gli interessati non potranno mai udire, è atto di eguale rispetto e considerazione che il Padre Eterno meglio preferirebbe per accoglierli quali “inquilini” dell’Eden, infinita oasi di pace e perenne serenità.
Una precisazione. Non me ne vogliano gli atei e gli agnostici che rispetto a priori, ma nello stesso tempo invito a riflettere sul fatto che il prossimo che prematuramente ci lascia, incupisce il nostro cuore ma lo appaga per aver saputo considerare la dipartita dei propri simili se in egual misura rifuggendo da ogni clamore mediatico. Sfogliando alcune pagine biografiche sulla morte (1965) del noto Nobel per la Pace Albert Schweitzer (1875-1965), rammento che le sue spoglie furono seguite dagli abitanti del Gabon in un mesto e ordinato silenzio, poche lacrime e tanta riconoscenza che traspariva da ogni spontanea espressione. E, per dirla fino in fondo, sostengo da sempre che amare il mondo non è una gran fatica: il difficile a volte è amare il povero diavolo della porta accanto.