25 Novembre: Giornata contro la Violenza sulle DONNE

Il 25 novembre Giornata contro la violenza sulle donne. Ma per tale ricorrenza non sarebbe meglio includere l’uomo con incontri culturali affinché comprenda l’importanza del concetto di uguaglianza più consono rispetto a quello di parità?

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Anniversari e ricorrenze dedicate sono continuamente  sollecitati, tant’è che a riguardo il calendario è sempre più ricco di appuntamenti. Ecco, ad esempio, che il 25 novembre è dedicato alla Giornata contro la violenza sulle donne, ponendo una particolare attenzione a questo fenomeno in preoccupante ascesa, nonostante i vari provvedimenti legislativi e le iniziative popolari intrapresi in questi ultimi anni. Dal punto di vista coreografico assai “plateale” l’esposizione un po’ ovunque di scarpe rosse al femminile, in altri siti aperti al pubblico troviamo l’esposizione di panchine dipinte di rosso; un colore che richiama il sangue versato dalle vittime… come pure conseguentemente le mani sporche assassine dei loro carnefici. Fin qui, oltre a manifestazioni come fiaccolate e cortei l’espressione come messaggio di sensibilità e monito, ma tutto questo basta? Nel frattempo si è pure cercato di individuare le caratteristiche degli autori di questi reati di abuso e anche di soppressione, e pare che la sfera sia assai vasta che meriterebbe particolari approfondimenti. Ma ciò che non riesco a comprendere è il fatto sia sempre più difficile attuarne la prevenzione nonostante le persone “a rischio” siano in parte informate sul come agire in caso di pericolo (più o meno imminente), e nel contempo magari anche dotate di qualche strumento come sistema d’allarme e di difesa… Ora io credo che addetti ai lavori, oltre alle forze dell’Ordine, siano “allertati” psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, antropologi, criminologi e statistici al fine di capire per quanto possibile, quali meccanismi si attivano nella mente di tali uomini, guardandoci bene (con tutto il rispetto per la Storia) da qualche ipotesi o riferimento alle teorie Lombrosiane, e tenendo però presente che a tutt’oggi la mente umana è ancora un mistero in gran parte invalicabile, diversamente avremmo risolto il problema… per lo meno in modo accettabile. Da parte di taluni addetti ai lavori e magari anche delle donne stesse, a mio modesto avviso sarebbe utile approfondire che tra le ipotesi di tale avversione per il genere femminile, non si tratta solo di mera misoginia ma anche di considerare la differenza anatomica e fisiologica della donna rispetto all’uomo, dalla quale si potrebbe dedurre che in molti uomini si va sempre più consolidando il senso del possesso dell’altra, ossia l’azione del potere che per molti aspetti rispecchia il cosiddetto patriarcato (anche se taluni affermano essere superato), e tale riferimento ricorda i rapporti umani di molte popolazioni dei secoli scorsi, in cui imperava l’ignoranza aggravata dalla grettezza sino alla soppressione del genere femminile. Ovviamente tale realtà per culture diverse si diversifica da un Paese all’altro, e quelli più civili cominciano a scarseggiare… Ma restando nella realtà nostrana, il fenomeno del femminicidio credo che lo si possa minimamente contenere non tanto con manifestazioni plateali, che sino ad oggi hanno suscitato emozioni e sensibilità oltre a sollecitare maggiore responsabilità decisionali dei politici, ma intraprendendo incontri culturali (anche dal punto di vista storico) invitando proprio gli uomini rendendoli partecipi, e per quelli che intendono mantenere la loro posizione di padronanza e dispotismo, una volta preventivamente individuati attivare per quanto possibile azioni di stretta sorveglianza…

Per quanto riguarda le donne, purtroppo ve ne sono che ostentano eccessivamente la propria avvenenza con atteggiamenti talvolta non privi di immaginazione… strada aperta alla lussuria che il cosiddetto “maschio” privo di freni inibitori percorre velocemente sino al compimento dell’atto aggressivo. Se si dovesse intraprendere una serie di incontri pubblici mettendo “al centro” la figura maschile, sarebbe l’occasione per un confronto in cui spiegare che a parte le differenze di genere (fisico-biologiche), ambedue hanno le medesime possibilità realizzative in tutti i campi, e attivando una mutua collaborazione-competizione, i risultati che ne possono derivare sono appaganti per entrambi. Per quanto riguarda le più giovani (specie se minorenni e quindi immature… anche se per certi versi scaltre), è consigliabile non affidarsi in alcun modo ai vari social, fonti di tentazioni e inganni e quindi preludio a conseguenze assai spiacevoli. Sarebbe anche opportuno “ridimensionare” alcuni soggetti pubblicitari che, nel presentare determinati prodotti, fanno leggere e interpretare come sottofondo allusivo quanto invece non si dovrebbe leggere e immaginare soprattutto dalla controparte maschile. Infine vorrei rammentare ai lor signori “uomini” (con l’iniziale minuscola) che nei secoli le donne hanno dato notevolissimi contributi alle Scienze e, proprio grazie ad alcune di queste, anche l’uomo si è potuto emancipare in modo più o meno compiuto; ad esempio, come titolava tempo fa un articolo scientifico a riguardo: “Il Pianeta salvato dalle donne” e, mi permetto di aggiungere che non è certo un caso se l’uomo esiste proprio grazie alla donna! Ho piacere di concludere con quella che ritengo essere una non banale ma “obiettiva” affermazione di William Shakespeare (1561-1616), particolarmente indirizzata all’uomo, il quale affermava: «La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata».

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