Sulle scritte sui muri…
Non se sono poeti di strada, poeti di periferia, vandali o che altro. Ma tra migliaia di scritte oscene o politiche raramente si trova anche qualche scritta poetica sui muri. E poi che ne sappiamo di cosa resterà e di che cosa verrà tramandato ai posteri? E se invece di Pascoli, Carducci, Montale, Zanzotto, Luzi rimanessero in futuro le scritte di qualche muro decrepito? In fondo oggi cosa sapremmo degli albori dell’umanità senza i graffiti nelle grotte? Un tempo c’era la pittura murale e oggi c’è il graffitismo con i tag e le crew. L’importante è che non trasgrediscano l’art.639 del codice penale, imbrattando o deturpando cose altrui. A volte mi chiedo dove sono andati i grafomani che scrivevano sempre le lettere ai direttori di giornali, gli erotomani che scrivevano annunci osceni nei bagni degli autogrill e delle stazioni dei treni, etc etc. No. Queste persone non sono scomparse: esistono ancora, ma oggi sono tutte sul web, sfogano le loro pulsioni sui social, nei blog, nei siti di incontri, nelle chat, etc etc. Internet è diventato un immenso sfogatoio! Oggi ci sono meno scritte sui muri rispetto a un tempo. Probabilmente non è più di moda. Probabilmente ci sono modi più efficaci e che danno più visibilità come usare il web. Oggi se uno ha mille amici su Facebook, duemila su Instagram e vuole comunicare un suo concetto basta che pubblichi un post su entrambi questi social! Eppure qualche adolescente o qualche giovane continua imperterrito a scrivere, perché i graffiti marcano anche il territorio: come a dire questo sottopassaggio è il luogo di ritrovo del nostro gruppo e ci scriviamo noi. Alcune scritte non a caso sono criptiche, esoteriche, possono essere capite solo dal gruppo di appartenenza: chi sarà mai Laura che ama Marco o Elena che c’è stata con Luigi? Le scritte sui muri un tempo avevano una connotazione sociologica, politica, sentimentale. Mi sembrava che solo le persone alternative e contro il sistema scrivevano sui muri. Era solo ribellismo adolescenziale? Era solo idealismo giovanile? Certo c’erano anche delle scritte oscene e diffamatorie. Un tempo le scritte sui muri erano anche un modo per spubblicare le persone. Oggi è molto peggio, perché con il web ci sono il revenge porn, il cyberbullismo, la diffamazione aggravata. Un tempo le scritte erano in gran parte una genuina espressione giovanile e popolare. Un tempo molti dichiaravano il loro amore a una ragazza sui muri vicino a dove lei abitava. Addirittura gli estremisti politici usavano le scritte sui muri. Adesso si usa il web per fare proselitismo o per far sapere a tutti l’inizio di una nuova relazione sentimentale. Un tempo ogni anno cambiavano le scritte sui muri, vuoi perché venivano cancellate dagli addetti del Comune, vuoi perché altre nuove scritte sovrastavano quelle vecchie. Leggere le scritte sui muri, alcune spiritose, altre offensive era anche un modo per aggiornarsi su quello che accadeva in città, in Italia e nel mondo. Eppure ci sono fotografi che hanno pubblicato libri, in cui c’erano quelle che ritenevano le scritte più interessanti e originali. Anche su Internet cercando nelle immagini di Google si può trovare una grande quantità di scritte sui muri. Oggi le scritte sui muri per diventare “famose” devono essere slogan efficaci, vere e proprie trovate d’ingegno. Ci sono state scritte recentemente che hanno fatto il giro del web, come “il poeta sei tu che leggi’” oppure “sempre più connessi, sempre più soli”. Io non ho mai scritto sui muri, tranne una volta: nel muro di un’aula del liceo scrissi “non si scrive sui muri” e l’insegnante di chimica non sentì ragioni, mi fece rapporto, a niente servì la mia dichiarazione che quella scritta era come il paradosso del mentitore (in quello stesso anno presi un altro rapporto perché gettai dal terzo piano lo zaino di un mio compagno di scuola per sperimentare la caduta dei gravi). Comunque una volta ero a Pontasserchio, a prendere un caffè con mio padre e in prossimità del parco pubblico mi sono imbattuto in una scritta sbiadita e piccola, che ho trovato alquanto poetica, ovvero: “il mio amore è caduto nell’oblio”. Lo so che si tratta di un verso semplice e lineare se paragonato a quelli della grande poesia intellettualistica del Novecento, a quelli delle neoavanguardie caratterizzate da mille premesse teoriche (ma nessuno oggi riesce più a rinnovare il linguaggio). Forse se si confronta a certi componimenti questo verso non è minimamente un’espressione artistica di rilievo. Ma in fondo ne siamo davvero certi? La poesia ufficiale ha scelto strade impervie. Non è più poesia memorabile nel vero senso della parola (nel senso che nessuno se la ricorda più a mente). Solo le canzoni sono ricordate. Non solo ma il pubblico della poesia è costituito dai poeti stessi o dai sedicenti o dagli aspiranti tali. Come se non ci fossero abbastanza problemi…i poeti continuano a far polemiche sterili. Da una parte il pubblico immenso delle popstar banali e sentimentali. Un pubblico immenso che crede che la poesia si trovi ormai solo nelle canzoni dei loro idoli per la semplice ragione che ha un’errata percezione della poesia. Dall’altra parte ci sono alcuni poeti quasi “illeggibili” (in fondo l’aveva scritto Flaiano che in Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco) con la loro autoreferenzialità e in definitiva la loro solitudine. Si potrebbe discutere per ore sulla canzone d’autore, se sia poesia popolare, se sia autentica poesia o meno. E allora io cerco la poesia nelle scritte sui muri. Quel verso che ho citato può avere a mio avviso due significati: 1) la persona amata un tempo è caduta nel dimenticatoio 2) la mia passione di un tempo per cose e persone non c’è più ed è caduta nell’oblio. Per questo motivo io la trovo particolarmente efficace e riuscita. Ogni tanto vado a curiosare; ogni tanto mi casca l’occhio su qualche muro. Alla volte quando sono in macchina do una rapida scorsa a delle scritte sui muri e talvolta mi riesce leggerle, talvolta no. Continuerò a cercare poesia nelle scritte sui muri finché non cadrò anche io nell’oblio, ma non fatevi illusioni: sono pochi quelli che avranno gloria postuma e si salveranno dall’oblio.