Perché non leggere “Preludio alla Fondazione” di Isaac Asimov
Mi sono accostato alla lettura di Asimov ben sapendo che si trattava dell’indiscusso maestro della fantascienza, anche se Herbert e soprattutto Dick gli sono, almeno come fama, assai vicini. Ho voluto affacciarmi a un genere che nella mia modesta carriera di lettore da una dozzina di romanzi l’anno era comparso sporadicamente. La fantascienza mi era molto più nota attraverso il cinema, avendo apprezzato la saga di Alien e altri capolavori di Scott, Kubrick, Cameron, Spielberg e Lucas, mentre come genere letterario limitrofo alla fantascienza avevo già esplorato il genere fantasy e, segnatamente, Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit di Tolkien.
La voglia di leggere un bel libro di fantascienza, insomma, c’era eccome, ma Preludio alla Fondazione, prequel scritto in un momento successivo ad altri romanzi dello scrittore del “ciclo della fondazione”, mi ha annoiato fino al punto di volerlo più volte interrompere. Sono poi riuscito a terminare le oltre 500 pagine dedicate ad Hari Seldon, matematico e personaggio chiave intorno a cui ruota la storia, e sono stato premiato da qualche colpo di scena “last minute”, ma ciò non è bastato a togliermi l’amaro in bocca, o meglio, la stanchezza dalle palpebre.
Hari Seldon è al centro di un intrigo cosmico per via di una conferenza tenuta all’università galattica sulla psicostoria, disciplina che molti potenti sono determinati a padroneggiare per controllare i destini dell’universo. Seldon è dunque in fuga dai “poteri forti” del pianeta Trantor, aiutato nell’impresa dal giornalista Chetter Hummin e dalla storica Dors Venabili.
La fuga, che dovrebbe dare forza motrice alla storia almeno quanto gli spostamenti della compagnia dell’anello la danno al capolavoro di Tokien, si trasforma in una sorta di guida galattica per turisti della letteratura: vengono descritti abiti, comportamenti, aggeggi, mezzi di locomozione di un immaginario divenuto fonte d’ispirazione per numerosi artisti e soprattutto registi.
Se i videolibri di Preludio alla Fondazione anticipano l’invenzione dell’e-book, l’olovisione la chiamata tramite Skype, le aerostazioni gli autogrill e i vertijet i caccia a decollo verticale, ci si imbatte in numerose scene e paesaggi già incontrati in tanti film di genere: dalle tribù di Micogeno inventate da Asimov, per fare solo un esempio, David Fincher ricaverà i personaggi e le atmosfere del suo claustrofobico Alien 3, qualche decennio più tardi.
Come fonte d’ispirazione altrui, come spunto per costruire opere visive, le descrizioni manualistiche di questo romanzo sono quindi imprescindibili, ma la trama vive di poche emozioni, il tono è glaciale e fin troppo tranquillo, diplomatico, con una scrittura dalla linearità che rasenta la piattezza e la vuotezza. Quando Asimov si cimenta nella descrizione di scene d’azione, poi, il risultato sfiora l’ilarità per la lentezza percepita, quasi si fosse davanti a quei vecchi film di godzilla giapponesi che si muovono goffamente tra paesaggi di cartapesta. Ecco un estratto per comprendere al meglio la farraginosità di alcune scene:
«Non si tratta di lavorare per qualcuno. Si tratta di essere usati da qualcuno. Addio, dottor Seldon… Sergente, disintegratelo.»
Il Sergente estrasse subito il disintegratore e Dors, con un grido, si scagliò in avanti… ma Seldon la bloccò stringendole un gomito, trattenendola con uno sforzo disperato.
«Stai indietro, Dors» urlò «o ti ucciderà… A me non sparerà… Anche tu, Raych. Stai indietro. Non muoverti.» Seldon si rivolse al sergente. «Sergente, esitate perché sapete che non potete sparare. Dieci giorni fa avrei potuto uccidervi, ma non l’ho fatto. E voi mi avete dato la vostra parola d’onore che mi avreste protetto».
Seldon non aggiunse altro. Rimase immobile, mentre il sergente, gli occhi strabuzzati, gli puntava il disintegratore alla testa.
«Vi ho dato un ordine!» strillò Rashelle.
«Ho la vostra parola d’onore» fece Seldon sottovoce. E Thalus, con voce strozzata, disse: «Disonorato in entrambi i casi» Abbassò la mano e l’arma cadde sul pavimento. Rashelle urlò: «Dunque tu mi tradisci!». Prima che Seldon potesse muoversi o che Dors riuscisse a liberarsi dalla sua stretta, Rashelle afferrò l’arma, la puntò sul sergente e premette il grilletto.
È evidente che il dinamismo della scena viene sacrificato da uno stile pieno di lungaggini e retorica, privo della velocità a cui si è abituato il lettore contemporaneo. Al contempo, queste righe possiedono poca forza evocativa, solo un barlume di quel fascino misterioso che ammanta la saga, ad esempio, di Herbert sull’imperatore dio di Dune.
Sono praticamente certo, concludendo, che questo non è il libro più avvincente di Asimov, pertanto mi sento di potere raccomandare di tenersi alla larga dalla noia di quest’opera un po’ accademica: si può scegliere di meglio, un Ballard o un Vunnegut, da portare sotto l’ombrellone.
Andrea Anastasi
bene, se mai mi deciderò a leggere Asimov non sceglierò certo questo romanzo!
Non ho parole sulla “recensione” sopra, è pura follia criticare negativamente qualsiasi romanzo di Asimov, che in ogni suo scritto è incredibile e sorprendente. Tutti i suoi libri lasciano col fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina.
Pietro, eviti di mettere le virgolette! Si tratta di una recensione e criticare in modo personale è una delle caratteristiche della recensione…… E poi ognuno la pensa come vuole1
Ma è un preludio, se non leggi la storia principale ovvero almeno da fondazione all’orlo della fondazione hai in mano dati scarni e la storia può sembrarti noiosa, addirittura ci sono collegamenti con molti altri libri, dai robot all’impero galattico, fino all’universo della fondazione, solo con un tassello cosa pretendi?
al contrario dei critici, ho letto il preludio molti anni dopo gli altri libri del ciclo e molti anni dopo aver visto i film tanto decantato. Asimov rimane un maestro degli intarsi e le preveggenze qui contenute fanno di lui un uomo visionario oltre che un grandissimo scrittore. Mi sia infine consentito di non tenere vicino un Maestro della fantascienza ad autori prossimi al fantasy