L’ESCALATION DEI FALSI INVALIDI IN ITALIA

Un fenomeno che dire vergognoso è ancora poco, per il cui superamento sarebbe utile una “star force” di persone particolarmente integerrime e quindi scevre di ogni compromesso

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e divulgatore d tematiche sociali)

Anche se certi fenomeni di malcostume sociale si danno ormai per “scontati”, quello relativo ai falsi invalidi nel nostro Paese è una cariatide dura da estirpare. È di questi giorni, infatti, un aggiornamento di cronaca giornalistica che ha evidenziato alcuni casi, dai seguenti titoli: “Aveva la pensione da quando aveva 30 anni ma stava benissimo: condannato falso invalido”, “Finge disturbi mentali da 38 anni per ottenere la pensione: sequestri da oltre 205 mila euro”, “Cieco ma andava un bici e aveva pure la patente. Falso invalido finisce a processo per truffa”. Riassumendo, solo nel 2019 ci sono stati 3.844 illeciti relativi ai falsi invalidi, ed è stato calcolato che tra il 2020 e il 2021 le frodi relative alla spesa previdenziale sono costate ai contribuenti 48 milioni di euro. Ma al di là del danno economico all’Erario e alla collettività, tutti questi protagonisti senza scrupoli (presunti invalidi e Commissioni mediche probabilmente compiacenti) non si sono fatti scrupoli anche del dramma della pandemia, ma ciò che più fa pensare e preoccupa (oltre agli eventuali medici compiacenti e quindi correi) è come sia possibile che nella maggior parte dei casi (per non dire tutti) non ci si accorga, ad esempio, di una finta cecità o di un discutibile disturbo psichico, piuttosto che di una falsa claudicanza. Per contro, i casi di veri invalidi che debbono essere sottoposti alla prima visita di accertamento od a successive di controllo, vengono convocati in sede di Commissione (Asl/Inps) anche se con gravi (reali) problemi di deambulazione, mentre per questi si dovrebbe predisporre la visita domiciliare; oltre al fatto che molte Commissioni generalmente invitano l’accompagnatore dell’invalido ad attendere fuori dall’ambulatorio. A questo riguardo preciso ancora una volta che l’invalido ha diritto ad essere “assistito” durante la visita da persona di sua fiducia, e non c’è nessuna legge che dà diritto alle Commissioni di “estromettere”… il non gradito ospite, parente od estraneo che sia. I casi che ogni tanto sento lamentare a questo proposito affermano di avere timore riverenziale, di sudditanza se non anche di futura ritorsione da parte del collegio medici preposti; ma questo è un mito da sfatare anche se, purtroppo, sono ancora molte le persone affette da particolare soggezione… e quindi incapaci di imporsi per i loro diritti. Poiché anch’io sono un reale invalido, peraltro fin troppo evidente, conosco bene questo “sistema vessatorio” che in talune realtà si verifica, ed ho preso coscienza che il medesimo rientra in quel classico dispotismo afferente alla ancestrale burocrazia, peraltro molto presente nel sud del Paese. Personalmente, pur non essendo incorso in questo fenomeno prettamente italiano, sin dall’inizio (ero ancora minorenne) ho saputo impormi laddove ho incontrato Commissioni poco dedite al rapporto umano, affette da una certa freddezza che lasciava trasparire il palese concetto: «Siamo noi ad accertare, e siete voi ad avere bisogno di noi». Se questo non è dispotismo che cos’è? Nonostante la mia giovane età di allora non mi sono mai scomposto, anzi, ho saputo precisare che le mie esigenze fisiche erano di un certo tipo (documenti clinici ospedalieri aggiornati, oltre alla evidenza delle mie condizioni). Ma questo sistema non riguarda solo le Commissioni medico-legali, ma anche quando si ha bisogno di interloquire con medici fiscali di una Azienda sanitaria territoriale, in quanto il cittadino-paziente viene invitato alla visita e/o colloquio preferibilmente da solo… Quando mi è stato chiesto (come libero cittadino) in alcuni casi mi sono reso disponibile ad accompagnare gli interessati, presenziando al colloquio con il medico-burocrate, ovviamente con il consenso dell’interessato, e debbo dire che non ci sono state ripercussioni di sorta nei loro confronti.

Per arginare il fenomeno dei falsi invalidi, a mio avviso sarebbe bene che i veri invalidi si facessero sempre accompagnare da chi di loro fiducia (purché minimamente competenti); mentre laddove si sospetta il malaffare fra “le parti”, è bene che le Istituzioni preposte predispongano figure di controllo altamente integerrime…, una sorta di “templari” in versione moderna, sia pur qualificate al minimo: del resto non credo che sia necessaria una laurea per distinguere un falso cieco o un malato di mente inventato di sana  pianta. Mi si accusi pure di presunzione (che tale non è), ma intanto sinora mi sono sempre prodigato per la tutela del debole, e non mi sono mai reso disponibile per gli invalidi immaginari… e, in tema di handicap e sanità, in questi anni credo di avere capito ed imparato qualcosa di più di quei volontari che non sono in grado di assistere i loro associati. Ora, se questo malcostume sempre più dilagante non trova alcun freno, è il caso dire ancora una volta, che la Carta Costituzionale continua a perdere valore e credibilità, alla quale può sopravvivere soltanto chi è onesto e determinato, e chi è in grado di autodifendersi dalle ingiustizie e dalle eterne assurdità che compongono la burocrazia.

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