Roberta Torre canta Pasolini al Sicilia Queer Film Fest

Appuntamento clou della seconda giornata del Sicilia Queer Film Fest 2011, la proiezione dei due mini documentari di Roberta Torre dedicati a Pierpaolo Pasolini è stata anticipata da un interessante dibattito in sala tra la regista palermitana, il direttore artistico del festival Alessandro Rais e il pubblico.

La regista ha così spiegato che La notte quando è morto Pasolini (2009 – 25’) e Tiburtino Terzo (2009 – 28’) erano stati originariamente concepiti come parte di una trilogia sulle borgate romane, dove immanente dovevano risultare la figura di Pierpaolo Pasolini e i temi solo apparentemente bassi e disonorevoli del suo celebre romanzo Ragazzi di vita.

La notte quando è morto Pasolini cede letteralmente la parola a Pino Pelosi, unico testimone accertato di quella terribile tragedia. Roberta Torre ha spiegato la sua dantesca discesa nella cantina della dimora romana di Pelosi, precisando che alle sue testimonianze, accompagnate da foto e reperti ufficiali del luogo del delitto, non ha creduto affatto: “non ho lavorato a un’inchiesta, a una ricostruzione esatta dei fatti. Mi interessava esplorare l’identità del soggetto che per ultimo ha toccato Pasolini, ricreare una dimensione esoterica del dolore”. L’intervista a Pelosi di Roberta Torre è quindi sinistra, sospesa, eppure di sconvolgente emotività, anche se la doverosa presa di distanza della regista dall’attendibilità di Pelosi potrebbe aver determinato, a cascata, un distacco critico e partecipativo da parte del pubblico.

La discesa negli inferi romani è proseguita poi con Tiburtino Terzo: palestre, garage, tangenziali e anfratti adombrati dalle sopraelevate sono il teatro delle interviste agli odierni ragazzi di vita del popolare quartiere romano. Con generosità e un po’ di timidezza, i giovani di Tiburtino Terzo raccontano le loro esperienze con la droga, la galera, la prostituzione. Roberta Torre, abile a costruire una poetica visuale che si serve di dati immediati, sviscera da questi irrequieti volti il disagio, l’assenza di progetti futuri, i sogni infranti e gli errori di troppo. Volti talvolta illuminati da una lucida consapevolezza, e da un’intelligenza pronta a comprendere gli intenti pasoliniani di “volere affermare la dignità letteraria degli ultimi”.

Andrea Anastasi

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