Lìberos, “tira a casinu”!
di Marcella Onnis
Da alcuni mesi è nato in Sardegna il progetto Lìberos. Per spiegare di cosa si tratti, cito direttamente le indicazioni fornite sul relativo sito, nella sezione Chi siamo: “Lìberos è un’associazione di persone che credono che la lettura in Sardegna sia un elemento di comunità e che le energie e le competenze che si muovono intorno al libro siano fonte di coesione sociale, ricchezza economica e consapevolezza civica. Lìberos nasce da queste energie e si costituisce in forma organizzata per evidenziarle, proteggerle e promuoverle. I soci fondatori di Lìberos sono Aldo Addis, Giannina Canu, Francesca Casula, Pierfranco Fadda, Michela Murgia, Daniele Pinna e Sarah Poddighe. Il circuito che si riconosce nel codice etico di Lìberos è costituito da centinaia di professionisti e appassionati, librai, bibliotecari, associazioni culturali, media e location partner, festival e lettori.”
Inutile dirvi che questo progetto mi ha da subito entusiasmata, al punto che contavo di parlarne anche a voi sulle pagine di questo giornale. Con questo mio tipico ingenuo entusiasmo, dunque, qualche giorno fa (il 24 luglio per la precisione) accedo al sito di Lìberos e mi soffermo sulle segnalazioni degli eventi letterari. L’occhio mi cade sulle tappe di San Sperate e Ulassai di È colpa tua, lo spettacolo di Francesco Abate: leggo il primo articoletto e fin lì tutto tranquillo. Parteciperò? Sì! E clicco sul pulsante. Poi leggo il secondo articoletto, di cui vi riporto il testo integrale, fornendovi anche link e pdf nel caso in cui la pagina per pura casualità sparisca o subisca modifiche sostanziali:
“Francesco Abate, è colpa tua
E’ colpa tua è difficile da definire. A cavallo tra spettacolo teatrale e anteprima letteraria, questa esperienza si allaccia strettamente con il precedente romanzo Chiedo Scusa. In questa nuova narrazione solo orale le parole e la persona che le trasporta diventano la stessa cosa, restituendo al pubblico un’esperienza umana fortissima in cui l’arte (parole, immagini e la musica di Marco Noce e di Matteo Sau) è parte integrante del senso del messaggio. E poiché il messaggio da comunicare è articolato, Abate lo affida a tre storie, simbolo di tante vicende simili, che ci insegnano un’umanissima verità: che la malattia non è una colpa. Venite a farvelo raccontare l’8 agosto in piazza a Ulassai per il festival dei Tacchi.”
Sin dalla prima riga mi suona un campanello d’allarme e penso: “Hey, queste parole mi sembrano troppo familiari!” Così, con il battito cardiaco accelerato e mani tremanti, riprendo in mano il mio articolo scritto dopo aver assistito alla tappa cagliaritana dello spettacolo (“È colpa tua”: più che uno spettacolo, un bellissimo gioco di squadra) e … trovo conferma ai miei timori: questi cari signori vi hanno pescato a piene mani (per la precisione dalla parte centrale), senza sentire il bisogno di citare né autore né fonte e addirittura facendo seguire il “loro” testo dalla dicitura “scritto da Liberos”!
Rabbia, delusione, sconcerto: non so quale sia stato il sentimento prevalente, considerato che – oltre a veder violata la mia proprietà intellettuale – in un baleno ho dovuto abbandonare la convinzione di aver scoperto un progetto bello, “puro” e quindi meritevole di sostegno.
Al mondo, soprattutto sul web, questi episodi sono all’ordine del giorno, ma converrete con me che un conto è che a questa deplorevole pratica ricorra un blogger da quattro soldi o un qualunque “improvvisato dell’informazione”, altro conto è che lo faccia un gruppo di persone che con la parola, scritta e orale, ci lavora e che conosce benissimo l’esistenza del diritto d’autore. E dubito sinceramente che, a parti invertite, questi signori ci sarebbero passati sopra con leggerezza.
Ci sono regole scritte e non scritte che disciplinano i rapporti tra individui e realtà varie, che vanno rispettate a prescindere dal “peso” della controparte, soprattutto se si ha la faccia tosta di sbandierare ai quattro venti la propria presunta superiorità morale.
