È online l’ebook su “Fondamenta instabili” di Davide Morelli, opera gratuitamente leggibile

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È online, leggibile e scaricabile gratuitamente il mio ebook “Su fondamenta instabili”. È un’opera di 881 pagine in cui ci sono annotazioni, riflessioni, aforismi, saggi brevi, racconti brevi, aneddoti, versi liberi. È un insieme di scritti a cui tengo molto perché ritengo che mi rappresentino in modo fedele. Restituiscono a mio avviso pienamente la mia visione del mondo oggi. Ci ho “lavorato” per 6 mesi. Ho raccolto materiale già pubblicato sul web, ma ho scritto anche molte cose totalmente inedite. Ogni sera pensavo di avere finito e il giorno dopo aggiungevo qualcosa. Mi sono posto come data definitiva il primo ottobre e proprio il primo ottobre l’ho pubblicata su Internet Archive, la più grande libreria online, consultabile gratuitamente. La mia raccolta è una commistione di generi, quando tutta l’editoria suddivide e cataloga sempre in generi: un’opera deve essere una silloge poetica, una raccolta di racconti, un saggio, etc etc. Invece la mia opera è una miscellanea. I versi liberi e i racconti brevi sono solo un corollario. Li ho scritti per esprimere ciò che non potevo esprimere negli aforismi, nelle riflessioni, nei saggi brevi. È un libro militante, non in senso ideologico come si intendeva decenni fa, ma perché ha un taglio divulgativo, oserei dire è un approfondimento divulgativo, come si usa nelle testate giornalistiche online e in molte riviste letterarie, escluse quelle accademiche che si rivolgono a un pubblico di letterati. Ho cercato di essere chiaro e di non finire negli intellettualismi, nell’idioletto in cui cadono alcuni. Ho sempre tenuto presente il precetto di Popper per cui la chiarezza espositiva non deve essere considerata un dono di pochi ma un dovere di tutti coloro che scrivono, perché scrivere è innanzitutto comunicazione e condivisione. Ho cercato di non complicare il già complesso, ma allo stesso tempo di non scadere nel banale e nell’ovvio. Ho esaminato il vuoto esistenziale, l’incomunicabilità, la solitudine, la dipendenza psicologica, la tendenza a ricadere nei soliti errori, il nichilismo, il materialismo, la pornografia di massa, la superficialità, il darwinismo socioeconomico, la demopatia, la patocrazia, l’adorazione degli italiani nei confronti dei vip, la volontà di potenza dei guerrafondai. È una critica a 360 gradi nei confronti di questa nostra società occidentale perché a mio avviso la nostra grandezza non risiede nel magnificare il progresso scientifico, il livello di benessere e di libertà raggiunti ma nel saper fare, appunto, autocritica. C’è molto di me in questi scritti, sia pensieri che sensazioni ed emozioni. C’è il ricordo per amici persi di vista e amici persi per sempre, perché scomparsi. C’è il mio punto di vista sui problemi miei ma anche su quelli che affliggono l’Italia e il mondo, a mio avviso. È il punto di vista di un umanista moderno, che prende atto del declino dell’umanesimo e della civiltà occidentale. Ci sono anche considerazioni sulla poesia contemporanea italiana. C’è il malore di mio padre che è stato ricoverato per una settimana nel reparto di chirurgia per accertamenti. C’è la mia grande paura di perderlo e poi il sollievo perché deve essere solo operato ai calcoli, un’operazione dunque di routine. In sottofondo c’è anche una certa solitudine che sperimento quotidianamente. Sullo sfondo c’è la vita di provincia, la periferia di una cittadina toscana. Sono presenti alcune annotazioni molto brevi sulla scienza, sulla psicologia, sull’arte e al contempo ci sono le mie piccole noie quotidiane, compresa qualche bega di paese, senza diffamare né spubblicare nessuno. Perché questo titolo? Per due motivi: la conoscenza umana, come scriveva Popper, è una palafitta in una palude e allo stesso modo anche la nostra esistenza è precaria, compreso ormai il lavoro. Così scrive il poeta Guglielmo Aprile: “Libro prezioso: aiuta a vedere e capire di quanti e di quali inferni siamo un po’ tutti prigionieri, senza esserne il più delle volte consapevoli e con un grado diverso a seconda della fortuna individuale; una ricognizione disincantata, come solo un dostoevskijano uomo del sottosuolo potrebbe tracciarla, ma che non perde mai la sua lucidità di analisi, sul deserto di solitudine e alienazione che ci siamo costruiti, spacciandolo sotto le menzogne della felicità collettiva.. La parola dei maestri, riecheggiata dalle profonde reminiscenze dotte di Davide, è messa a confronto continuamente con il mondo di oggi e con le sue storture, rivelandosi ancora feconda di insegnamenti: nel mio caso, che si hanno tutte le ragioni per essere scontenti, che non si è sbagliati a credersi sbagliati, nel senso di non sincronizzati al nostro tempo, che la colpa dell amarezza è non tanto nostra quanto di un errore di fondo della vita, che già non essere impazziti può considerarsi una vittoria, considerati i presupposti in cui il viaggio di molti di noi si consuma…”.

Se vi va, trovate tutto qui gratis:

https://archive.org/details/opera-22-1-1/mode/2up

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