Gheddafi, un epilogo che non fa onore all’Italia e l’Occidente

All’indomani dello scoppio della guerra civile in Libia, vergognosamente fomentata dalla Francia, il nostro ministro degli Esteri Franco Frattini si distinse per alcune uscite sulla Libia che in pochi giorni avrebbe prontamente ritrattato. “L’Unione Europea non deve interferire nei processi di transazione in corso nel mondo arabo”, aveva dichiarato, guadagnandosi lo scetticismo del Consiglio Europeo Affari Esteri del 21 febbraio e facendo dell’Italia l’unico paese UE a non opporsi al regime libico. Berlusconi era andato anche oltre, dichiarando di non voler disturbare Gheddafi e giudicando inaccettabili gli attacchi militari sui dimostranti.

Scelte umanitarie? Motivazioni ideologiche? Macché, tutto nasceva dal voler proteggere uno dei principali azionisti del capitalismo italiano, la famiglia Gheddafi: 7,2% del capitale Unicredit, 14,8% di Retelit (Telecom Wimax), 2,0 di Finmeccanica, 15% di Juventus e quote Eni che sarebbero arrivate presto a sfiorare il 10% in pochi anni era il bottino collezionato a Piazza Affari dal “Colonnello”.

L’interscambio tra Libia e Italia era stato di circa 12 miliardi nel 2010, con l’Italia al primo posto per l’export e al quinto per l’import dalla Libia. Inoltre, il trattato firmato dalle due nazioni a Bengasi nel 2008 prevedeva che l’Italia, nei vent’anni successivi alla firma, pagasse alla Libia 5 miliardi di dollari quale risarcimento del passato coloniale, da investire in progetti infrastrutturali. L’accordo prevedeva anche la realizzazione di un’autostrada costiera (a cura della strana coppia Impregilo-Berlusconi, la stessa del ponte di Messina), la costruzione di 200 abitazioni, nonché borse di studio per gli studenti libici in Italia e il risarcimento dei mutilati dalle mine italiane in epoca coloniale. In cambio l’Italia avrebbe avuto piena collaborazione con la Libia in materia di immigrazione clandestina (per la gioia della Lega Nord) e di approvvigionamenti energetici.

Ecco perché nel 2010 in Italia si assistette al famigerato Gheddafi Show, quello delle tende beduine, delle 400 valchirie reclutate alla corte del “Colonnello”, del baciamano di Berlusconi, degli interventi di Gheddafi in sala Zuccari (dopo aver evitato che si esibisse in Senato), dove testualmente disse che “Gli Stati Uniti sono terroristi come Bin Laden” e che “L’Islam dovrebbe diventare la vera religione di tutta l’Europa”. Durante la guerra civile, Gheddafi non esiterà a chiamare traditore quel Governo che l’aveva accolto tanto bene in Italia nel 2009 e che nei confronti della NATO aveva vacillato solo per qualche giorno, prima di concedere all’ONU sette basi militari e otto aerei armati per le operazioni di guerra.

Poco importa, e francamente lo ignoriamo, se sia stato uno di quegli aerei a colpire il convoglio di Suv in fuga nel quale viaggiava Gheddafi. Dovrebbe scandalizzare, invece, che il tanto civile Occidente abbia inferto ai nemici (un tempo partner con cui fare buoni affari) della democrazia, Saddam, Bin Laden e Gheddafi, morti truci più o meno pubbliche. Esecuzioni spesso chirurgiche, barbare e non casuali, organizzate affinché la civiltà delle immagini le riproponesse all’infinito, a futura memoria dell’umanità.

Se dal suo ottimo telegiornale serale Enrico Mentana ripete spesso che forse un epilogo diverso per i grandi dittatori non può esistere, vogliamo pensare, invece, che un moderno e più efficiente Processo di Norimberga avrebbe lustrato la presunta superiorità morale e civile dell’Occidente con buoni argomenti.

Adesso la parola passerà inevitabilmente all’approfondimento e ai talk show, dove ogni tanto è possibile sentire ammettere al presidente della Camera Fini di non stimare particolarmente Gheddafi ma di avergli augurato, per l’uomo, un finale diverso. Chissà cosa invece scriveranno i libri di storia, dove i nostri nipoti leggeranno le vicende di questi due Paesi capeggiati da un Colonnello e un Cavaliere prima alleati e poi nemici.

Andrea Anastasi e Giusy Chiello

1 thought on “Gheddafi, un epilogo che non fa onore all’Italia e l’Occidente

  1. purtroppo l’Italia da sempre si contraddistingue per il suo essere voltagabbana, per il fatto di passare all’altro schieramento appena comincia a tirare una brutta aria. E se a livello internazionale non abbiamo poi una grande credibilità e siamo, di fatto, considerati solo una riserva di carne da macello, un motivo ci sarà. Il comportamento di Berlusconi con Gheddafi, poi, è forse il meno dignitoso (per usare un eufemismo) che sia mai stato tenuto dai governanti italiani in politica estera.
    Una bella riflessione la vostra e anch’io penso che “forse un epilogo diverso per i grandi dittatori non può esistere” ma che l’Occidente, soprattutto se vuole dimostrare la sua presunta superiorità in fatto di diritti umani, non possa più accettare né tantomeno incentivare queste esecuzioni sommarie.

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