Sul suo sito personale, Michela Murgia spiega il progetto Lìberos e pone l’accento sul codice etico adottato dalla community: “Il codice etico esprime una scelta culturale precisa. Ci sono molti modi di stare dentro al mondo dei libri oggi. Il nostro è quello di dare spazio […] a chi opera in condizioni di lealtà commerciale […]”
Forse, in questo angolo di mondo altamente etico, Il mio giornale – in quanto edito non da un’impresa ma da un ente no profit e in quanto quotidiano con sede legale in Toscana e non in Sardegna – non merita spazio, neppure in una striminzita citazione a fondo pagina. Ma mi perdonino queste menti eccelse se credo fermamente che chi menziona il valore della lealtà dovrebbe applicarla in prima persona e in qualunque ambito.
Mi scusino anche se trovo poco coerente dichiarare – così sempre Michela Murgia nell’articolo già citato – che “Liberos si propone di offrire […] uno strumento di […] comunicazione diretta con i lettori” e poi, però, filtrare la comunicazione quando prende pieghe sgradite. Dopo aver scoperto il fattaccio, infatti, ho raccontato l’accaduto ad un’amica, anche lei iscritta alla community, la quale – sempre il 24 luglio – ha così commentato l’articolo incriminato:
“Presentazione molto accattivante … peccato che le parole mi suonino un po’ troppo familiari: https://www.ilmiogiornale.org/colpa-tua-piu-che-uno-spettacolo-un-bellissimo-gioco-di-squadra/ Ma non si usa più citare le fonti?! Alla faccia del codice etico …”
Avrete già capito che non troverete questo commento nella pagina che vi ho segnalato. Perché, visto che si trattava di un’osservazione legittima, espressa con modi civili? Chiedetelo ai gestori del sito. Certo non perché in questi giorni non abbiano avuto modo di approvare i commenti in coda: già dopo meno di 24 ore ne sono stati pubblicati altri e il 28 luglio ne è andato on line uno proprio in quella pagina.
Contrariamente a quello che alcuni – forse molti – penseranno, non ho raccontato questa mia vicenda personale solo per vendicare il mio narcisismo ferito: l’ho fatto anche per difendere con le unghie e con i denti questo piccolo giornale indipendente che va avanti con sacrificio, senza usufruire di soldi pubblici e senza l’appoggio di “padrini”, collaborando solidalmente con chi condivide i nostri principi, senza MAI pestare i piedi ad altri e con l’umiltà di chiedere scusa quando sbaglia o anche solo non è in grado di dare la risposta desiderata alle richieste che riceve. I nostri piedi sono piccoli e pestarli è facile, ma il nostro “ahi!” si leva comunque e almeno a qualcuno la sua eco giungerà.
Ho, però, fatto questo pure per mettere in guardia coloro che, a vario titolo, scrivono e quindi, soprattutto sul web, rischiano di subire questo “scippo” non solo da parte di Lìberos ma anche da parte di altre insospettabili e pseudo-autorevoli realtà.
Infine, ho voluto offrire una testimonianza utile a tutti coloro che, come me, si lasciano abbagliare dagli specchietti per le allodole: impariamo ad essere un pochino più disincantati!
Su Lìberos c’è una rubrica molto carina in cui diversi scrittori confessano quali sono per loro i cinque libri impossibili da leggere, spiegandone il perché. Questa rubrica si chiama Tìrali a casino, simpatica versione italianizzata di un’espressione con cui in lingua sarda si indica qualcosa o qualcuno di cui non si vuol neanche vedere l’ombra.
Appropriandomi, dunque, di questa loro idea, senza però scordare di indicarne la paternità, non posso che concludere il mio sfogo con un liberatorio:
Lìberos, tira a casinu!
Gentile Marcella, stamattina mi è stato segnalato questo suo commento e sono andata personalmente a verificare la fondatezza della sua lamentela. Lei ha ragione: il testo di quei due eventi nel calendario (perché di questo si tratta, gli articoli veri e propri sono altra cosa e si trovano in homepage) è stato evidentemente composto con stralci dall’articolo che lei segnala. Le persone che curano quei contenuti sono giovani e inesperte, né giornalisti né copyweb: hanno commesso una leggerezza a cui porrò rimedio io stessa stamattina.
