Lettera aperta degli ergastolani ostativi al Senatore Francesco Ferrante
Il Senatore Francesco Ferrante ha visitato nei giorni giorni il carcere di Spoleto, accompagnato dai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, che da 4 anni seguono e appoggiamo gli ergastolani d’Italia per l’abolizione della pena dell’ergastolo, in particolare quella dell’ergastolo ostativo ai benefici penitenziari, che rende l’ergastolo “una pena di morte mascherata”, come l’ha definita l’attuale Responsabile Generale della Comunità, Giovanni Paolo Ramonda.
Guidati dal Direttore, Dott. Ernesto Padovani, hanno incontrato gli ergastolani nella loro sezione. Qui di seguito la lettera che gli stessi ergastolani hanno consegnato al Sen. Ferrante e il comunicato dell’ufficio stampa del gruppo PD del Senato, con l’annuncio di un’interrogazione parlamentare che il Sen. Francesco Ferrante ha presentato sull’ergastolo ostativo.
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Lettera aperta degli ergastolani ostativi al Senatore Francesco Ferrante
Senatore, mentre in alcuni paesi come la Norvegia, Portogallo, Spagna, l’ergastolo è stato eliminato (Islanda mai avuto ergastolani) dando un segno di grande civiltà e umanità e in altri Paesi l’ergastolano può uscire:
Irlanda dopo 7 anni, Olanda dopo 14 anni, Norvegia dopo 12 anni, Svezia dopo la commutazione della pena, Svizzera dopo 15 anni, Regno Unito varie possibilità, Austria dopo 15 anni, Belgio dopo 10/14 anni, Cipro dopo 10 anni, Danimarca dopo 10/12 anni, Francia dopo 15 anni, Grecia dopo 20 anni
e, invece, la patria del Diritto romano, l’Italia, dopo 25 anni e, mai, proprio mai, unico paese in Europa, per le condanne all’ergastolo con la motivazione di avere agevolato l’attività dell’associazione criminosa (Divieto di concessione di benefici: art. 4 bis L. 26 luglio 1975, n. 354).
Senatore, se lei è d’accordo che non si può chiedere la certezza della pena senza sapere quando finisce una pena;
che la pena dell’ergastolo supera i limiti della ragione, perche una pena senza speranza diventa solo un’esecuzione e una vendetta;
che con l’ergastolo non si vive, ma si sopravvive, perché la reclusione a vita, come pena, è peggiore della morte stessa;
che il carcere per l’ergastolano è un cimitero, con la differenza che invece di morto sei sepolto vivo;
che la pena deve rieducare, ma che rieducazione ci potrà mai essere per una persona che non potrà mai uscire dal carcere?
Senatore, se lei è d’accordo che in uno Stato di Diritto la speranza di tornare liberi non può dipendere dalla scelta del diretto interessato di mettere in cella un altro al posto suo:se parli esci o se no rimani dentro;
che la speranza non dovrebbe essere stroncata per sempre;
che una pena che non finisce mai è compatibile solo con l’inferno dei dannati,
Senatore, perché impedire la speranza di continuare ad esistere per condanne subite dieci, venti o trenta anni prima?
Che senso ha aver sostituito la pena di morte con l’ergastolo?
Non può una persona essere colpevole per sempre.
Una società che non uccide i suoi simili perché preferisce tenerli murati vivi dentro una cella tutta la vita, è una società malata e cattiva alle radici.
Senatore, se non è d’accordo che in Italia esista la “Pena di Morte Viva”, gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto chiedono a lei e al suo partito di presentare al Senato un disegno di legge per l’abolizione dell’ergastolo, in subordine l’abrogazione dell’articolo 4 bis Ordinamento Penitenziario che rende l’ergastolo ostativo.
Ricordano che nel 1998 al Senato era passata la legge per abolire l’ergastolo.
Gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto.
Dicembre 2011
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CARCERI: FERRANTE (PD), “E’ PRIMO PASSO, SPERANZA PER TUTTI DETENUTI”.
“Ora abrogare ergastolo ostativo che non consente recupero del condannato”.
“Il decreto varato oggi sulle carceri è una misura giusta e necessaria, che ha il merito di spostare un po’ più in là il punto di non ritorno, oltre il quale c’è il collasso di un sistema detentivo che da tempo ormai non è più degno di un Paese civile. Riconosciamo al ministro Severino di aver compiuto un primo passo verso la sempre più urgente riforma organica della detenzione, per la quale occorre coraggio e senso di civiltà, da dimostrare abrogando la misura dell’ergastolo ostativo, una pena di morte ‘viva’ prevista dall’ordinamento penitenziario italiano”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante.
“In Italia esistono due tipi di ergastolo – spiega Ferrante, che sull’ergastolo ostativo ha presentato un’interrogazione – A quello normale, che consente almeno di ottenere un’eventuale misura alternativa o un beneficio penitenziario, e quello ostativo, una pena senza fine che in base all’art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario esclude completamente ogni speranza di reinserimento sociale. L’ergastolo ostativo, che attualmente viene scontato da 1200 persone detenute, si traduce in sostanza nell’attesa della morte in carcere, in quanto è precluso qualsiasi reinserimento, nemmeno dopo 30, 40, 50 anni o in strutture di recupero e a prescindere dal percorso personale fatto dal condannato.
Si tratta di una palese violazione dell’articolo 27 della Costituzione – sottolinea Ferrante – secondo il quale le pene devono tendere alla rieducazione del condannato: E’ una risposta vendicativa dell’ordinamento, che ha abdicato al suo compito di infliggere una pena giusta che consenta al condannato di pentirsi e di dimostrarlo. Ricondurre il sistema carcerario alla sostenibilità dal punto di vista dell’accoglienza e restituirgli la funzione di recupero sono due esigenze di riforma civile per il nostro Paese, e che devono andare di pari passo” – conclude Ferrante.
Roma 16 dicembre 2011
Ilaria Di Bella
Ufficio stampa gruppo Pd Senato