PIÙ ATTENZIONE PER I TUMORI RARI
L’esempio e la testimonianza della giovane Sofia Sacchitelli, recentemente scomparsa a causa di un angiosarcoma cardiaco. La sua eredità: uno stimolo per la Cura e la Ricerca.
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e biografo)
Non sono certo pochi i drammi umani, come le moltissime malattie che colpiscono da sempre e ogni giorno l’essere umano. E sin qui non ci si può stupire, ma quando esse sono rare o rarissime, lo sconforto è certamente maggiore e chiunque ne venga colpito (se non è uno stoico) gli viene da chiedersi: «Perché proprio a me?» È un’espressione spontanea, naturale e a dir poco comprensibile ma purtroppo senza risposta, tant’è che spesso subentrano inevitabilmente lo sconforto, lo smarrimento e la paura, lasciando poco spazio a qualsivoglia altro pensiero se non quello di aggrapparsi alla vita… sino all’ultimo. Più raramente si “insinua” quella forza d’animo come accettazione dettata dalla razionalità che è la consapevolezza di un destino “segnato”, come quello che ha colpito la 23enne genovese Sofia Sacchitelli (nella foto), scomparsa il mese scorso a causa di un angiosarcoma cardiaco, un tumore particolarmente raro in quanto colpisce circa 2-3 persone ogni anno per milione di abitanti. La consapevolezza, se si vuole considerare questo termine, consiste nel fatto che la Sacchitelli era studentessa alla Facoltà genovese di Medicina e Chirurgia al 5° anno di Corso, a due passi dal traguardo, con risultati eccellenti, e che non facevano presagire questo “ostacolo” sino al 2022 quando le è stata diagnosticata la patologia. A novembre dello stesso anno l’inevitabile peggioramento, difficile da accettare e da pronunciare il termine stesso della patologia nonostante la sua filosofia che le faceva sostenere: «Le tragedie nella vita sono altre». Inevitabile il percorso terapeutico ad “interrompere” brevi momenti di vita quotidiana, sia per la sua stessa stabilità mentale che per il bene della sua famiglia: i genitori, la sorella Ilaria e il fidanzato Nicolò, oltre ad una schiera di amici e compagni di Corso universitario. A questo riguardo ha scritto per i vari social: «La malattia mi ha permesso di provare sensazioni mai conosciute prima, non solo negative; di scoprire la personalità e la profonda sensibilità di alcuni, a differenza di altri che invece si sono tirati indietro, non sapendo come affrontare la situazione, ma che comunque non condanno». La giovane e solare Sofia ha sempre amato la vita, riuscendo a concretizzare i suoi progetti: diventare medico, anzitutto, formare una famiglia e condividere parte della sua vita con le persone a lei più care; seguire lo sport, viaggiare e dedicarsi ai genitori una volta divenuti anziani.
Ma la sua angoscia-tormento che più l’assillava, come ha dichiarato ai social, era il fatto che avrebbe lasciato i genitori senza la sua “creatura”, senza la sorella minore e un ragazzo senza l’amore della sua vita. Tutto ciò non le dava pace. Ma un vero e proprio desiderio lo aveva in serbo: contribuire alla ricerca ampliando le conoscenze di una malattia assai rara come l’angiosarcoma cardiaco, attivando una raccolta fondi a partire con il mettere a disposizione i suoi stessi risparmi di studentessa-lavoratrice: tale raccolta è finalizzata, appunto, a studi e ricerca sugli angiosarcomi realizzati da parte dell’Italian Sarcoma Group, e permettere così una cura e una qualità di vita migliori nei pazienti affetti da questa patologia. Per il suo impegno, il grande altruismo e la lucidità con cui spiegava la sua malattia, l’Università di Genova a inizio marzo aveva deciso di conferire a Sofia, per la prima volta nella storia dell’Ateneo, la medaglia d’oro al merito. Un riconoscimento che ha fatto onore a lei, alla sua famiglia, all’Ateneo e alla collettività; il cui valore aggiunto è richiamo per tutti coloro che intendono dedicarsi alla Medicina e in particolare alla Ricerca.
SCHEDA
L’angiosarcoma cardiaco è una rara forma di tumore che origina dal tessuto che riveste le pareti dei vasi sanguigni e vasi linfatici. La localizzazione cardiaca risulta ancora più rara come in generale vale per le neoplasie cardiache primitive. È un tumore che colpisce più frequentemente l’atrio destro formando una fitta rete di canali vascolari. Dal punto di vista epidemiologico l’incidenza colpisce circa 2-3 persone per milione di abitanti, soprattutto pazienti di età inferiore ai 65 anni. I sintomi all’esordio, aspecifici e frequenti, sono: dispnea, dimagramento, affaticamento, dolore; quelli cardiologici più tardivi sono: aritmia, insufficienza cardiaca, versamento pericardico, stenosi valvolare. La diagnosi precoce è purtroppo poco frequente, tuttavia, l’ecocardiografia è diventata il cardine della diagnosi e, insieme alla biopsia (analisi istologica), rappresenta gli step fondamentali per riconoscere e caratterizzare il tumore. Per quanto riguarda l’ecocardiografia essa comporta la visita cardiologica, base imprescindibile per la diagnosi e la cura di un problema cardiologico, fondamentale per la diagnosi e la cura delle principali patologie cardiache; presso gli ambulatori di Cardiologia afferiscono pazienti senza patologia conosciuta, ma che necessitano del parere del cardiologo per sintomi quali dolore toracico, affanno, svenimento e astenia. In questi ultimi anni è stato possibile introdurre nuove valutazioni circa il funzionamento cardiaco, in particolare si valutano la deformazione del tessuto cardiaco e la sua velocità. Tali informazioni consentono di diagnosticare con estrema precocità alterazioni che con le metodiche classiche si evidenziano dopo molto tempo, e permettono di monitorare anomalie con estrema efficacia e precisione.