CONGRATULAZIONI E FESTEGGIAMENTI PER CHI HA FATTO ONORE AL PAESE
Ma anche chi non è mai salito sul podio merita altrettanta attenzione
di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)
Congratularsi con il prossimo che ha reso onore al Paese, sia attraverso iniziative professionali che culturali o sportive, da parte delle Istituzioni, rientra in un “normale” rito che implica considerazione e forse anche altro… È quanto avviene ogni tanto anche in Italia in cui il presidente della Repubblica ospita sportivi che hanno portato a casa qualche risultato da fare onore al Paese., ai quali viene espressa l’ormai nota affermazione: «Siete l’orgoglio dell’Italia». Anche se breve, la cerimonia avviene al Quirinale con tanto di evidenza del ricevimento, congratulazioni, etc. Fin qui tutto rientrerebbe nella norma, ma ho usato il condizionale non per sminuire tale evento, ma per richiamare l’attenzione sul fatto che a mio modesto parere il presidente della Repubblica dovrebbe ricevere, ad esempio, anche le persone (una volta rilasciate) che hanno subìto una detenzione rivelatasi ingiusta, come pure quelle persone con disabilità che le Istituzioni preposte non riescono a soddisfare le loro esigenze (vitali); dicasi altrettanto per tutti i caregiver che non sono supportati dalle Istituzioni locali nello svolgimento del loro compito nei confronti dei propri assistiti. E anche se a queste persone è stato riservato qualche spazio, non se ne è avuta notizia. Queste ultime, che personalmente ritengo essere per certi versi “emarginate”, è negata la considerazione che può essere inizialmente una stretta di mano, seguita da un impegno per far sì che le Istituzioni preposte intervengano quanto prima e in modo concreto. A questo punto mi chiedo: come si fa ad elargire sorrisi e compiacimenti a chi per proprio appagamento ha avuto l’onore di salire sul podio della notorietà, mentre chi sta al basso oltre ad essere uno sconosciuto continua a convivere con le sue pene che, detto per inciso, dovrebbero essere rimosse come stabilisce l’art. 3 della Costituzione? Mi rendo conto che queste osservazioni di primo acchito appaiono assai severe, ma nello stesso tempo sono la “denuncia” di una realtà, una realtà che interessa alcuni milioni di cittadini. Ora, non è una stretta di mano da parte del presidente di una Nazione che può rincuorare i suddetti, ma se gli stessi si ponessero di fronte a Lui con espressione interlocutoria, forse quella stretta di mano potrebbe tramutarsi in una presa di posizione, e solo in quel momento (io credo) si potranno osservare molti sorrisi! Quindi, perché lasciare in “secondo piano” cittadini che pur non essendo saliti su un podio e non avendo conquistato alcuna medaglia, pare non appartenere allo stesso Paese? A mio dire sono differenze che mi riconducono al concetto dell’Unità d’Italia, un’epoca storica ricca di sacrifici per giungere ad essere un tutt’uno: da nord a sud e di qualunque ceto socio-culturale e/o professionale, ma soprattutto con l’obiettivo dell’uguaglianza non solo materiale ma anche morale ed affettiva, un traguardo che si è cercato di raggiungere con la promulgazione della Carta Costituzionale.
Ma a quei tempi, si era appunto nel dopoguerra, tutti più o meno nelle stesse condizioni e, le persone invalide di guerra e civili di guerra, per la gran parte hanno goduto della massima attenzione grazie all’opera di Don Carlo Gnocchi (1902-1956), il quale oltre alla loro assistenza non mancava occasione di portare in braccio i suoi assistiti (mutilati e poliomielitici) davanti alle autorità politiche ed ecclesiali, come risulta da molta documentazione storica. Successivamente sono nate svariate associazioni per questa o quella causa assistenziale, sollevando non poco le Istituzioni da certe incombenze anche economiche, oltre alla promulgazione di Leggi per sanare qualche carenza… Ma tornando al concetto iniziale, sarebbe auspicabile che tutte quelle persone che a vario titolo si sentono “emarginate”, più semplicemente invochino (è il caso di dirlo) il rispetto di tutte quelle Leggi, compreso l’art. 3 della Costituzione, atte a soddisfare la soluzione dei loro problemi esistenziali onorando così il valore dell’unità nazionale e soprattutto dell’uguaglianza… anche senza salire sul podio. Altro che orgoglio nazionale!