LA DESOLAZIONE DEL COMPORTAMENTO UMANO, IERI E OGGI

C’è la necessità di analizzare il passato storico delle popolazioni, ma anche quella di invocare una revisione dei comportamenti rammentando esempi di vita vissuta dedicata alla convivenza civile.

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore delle tematiche sociali)

Leggere pagine e pagine di storia, su cartaceo e filmati, in cui si descrivono anni se non secoli di soprusi perpetrati dagli esseri umani nei confronti dei loro simili, non solo si viene a conoscenza delle più assurde aberrazioni umane, ma anche di quanto poco o nulla le successive generazioni abbiano imparato come lezione di vita, volta al rispetto reciproco. In questi ultimi decenni, ad esempio, in molte occasioni si rievoca un po’ ovunque il triste periodo del secondo conflitto mondiale, in particolare le numerose pagine dell’Olocausto. La piattaforma you tube e le infinite pubblicazioni e mostre espositive, sono la testimonianza più tangibile che nessun negazionista può negare e, se lo fa,  indubbiamente è come se, paradossalmente, negasse la propria esistenza. Quello che fa male all’animo umano sono certamente i moltissimi casi di atrocità e sterminio di molte popolazioni, popolo ebreo in primis; ma il fatto che non si riesca ad instaurare un semplice rapporto umano tra estranei e famigliari, a tutt’oggi, spesso per futili motivi, è una ragione in più per giudicare il genere umano collocandolo al di fuori di ogni logica razionale. So bene che questa constatazione a confronto dei passati precedenti storici di cui sopra può essere letta in modo anacronistico, ma se si attua il concetto della “proporzione” si può dedurre che le negatività dell’Essere sono medesime. Nel fare queste considerazioni non ho alcun titolo accademico in merito, ma non per questo sono da contestare perché sarebbe come negare l’evidenza della continua evoluzione dei popoli con tutti i loro  difetti…, pur considerando le debite eccezioni. Infatti, mi rattrista le assurde incomprensioni quotidiane per effetto delle quali viene sempre meno la garanzia di una convivenza civile, anche al solo fine di poter godere di certi diritti come il mantenimento della salute e il rispetto della dignità. La nostra attuale epoca si sta ri-avvicinando in gran parte a quelle precedenti, si veda ad esempio il continuo conflitto bellico tra Russia e Ucraina, per non parlare di altri conflitti in corso in diversi Paesi del mondo. È indubbio che tutto ciò rientra in qualche modo nella Genesi, ma è anche logico pensare che con l’evoluzione dei tempi e di ogni mezzo di comunicazione, molti esseri umani non sono in grado e sovente non vogliono sfruttare al meglio (avendone le potenzialità) le proprie facoltà mentali che, se non intaccate da particolari problemi patologici, costituiscono un normale sviluppo relazionale e di comportamento. Bisogna però considerare che l’evoluzione della specie è stata ed è caratterizzata da formazioni religiose e culturali, aspetto non da poco in quanto determinano il comportamento tra le popolazioni stesse e quindi il modo di intendere l’sistenza terrena e la vita di relazione. Perciò è utopia pensare (e tanto meno sperare) ad una inversione del comportamento della società, volto ad una vita di convivenza più razionale e civile. Ma io credo che qualcosa si possa fare, sia pur minimamente, ad esempio non riproponendo continuamente le nefandezze compiute dall’uomo nel corso dei secoli, mettendo al bando ogni iniziativa che abbia per trama la violenza, a cominciare dai film e qualche spot pubblicitario di “veramente” dubbia moralità (con la pretesa di stigmatizzare certi tabù); mentre sarebbe utile rievocare di tanto in tanto gli episodi più significativi che hanno concorso ad azioni di bene e di crescita tra i popoli.

A questo riguardo mi sovviene quanto sosteneva Albert Einstein (1879-1955): «Il mondo è un posto pericoloso. Non per via delle persone che fanno del male, ma per via di quelle che si siedono a guardare quel che succede”. Rammento inoltre che da quando esiste l’umanità nessuno ha mai potuto scagliare la prima pietra per non aver mai peccato, e quindi palese è l’uomo imperfetto, ma non per questo non in grado di ravvedersi ogni volta gli “capiti” di sbagliare e, se in assenza di volontà, andrebbero ricercate ulteriori cause come ad esempio l’eccessiva ed incontrollata libertà individuale e collettiva, peraltro favorita da molte leggi e dal progresso in continua evoluzione. Se notevoli conquiste in questi secoli sono state fatte in molti Paesi del mondo, in altri permangono determinate ed incomprensibili (in quanto assurde) “restrizioni mentali”, tanto che molti soggetti (mi si perdoni se non uso la parola persone) sono affetti da problemi mentali in senso patologico, la cui conseguenza sono le sue irrazionali e lesive azioni nei confronti del prossimo. Su questa fascia di popolazione, che credo non sia esigua, sarebbe opportuno e quindi necessario, dedicare la massima importanza con azioni di ulteriore studio sia per prevenire azioni anomale che per il trattamento del loro manifestarsi. Ma chi sono io per dire tutto ciò? Credo che ormai una certa schiera di lettori mi abbia inteso e collocato tra coloro che, per buona ed altruistica volontà, osserva e analizza ciò che accade quotidianamente nella società, ma al tempo stesso offrendo modesti suggerimenti su come poter far fronte alle avversità. Anche questa è utopia o presunzione? Forse, ma in parte superabili se si avesse la volontà di agire partendo dal basso, ossia affrontando ogni volta le più semplici ed “innocue” divergenze quotidiane, diffondendo anche queste mie considerazioni che, se ben interpretate ed analizzate, potrebbero essere preludio ad un minimo inizio di positività esistenziale. E, naturalmente, lungi da me il voler atteggiarmi ad un ruolo accademico che non mi compete; mentre quello della obiettività e della conoscenza del diritto e del dovere è un abito che mi sta a pennello, avendo avuto come sarto il buon Dio!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *