La Giunta regionale della Sardegna mette a dieta il bilancio 2010
In Sardegna si parla di manovra correttiva dal 1° luglio, ma ad oggi non è ancora possibile consultare il testo del relativo disegno di legge approvato dalla Giunta regionale. Durante il governatorato di Soru, i testi delle delibere venivano pubblicati sul sito istituzionale della Regione entro 24-48 ore, salvo rare eccezioni quali le delibere particolarmente “delicate”; con la presidenza di Cappellacci, invece, la tempestiva pubblicazione di tali provvedimenti da regola è diventata eccezione. Va detto che neppure il Consiglio regionale è particolarmente solerte nel garantire la trasparenza e l’informazione, posto che l’iter di approvazione della legge in questione è iniziato mercoledì 7 in Commissione bilancio e che neppure sul sito di quest’organo è presente il testo della proposta legislativa.
Tornando alla questione principale, la Giunta regionale ha previsto una riduzione, pari a circa 390 milioni di euro, dello stanziamento complessivo del bilancio 2010. Il presidente Ugo Cappellacci, il giorno del fatidico annuncio, ha motivato così la decisione: “La manovra introduce azioni strutturali finalizzate a una maggiore razionalizzazione della spesa […]. Quella che si apre è una stagione di grande responsabilità: […] vogliamo testimoniare dell’attenzione non solo per le fasce più deboli ma anche per tutte le azioni richieste da una visione strategica dello sviluppo; la responsabilità e’ quella che deve assumere l’intera classe dirigente sarda per affrontare questa stagione difficile con comportamenti coerenti e il massimo di condivisione generale”. E ancora, qualche giorno dopo: “In questo periodo di forte crisi internazionale era un passo necessario e doveroso”. Con quella faccia da buon uomo e quella parlata da catechistica (a quanto pare riservata al solo ruolo pubblico, visto che le intercettazioni sull’eolico hanno svelato che in privato adotta volentieri anche il linguaggio scurrile) vien proprio da dire “Oh, che virtuoso! Oh, che lodevole decisione!”.
Spiegazioni dettagliate sono state fornite anche dall’assessore alla Programmazione Giorgio La Spisa, il quale ha spiegato che “la previsione delle entrate regionali, in Sardegna, deriva direttamente dalle quote di compartecipazione al gettito fiscale riscosso nell’Isola” e che “la riduzione delle spese è una scelta obbligata” poiché “il gettito fiscale del 2009 è diminuito a seguito della crisi”. I maligni, però, insinuano che l’improvvisa decisione sia stata determinata non da fattori internazionali, bensì interni ossia dall’urgenza di tamponare i danni di una gestione del bilancio non proprio impeccabile. Tesi che – a voler pensar male – potrebbe trovare riscontro anche nelle parole dello stesso Assessore che, parlando di un intervento che “rende più trasparente la lettura del bilancio e la effettiva disponibilità di risorse”, dà modo di pensare che, probabilmente, ad oggi i vertici di questa amministrazione non son riusciti a interpretare correttamente i propri conti e hanno speso più di quanto possibile. Certo è che, se anche fosse, nessuna testa cadrà e se qualche assessore perderà la poltrona (di rimpasto in Giunta si parla, infatti, da settimane), sarà per dissensi interni alla coalizione di maggioranza o, comunque, per ragioni meramente politiche.
In attesa che il Consiglio regionale si pronunci sulla proposta dell’esecutivo, vediamo in dettaglio cosa prevede – stando alle anticipazioni della stessa Giunta – la manovra correttiva. Innanzitutto, una forte riduzione delle spese, anche se – spiega La Spisa – “per circa 200 milioni non si tratta di vera cancellazione ma semplicemente di differimento ai prossimi anni”. Ciò che, però, si è scordato di dire è che il differimento potrebbe riguardare anche fatture che la Regione deve pagare per prestazioni già ricevute e che i fornitori, dunque, potrebbero incassare con mesi di ritardo.
Altro punto saliente, è la proposta di soppressione della Conservatoria delle coste, di Sardegna promozione, dell’Osservatorio economico e dell’Agenzia regionale delle entrate, ossia 4 delle svariate agenzie istituite dall’allora governatore Renato Soru. Tanto per rinfrescare la memoria, costui è quel politico che si è vantato – e tuttora si vanta – di aver soppresso enti inutili (il che corrisponde effettivamente a verità), dimenticandosi, però, di informare gli elettori di aver istituito altrettante agenzie, il cui status resta tuttora ambiguo e che hanno cominciato ad essere operative solo dopo diverso tempo e non senza intoppi.
Che fine farà, dunque, il personale impiegato in questi enti? Secondo La Spisa “eliminando queste agenzie non si rinuncia al servizio e vengono salvaguardati i posti di lavoro. Si agisce sulle strutture che servivano per mantenerle e quindi sui cosiddetti costi istituzionali.” Ma è facile intuire che a mantenere il posto di lavoro (peraltro non senza inconvenienti) saranno i soli dipendenti regionali che a suo tempo “migrarono” dagli assessorati alle agenzie, mentre i vari collaboratori esterni, con molta probabilità, andranno a casa.
Viene automatico anche chiedersi come e con quali tempi sarà gestito il passaggio di competenze e dei progetti in corso dalle agenzie soppresse agli uffici ed enti che ne erediteranno i compiti, ma … questi sono problemi della gente comune, mica dei politici!
Marcella Onnis
Nella foto, il presidente Cappellacci