Troppa Ambizione al potere è un veleno per sé e soprattutto per la Collettività
Sarebbe bene far tesoro della saggezza dei “veri” protagonisti della Storia, che hanno lottato con sacrificio e umiltà per una pace duratura…
di Ernesto Bodini (giornalista e biografo)
In qualunque circostanza della vita c’è chi fa millantato, chi delinque, chi pensa solo a sé stesso, chi va all’estero per fare il sovversivo, chi provocatoriamente lancia anatemi contro le fasce “deboli” come le persone disabili, affermando deliberatamente che andrebbero separate dal contesto sociale. L’elenco comprenderebbe altri esempi simili e peggiori, ma basti dire che tutti costoro, o parte di essi, hanno raggiunto una certa notorietà sino al punto di occupare posizioni di potere. Ecco che ci troviamo al centro di una Nazione ricca di storia ma molto impoverita di eticità, di uguaglianza e di giustizia. Questa breve premessa per richiamare per l’ennesima volta l’attenzione sul fatto che un Paese che dedica tempo e spazio ad onorare i propri idoli, e non certo alla cultura del diritto ma soprattutto del dovere, non può pretendere di avere un futuro migliore di qualche decennio fa. Inoltre, va ricordato, che uno degli ostacoli enormi da superare è proprio la burocrazia, e non è un caso se sinora mai nessuno ha pensato come agire per alienarla, o almeno ridimensionarla in tutti gli apparati della P.A.; evidentemente (come ripeto da tempo) se ciò avvenisse si “destabilizzerebbe” un sistema. Nel frattempo le persone oneste e rispettose delle Leggi dovrebbero pregare i propri Santi in Paradiso per non incappare nelle maglie della Giustizia, perché non di rado molti nostri connazionali stanno scontando una pena da innocenti… In Italia è facile essere disonesti ma lo è altrettanto essere onesti ma nello stesso tempo sospettati (e in parte creduti) di non esserlo. Ma il valore di una vita umana non solo è messo a repentaglio da questioni giuridiche discutibili, ma anche dalla non tutela in tema di salute, tant’è ogni giorno che passa molte persone rinunciano a curarsi, o attingono agli ultimi risparmi di una vita per avere questa o quella prestazione sanitaria che, manco a dirlo, a volte è “sinonimo” di salva-vita se ottenuta nei tempi necessari. Questo quadretto, sia pur espresso in estrema sintesi, merita la cornice del “disonore”, e non credo che sarebbe ben vista in Parlamento Europeo. Ma vorrei fare ancora una osservazione. Mentre il Pontefice invoca quasi quotidianamente la pace nel mondo con un rituale espressivo banale in quanto intriso di pietosa retorica, e a taluni nostri connazionali si riconosce un certo merito presidenziale per aver avuto un certo ruolo, o per aver compiuto una certa umanitaria azione, non si citano mai i protagonisti della pace come, ad esempio, don Carlo Gnocchi (1902-1956) e il dott. Albert Schweitzer (1875-1965). Quest’ultimo se fosse in vita, io credo che avrebbe scritto ai “responsabili” del conflitto europeo Vladimir Putin e Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, rivolgendo loro l’accorato appello di deporre le armi e porre fine a questa assurda guerra fratricida.
Con questo esempio, che da parte mia non è provocatorio ma dettato dalla convinzione, ritengo utile ricordare un fatto storico di rilevante importanza, del quale tutti i politici dovrebbero tenerne conto. A seguito dell’accordo di Mosca tra i governi dell’Unione Sovietica, Stati Uniti e Gran Bretagna del 25 luglio 1963, il dott. Schaweitzer un mese dopo (25 agosto 1963) indirizzò una lettera al presidente americano John Fitzgerald Kennedy (29 maggio 1917 – 22 novembre 1963), e una copia della stessa al segretario generale del partito comunista dell’Urss Nikita Chruščev (1894-1971) il cui testo (tratto dall’epistolario) diceva: «Le scrivo per congratularmi con Lei e ringraziarLa per la lungimiranza e il coraggio che ha avuto al fine di instaurare una politica per la pace mondiale. Un raggio di luce si riesce finalmente a vedere attraverso l’oscurità in cui l’umanità cerca il suo cammino, e questo raggio ci fa pensare che le tenebre svaniranno dinanzi alla luce. Il trattato conclusosi tra Est e Ovest, che vieta gli esperimenti nucleari nell’aria e sotto l’acqua, è uno dei più grandi avvenimenti della storia mondiale e ci fa sperare che la guerra nucleare tra Est e Ovest potrà essere evitata. Quando ho saputo dell’accordo di Mosca, ho pensato al mio amico Einstein (morto nel 1955) al quale mi aveva legato il comune impegno nel combattere l’armamento atomico. È morto a Princeton, senza speranze. Io, però, in virtù della Sua lungimiranza e del Suo coraggio mi trovo nella condizione di notare che il mondo ha compiuto il primo passo sul cammino della pace». Non meno significativa la corrispondenza inviata da Einstein il 2 agosto 1939 al presidente USA Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), destando la sua attenzione a considerare che l’elemento uranio poteva essere convertito in una nuova e importante fonte di energia nell’imminente futuro… Ma la sua preoccupazione andava oltre spiegando che, negli ultimi mesi di quell’anno, si era affacciata la probabilità di poter innescare una reazione nucleare a catena in una grande massa di uranio, tramite la quale potevano venire rilasciate notevoli quantità di potenza e di nuovi elementi simili al radio… Esempi di invocazione e azioni di pace riguardano anche altri protagonisti passati alla storia; ma finché li citiamo soltanto e non ne prendiamo esempio concreto, l’umanità sarà destinata ad impoverirsi… se non in parte ad estinguersi. E questo, contravvenendo a quel volere Divino che, seppur continui ad essere un mistero, non è una buona ragione per anticipare deliberatamente e atrocemente la morte degli Esseri umani. Quindi, chi ha il potere dell’ambita supremazia, non rinneghi la Storia perché in caso contrario sarà a sua volta giudicato, e probabilmente collocato in uno dei Gironi Danteschi.