Perché leggere “Jazz” di Toni Morrison
Cos’è Jazz? È più di un romanzo che parla di amori dolorosi e violenti: è un viaggio, a tratti allucinato, nell’America nera di fine Ottocento – inizio Novecento, un mondo del quale il lettore “bianco” non potrà mai essere parte attiva ma solo spettatore. Uno spettatore spesso incapace di capire fino in fondo ciò che vede.
Le immagini e le storie si susseguono e non si può fare a meno di pensare che ciò che esse mostrano sono sofferenze, miserie, piaceri e, soprattutto, sensibilità a noi bianchi europei sconosciute.
È un libro dai toni forti ed intimi; spesso ciò che vi si legge ha l’effetto di un pugno sullo stomaco, anche se poi lascia un retrogusto dolciastro.
Lo stile e l’intreccio sono contorti, così come lo sono le storie che vengono raccontate, ma vale davvero la pena di complicarsi un po’ la vita, andando a ripescare dal passato questo romanzo. Vale la pena di leggere quest’opera di Toni Morrison perché solo così si può davvero capire cosa è il jazz, qual è la sua essenza. Tra queste pagine, infatti, c’è tutta la sua rabbia triste, tutto quel suo fiero e sfrontato spirito di rivolta. Lui – il jazz – viene nominato per la prima volta solo dopo decine di pagine, ma è presente fin dalle prime righe, nelle vicende dei personaggi e nelle viscere del quartiere (Harlem) in cui loro abitano: la “realtà nera” è un tutt’uno con la sua musica e questa fonde in sé le vicende di tutti i membri del suo popolo.
Marcella Onnis