L’Associazione piemontese “La Brezza”, esempio di buon ascolto e grande umiltà
L’espressività artistica di “autori” reclusi: tante storie per allontanare lo “spettro” dell’abbandono e della solitudine
È sempre più vasto l’arcipelago del volontariato, le cui isole costituiscono le più svariate espressioni di condivisione e sostegno alle cosiddette fasce deboli che, nella società odierna, chiedono sempre più attenzioni ai loro bisogni essenziali ma soprattutto al rispetto della loro dignità. Fra queste realtà fa capolino con “passi felpati” l’associazione di ascolto “La Brezza” – Onlus (presieduta da Lucia Sartoris Ferrero), i cui membri condividono la filosofia del saper ascoltare quelle flebili voci di chi voce non ha perché ospiti della Casa Circondariale “Lo Russo e Cotugno” e dell’Istituto Penale per Minorenni “Ferrante Aporti” di Torino. Una comunione di intenti e di intense attività artistiche e letterarie realizzate attraverso minuziosi progetti (sempre condivisi e sostenuti dalle Istituzioni preposte), realizzati nei frequentatissimi laboratori all’interno dell’Istituto Penitenziario per adulti di Torino dove ogni detenuto-artista esprime il meglio di sé su una tavolozza, plasmando una materia o più semplicemente scrivendo poetici versi, commoventi riflessioni, storie di vita (mai banali) di grande respiro, e intensi desideri che l’esperienza dei volontari sanno ascoltare, comprendere e forse contribuire alla loro realizzazione.
Trasmissione di benessere e sollievo nella concreta considerazione dell’Essere interiormente arricchito per la comprensione e la valorizzazione umana, ma anche culturale tanto da dare corpo a percorsi di vita che il fruitore può cogliere ed apprezzare all’interno, ma anche prendendo visione di esposizioni organizzate all’esterno dalla Associazione; proposte che portano i titoli, ormai itineranti, di pubblicazioni quali “Arte espressione del Sé” e “L’arte per comunicare”, veri e propri percorsi di vita che testimoniano e accompagnano personali e a volte toccanti contributi poetici e “intimi” profondi pensieri. Un vero e proprio invito alla lettura dell’uomo “artista” ma in particolare dell’uomo libero interiormente e per questo rientrato nella compostezza per la “riconsiderazione” e il rispetto dei valori umani.
Diverse le proposte progettuali e le conseguenti realizzazioni portate alla luce interna ed esterna delle Case Circondariali, come il lungo percorso di vita artistica di Domenico Quartuccio (il primo “artista” che ho conosciuto e particolarmente apprezzato), uno scultore “sui generis” che con l’ausilio di materiale povero ha saputo creare dei piccoli capolavori: figure e simboli dall’animo talvolta sofferente tal’altra più ottimistico e speranzoso… Tanti altri autori hanno seguito e seguono le tracce di questo lungo percorso che i volontari dell’associazione piemontese hanno attivato per loro, valorizzando la personalità di ognuno e lasciare il massimo spazio alle loro attitudini ed interessi.
Fra questi, più recentemente sono venuto a conoscenza di un gruppo “affiatato” alle prime armi, ma decisamente votato a prendere confidenza con materie plastiche (generalmente gesso, scagliola, carta, etc.) per realizzare soprattutto maschere, ossia una varietà di forme espressive umane che rientrano nel Progetto “Un volto e la sua espressione”; un titolo apparentemente banale e comune, ma che in realtà è un invito a rendere fruibile una lettura dalle molteplici interpretazioni espressive… Alcuni volti appaiono austeri ma non imponenti, velati da una parentesi di mistero ma più sovente denotano sofferenza, solitudine, incertezze, caratteristiche quasi comuni che richiamano quel senso di libertà non solo esteriore ma soprattutto interiore. Anche queste sono azioni di ascolto di persone recluse fisicamente, ma non nello spirito poiché nessuna pena può alienare o disconoscere…
Ma la sensibilità associativa va ben oltre. Altri progetti più “tenui” ma altrettanto meritevoli di attenzione riguardano l’intrattenimento dei bambini che vanno a far visita ai loro congiunti reclusi, come la realizzazione di un giornalino mensile dal titolo CORINTESTA a loro dedicato; od ancora, il coinvolgimento delle donne e degli uomini ospiti presso la Comunità Arcobaleno dell’Istituto con un progetto dal titolo IO, che porterà ad un testo scenico per una rappresentazione. Una ulteriore finalità associativa è la capacità di lavorare in stretta sinergia con le Istituzioni e con altre associazioni di volontariato; un modus operandi intelligente e pragamatico tale da far emergere un costruttivo confronto esperienziale dei volontari e degli operatori sociali che, attraverso alcune opportunità, non è escluso il potersi rapportare con altre realtà oltre confine.
Volontà di fare e di credere in ogni forma propositiva in un fattivo ritorno sui passi del lecito e della giustizia di ogni recluso che oggi sa e vuole farsi ascoltare, anche attraverso la democratica opportunità di esporre i propri lavori all’esterno, e che chiunque può richiedere e farsi promotore proprio perché privo di pregiudizi, condividendo il concetto che lo spirito di accettazione e collaborazione dei nostri simili “più deboli” è il miglior esempio di rispetto della dignità umana. Anche per queste ragioni l’associazione La Brezza è molto seguita attraverso richieste di collaborazione, soprattutto da giovani studenti e/o lavoratori.
Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)