SE IO FOSSI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA…

Caricatura di Ernesto Bodini

Da parte di un innocente idealista che sta perdendo fiducia nelle Istituzioni, con l’aggravante dell’inerzia generale tant’è che la convivenza è sempre più deleteria

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Premetto subito che non ho alcun titolo (a parte l’età), e men che meno l’ambizione, per concorrere a tale carica istituzionale. Tuttavia vorrei fare alcune ipotesi non per “sovvertire” il sistema, ma semplicemente per ipotizzare qualcosa di meglio per il bene comune. In un periodo come questo, sempre più intriso di inefficienze, malumori e misfatti d’ogni ordine e grado che ledono la persona e la sua dignità, sarebbe saggio e particolarmente utile avere una determinata volontà facendo leva più incisivamente sul proprio ruolo istituzionale… anche se la Costituzione non prevede alcuni di questi miei suggerimenti (per mia buona volontà propositiva), e quindi di fatto non proprio consoni.

Se fossi presidente della Repubblica: anzitutto darei una impronta di me stesso più trasparente, sia pur non priva di un democratico anticonformismo; estenderei una maggiore apertura con i cittadini rispondendo ogni volta ai loro quesiti, se non anche a qualche loro particolare esigenza; mi confronterei ogni giorno con i rappresentanti di Governo, invitandoli nel contempo a depennare dal loro curriculum il titolo di “onorevole” (da tempo obsoleto ed ingiustificato); mi confronterei pure con tutte le opposizioni al potere pretendendo un dialogo aperto e privo ipocrisia; mi accerterei che ogni membro del Parlamento in carica dimostri le reali competenze per il ruolo per cui è stato designato; sarei più incisivo sul lavoro della Magistratura; interverrei a mettere un po’ di ordine sulla “filosofia” del volontariato affinché sia solo di supporto e non sostitutivo negli ambiti delle istituzionali; solleciterei in modo deciso più responsabilità da parte di tutti gli operatori della Pubblica Amministrazione; proporrei una revisione dello svolgimento e delle selezioni in sede di concorsi pubblici e relativi esiti; mi attiverei il più possibile affinché ai malati gravi e ai disabili sia garantito il massimo conforto (rispetto dei diritti); solleciterei chi di dovere affinché il lavoro sia garantito a tutti, rivedendo nel contempo i criteri per stabilire i rispettivi salari; mi farei prodigo per facilitare dialogo e trasparenza tra cittadini e Istituzioni; presenziando ogni volta in pubblico e ovunque garantirei il mio personale e massimo interessamento; farei in modo che istruzione e cultura prevalgano su iniziative prettamente ludiche e dispersive; suggerirei ad ogni esponente politico di confrontarsi con colleghi di altre nazioni per acquisire suggerimenti pratici laddove se ne presentasse la necessità; farei in modo che chi raggiunge una certa formazione didattica e pratica nell’ambito del lavoro, non la esporti all’estero se non per motivi di confronto e scambio di esperienze; mi imporrei affinché il flusso migratorio sia gestito in modo più razionale in considerazione delle risorse e delle potenzialità del nostro Paese; mi attiverei affinché sia ridotta al minimo l’esistenza della povertà; farei introdurre nelle scuole secondarie di secondo grado alcune ore di insegnamento sulla storia della burocrazia in Italia e, ovviamente, come porsi per ridimensionarla; riconoscerei maggior potere a chi può garantire i servizi e i beni comuni per la collettività. Infine, ridurrei al minimo il riconoscimento delle onoreficienze… mettendo al bando il termine “eroe” (un Paese per crescere ha bisogno di esempi ma non di etichette). Va da sé che il mio ruolo, se per assurdo dovesse acquisire una certa valenza, deve essere sostenuto da una impronta filantropica, diversamente a mio avviso il Paese non si risolleverà mai, come del resto la “iper quotidianità” dei fatti sta dimostrando. Se avessi torto non saprei cos’altro ipotizzare, ma in ogni caso sono convinto che diversamente si voglia intendere questa figura istituzionale, il nostro Paese non sarà in grado di risalire la china anche perché chi più chiacchera meno fa. Quindi, come ripeto, non provocazione ma intenti di carattere umanitario (sia pur non privi di ingenuità), che rasentano in parte l’utopia ma per averne un riscontro, inizialmente concreto, basterebbe cominciare a provare ad ascoltarmi… Forse non sono il migliore in quello che faccio, ma ogni mio atto propositivo e di azione è fatto con il cuore!

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