La Fondazione Cutuli e l’informazione di domani: i già vecchi media
A dieci anni di distanza dalla scomparsa di Maria Grazia Cutuli, giornalista catanese del Corriere della Sera uccisa in un agguato in Afghanistan a soli 39 anni dopo aver realizzato un reportage su un deposito di gas nervino in una base abbandonata dai terroristi di Al Qaeda, la Fondazione Maria Grazia Cutuli ha organizzato un ciclo di dibattiti sul tema “L’informazione domani”.
Il primo dei tre appuntamenti, in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera, si è svolto martedì 24 maggio a Palermo, presso il prestigioso Albergo delle Povere, con un dibattito dal titolo “I (già) vecchi media. Carta stampata, tv e web”.
Di tutto rispetto il parterre degli ospiti, che hanno commentato i dati di un’indagine condotta dal Prof. Enrico Frizzi, secondo cui il 55% degli italiani ha un’immagine sociale negativa dei giornalisti e l’85% dà giudizi positivi sui singoli giornalisti, valutando determinanti per la professione le virtù di “competenza tematica”, “professionalità e chiarezza” ed “emozionalità”.
Il dibattito è stato aperto dall’Assessore della Regione Sicilia ai Beni Culturali Sebastiano Messineo, che anziché parlare di media datati, ha preferito distinguere tra media utili e inutili (il fax), pronosticando una improbabile estinzione per stampa e tv.
Gianfranco Marrone, professore ordinario di Semiotica nell’Università di Palermo, ha fatto notare quanto la differenza tra vecchi e new media vada sfumando in favore della cross-medialità, con internet divenuto ormai un serbatoio onnicomprensivo e una stampa tradizionale che seleziona, verifica e approfondisce le informazioni. Marrone ha anche precisato quanto la net generation (giovani abilissimi con le nuove tecnologie, eccezionali nel padroneggiare differenti strumenti tecnici) abbia un suo tallone d’Achille nell’allontanarsi frequentemente dalla cultura universitaria e più in generale umanistica.
Vittorio Corradino, Presidente dell’Odg Sicilia, ha rilanciato la necessità di dare all’Ordine un importante ruolo di deontologia professionale e garanzia certificata della qualità del giornalista professionista, ma per far ciò – ha osservato – “il Parlamento deve riformare le leggi, datate 1963, che regolano ancora oggi l’Ordine”. Corradino è anche tornato sul ruolo della stampa tradizionale, che nel futuro sarà sempre più specializzata e d’inchiesta.
Anche il moderatore Felice Cavallaro (Corriere della sera) ha parlato della necessità del ritorno all’inchiesta: “Oggi siamo embended, non vogliamo più scavare, capire. Facciamo copia e incolla da verbali precostituiti, siamo i portavoce delle nostre fonti […]”, ma è stato l’intervento di Beppe Severgnini ad affrontare un tema importante dell’informazione contemporanea: “Guadagna mercato un giornalismo che sembra essere l’estensione dell’attività politica, con giornalisti schierati da una o l’altra parte. Il lettore gradisce, perché vuole leggere nient’altro che la conferma delle proprie idee. Dobbiamo avere il coraggio di dire che il nostro mestiere non è questo, usando i new media e nuovi metodi per dissentire in modo anche piacevole e divertente, partendo senza un pregiudizio ma tornando con un giudizio, non avendo paura di far affermare un giornalismo didattico”.
Ferrei anche i giudizi di Corradino Mineo, Direttore di Rai News 24, che ha parlato di un’Italia immobile e di giornalisti “vestali di questo immobilismo”, riflettendo su come gli esperti dell’informazione italiana non hanno creduto che la crisi economica sarebbe giunta, dopo aver toccato gli Usa, anche nel nostro Paese.
Antonio La Spina, docente di Sociologia presso l’Università di Palermo, ha voluto sottolineare la grande motivazione dei giovani giornalisti, cameraman e fotoreporter che nascono su Facebook e dintorni, auspicando che tale patrimonio d’intraprendenza venga certificato attraverso una formazione giornalistica universitaria affidata agli atenei e agli Ordini dei Giornalisti, mentre il Caporedattore centrale de La Stampa Marco Bardazzi ha allertato il pubblico circa la possibile perdita di una “narrazione comune” (il racconto degli avvenimenti dell’11 Settembre, per esempio) per via di frammentazioni e scetticismi dei “nativi digitali” (i giovani che padroneggiano i social network).
Particolarmente organico, infine, l’intervento del Direttore di Sette Giuseppe Di Piazza: partendo dalla complessità del sistema televisivo italiano che, unico caso in Europa, drena fino al 60% del totale degli investimenti pubblicitari, ha ammesso che la stampa ha tradizionalmente avuto un problema di redditività, intravedendo per quotidiani e soprattutto periodici, un futuro da “mezzi di comunicazione d’elite, che diverranno mezzi di comunicazione di massa digitali”, anche se il periodico potrebbe mantenere un’esclusività della forma (che consente di pubblicare foto di ampio formato vs. foto digitali di piccolo formato (solitamente presenti sul web) decisiva.
Gli altri due appuntamenti della Fondazione Maria Grazia Cutuli sono già programmati per il prossimo 23 giugno a Roma e il 21 settembre a Milano, e saranno incentrati rispettivamente su “I nuovissimi media: i giovani e la professione che cambia”, e “Il giornalismo di frontiera ieri e domani, tra crisi e nuovi media”.
Andrea Anastasi
“Dobbiamo avere il coraggio di dire che il nostro mestiere non è questo, usando i new media e nuovi metodi per dissentire in modo anche piacevole e divertente, partendo senza un pregiudizio ma tornando con un giudizio, non avendo paura di far affermare un giornalismo didattico”: parole sante!