Abruzzo: la rovinosa politica dell’emergenza a danno delle risorse
Non vorrei essere ripetitiva anche perché quello che riassumerò qui in appresso appare oramai su tutti i giornali e le TV, ma stiamo vivendo di nuovo una “tragedia annunciata”.
La ferrovia Roma – Pescara affogata nella neve; treni bloccati a metà strada lasciano centinaia di persone, lavoratrici e lavoratori, madri e padri, studenti lontani dalle proprie case e famiglie, a dormire per notti intere anche per terra in luoghi pubblici, senza poter tornare.
L’Autostrada A24 dei “Parchi” diventata una pista da sci a rischio slavine, da subito con appena dieci centimetri di neve, automobili e tir costretti a fermarsi per notti intere, persone che muoiono per potersi scaldare con il motore acceso.
Cittadine e paesi abruzzesi completamente sommersi dalla neve ed isolati a pochi Km dall’autostrada, spazzaneve inesistenti, persino in località notoriamente invernali come il paese di Rocca di Mezzo nell’Altopiano delle Rocche, anzi qualche gip costosissima si vede girare per Avezzano ma nessuna divisa smagliante si vede a spalare la neve sulle strade. Persone che forse muoiono perché l’Ambulanza non riesce a passare nelle strade dove ancora dopo 5 giorni la neve è alta un metro e mezzo.
Dopo circa dieci giorni, si vedevano alcuni mezzi attaccare i muri di neve che occupano tutta la corsia d’emergenza dell’A24; mentre Trenitalia taglia molte corse.
Ammucchiamenti di neve su tutti i bordi delle strade e sui marciapiedi, ghiaccio a terra, possibilità di camminare a piedi solo in mezzo alla strada, rischiando di essere presi sotto dalle auto.
Scuole primarie e secondarie chiuse da circa 10 giorni, genitori che devono recarsi a lavoro, ma non sanno come gestire i propri figli a casa; i nonni non possono spostarsi, perché non possono accedere con l’automobile e magari rischiano di cascare rovinosamente sul ghiaccio.
Non è possibile vivere una risorsa stagionale naturale come la neve come se fosse una iattura. Siamo un territorio perlopiù di montagna, caratterizzato da rigide temperature invernali e la neve è una nostra caratteristica, però non siamo attrezzati a gestirla come una risorsa economica e sociale.
E’ già qualche anno che ha ripreso a nevicare abbondantemente in alcuni periodi dell’inverno, come l’anno scorso; avremmo dovuto avere mezzi spazzaneve, sale industriale e squadre di persone, anche cittadini istruiti e pronti ovvero “Programmazione e Prevenzione” con costi ben definiti, previo affidamento attraverso appalti trasparenti.
Non è possibile che Comune e Provincia (la Protezione Civile, sommersa dagli scandali, non c’è più da quando è scomparsa la “polpa”) approfittino della situazione atmosferica, avvertita già 15 giorni prima, per alimentare la solita “emergenza” che, come per il terremoto, permette la gestione del territorio in maniera molto disinvolta e discrezionale, magari per far lavorare forse ditte edili che stanno ferme e affrontano con mezzi inadeguati la normale situazione che si è verificata. L’emergenza può giustificarsi forse solo in località marine; poteva giustificarsi nel ‘56 e nell’ ‘85, non dopo 26 anni; non è stata invocata neppure dall’Irpinia, coperta da due metri di neve ma preparata. Stiamo tornando precipitosamente indietro, come anche a Roma! C’è forse uniformità negativa nella gestione politica? Questa polverizzazione di risorse economiche, come al solito, oltre ad arricchire i soliti noti, non porterà ad alcun investimento di crescita futura del nostro territorio anzi, questa “attesa” dell’emergenza provoca solo danni e il fermo di tutte le attività economiche.
Tutti i più piccoli comuni della Val d’Aosta, parco sciistico di Torino, Genova e Milano sono dotati di mezzi spazzaneve cingolati, preparati e pronti preventivamente, che passano continuamente durante la notte e liberano subito i parcheggi pubblici per dare la possibilità ai veicoli di accedere e di spostarsi, le scuole rimangono aperte, le autostrade anche, il loro asfalto è davvero drenante; non come quello dell’A24 che viene rifatto da circa 40 anni, sempre negli stessi tratti ma non drena nemmeno due gocce d’acqua.
Poi, l’attuale Presidente del Consiglio, ripercorrendo le orme del Suo nefando predecessore, dichiara che l’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori va rivisto perché così com’è “non alletta gli investitori”; si vuole rendere il lavoro flessibile! Ma non si comprende che gli investitori non sono allettati dall’Italia proprio perché mancano i servizi e la serietà. Insomma alle lavoratrici e lavoratori, madri e padri di famiglia viene tolto tutto; servizi essenziali, trasporto, sanità, lavoro, soldi, una vita dignitosa e tranquilla per poi poterli licenziare facilmente, magari proprio a causa dei disservizi che alimenta lo stesso Governo e che, come il disastro dei trasporti e delle raccomandazioni, renderebbero “mammoni” i nostri figli!
Ciò che sta accadendo è il risultato di 20 anni di sotto cultura, sia a livello Regionale che Nazionale; è l’espressione drammatica di un territorio che viene governato da una classe dirigente completamente incompetente, incapace di ragionare in modo funzionale per la vita della collettività e del suo benessere, costringendo gli Abruzzesi a piatire continuamente lavoro e raccomandazioni (Vedi 30.000 pretendenti per 220 posti da commessi all’IKEA). I nostri governanti continuano a fare gli interessi di pochi che speculano sulle dinamiche sociali ed economiche, sperperando tutti i nostri soldi, sacrifici di generazioni di nostre famiglie che hanno lavorato una vita, sperando di garantire un futuro dignitoso ai propri figli ed un progresso al Paese.
La neve avrebbe già dovuto essere da anni una grande ricchezza economica e sociale della nostra Regione, avremmo dovuto già organizzarci a gestirla come fanno le regioni del Nord; avere tante località attrezzate per lo sci d’alpinismo e da fondo, parchi giochi e piccole piste con skilift sulle nostre alture, vicine ai centri abitati dove portare i nostri bambini a giocare con la neve, a trarne esperienze di crescita e di benessere ambientale.
La nostra Regione potrebbe vivere anche solo con il turismo storico naturale, sia estivo che invernale, l’agricoltura e l’allevamento, completamente dimenticato in questo momento come nel dopo-terremoto; dobbiamo fare ricchezza delle nostre presenze, dei nostri parchi i più belli d’Europa, del nostro mare e delle nostre montagne.
E’ necessario investire in un trasporto sostenibile e funzionale, nel restauro e consolidamento del patrimonio storico, anziché nella nuova edilizia, nel recupero e mantenimento dei nostri paesaggi naturali. Occorre convertire un sistema economico basato sulla speculazione edilizia, dei rifiuti, in un sistema il cui prodotto è la nostra terra, il paesaggio, l’agricoltura, la storia, ciò non solo potrà garantirci la salute ma anche nuove possibilità di lavoro che ormai con l’attuale sistema sono completamente assenti.
Avezzano, 11 Febbraio 2012
Lucia Proto
Responsabile Abruzzo IDV Donne
Membro Dipartimento IDV Ambiente