Mi scuso con lei di questo disguido, ma confesso con rammarico che prima di veder presupposta la malafede in un articolo duro come questo, mi sarei prima aspettata una segnalazione. Lìberos è una esperienza appena nata che vede il concorso di tante persone che lavorano gratuitamente da punti diversi della Sardegna per offrire un servizio ottimale ai lettori e alle figure che contribuiscono alla diffusione dei libri. In questa delicata fase iniziale, che non a caso abbiamo voluto dipanare quando i flussi di contatti sono più radi per via delle vacanze, possono verificarsi problemi di ogni tipo, tecnici o organizzativi, dovuti a volte alla fretta, a volte all’ignoranza, altre semplicemente all’ingenuità. Non è una giustificazione: chi ha sbagliato correggerà. E’ piuttosto un modo per chiederle se davvero le basta un singolo errore per “tirare a casino” con tanta facilità l’intero progetto e l’onestà delle decine di nomi che ci lavorano, compreso il mio.
Cordialmente
Michela Murgia
Ho verificato anche la questione del sedicente commento sparito. Il sistema di commenti – che è un format Disqus indipendente da Lìberos – di default non prevede che i commenti siano sottoposti ad approvazione: escono tutti sempre e non è ancora successo di dovercene pentire. Tuttavia il sistema ha una serie di limitazioni automatiche di sicurezza antispam, tra le quali c’è il blocco per i commenti che contengano dei link. Siamo andati a verificare e di commenti bloccati per questo motivo ce ne sono quattro, tra i quali anche quello della sua amica. Ecco perché la segnalazione non è stata vista. Abbiamo provveduto alla rimozione del limite, per evitare che quello che è un blocco tecnico antispam possa essere rubricato ancora come malafede.
Cordialmente
Michela Murgia
Gentile Michela,
scusami se torno al tu come quando ci siamo conosciute, ma mi trovo più a mio agio.
Parto dalla fine ossia dalla tua spiegazione per la mancata approvazione del commento: se c’è o c’era effettivamente questo problema tecnico e se di conseguenza non avevate modo di verificare che non andassero “persi” commenti, son ben felice di essermi sbagliata e chiedo scusa per aver messo in dubbio la vostra buona fede.
Per quanto riguarda la mancata citazione di autore e fonte dell’articolo da voi ripreso nel calendario (uso il termine corretto e mi scuso se, parlando di ciò che ho scritto io e di ciò che avete scritto voi, ho dato prevalenza al contenuto e non alla forma ), dici bene: fretta, ignoranza e ingenuità non sono una giustificazione quando si commette questo tipo di errori. Non lo sono per voi come non lo sono per noi, naturalmente.
Mi rimproveri di non avervi prima segnalato la cosa, ma per me bastava il commento della mia amica: visti i già citati problemi tecnici del vostro sito, immagino quindi di dovervi le mie scuse anche per non aver messo in conto che quella non fosse la procedura corretta da seguire per segnalare il … “disguido”, come lo chiami tu.
Quanto al fatto che chi cura il calendario sia un gruppo di “giovani, né giornalisti né copyweb”, vorrei giusto precisare che io forse non sono giovane perché ho già 32 anni, ma neppure io sono giornalista né copyweb (sono talmente ignorante e inesperta che non so neppure in cosa consista questa professione). Tuttavia, ci tengo a precisare che non mi improvviso nelle cose, non amo il pressapochismo e conosco la regola del citare le fonti dalla quinta liceo, da quando cioè preparavo la tesina per il diploma. Poi è chiaro che ci sono tante cose che ancora devo imparare: per fortuna , però, ho un capo che mi guida e che mi aiuta a colmare le mie lacune.
Infine, mi chiedi se mi “basta un singolo errore per “tirare a casino” con tanta facilità l’intero progetto e l’onestà delle decine di nomi che ci lavorano, compreso il mio”. Tra i miei molti difetti non c’è solo il narcisismo, ma ci sono anche permalosità e impulsività, che si accentuano quando qualcuno “mi tocca” qualcosa che mi sta molto a cuore. Ora, considerato che non solo tengo molto a questo giornale e a ciò che scrivo e considerato che quell’articolo in particolare – per miei personali motivi – mi è molto, molto caro, beh, scusami, ma non riesco più a “ritrovarmi” nel progetto di Lìberos . Quanto alla vostra asserita buona fede non discuto, ci mancherebbe: buon per voi se mi sono sbagliata. E, in ogni caso, il mio giudizio sul progetto è soggettivo, quindi discutibilissimo, e, peraltro, nel contesto in cui operate, è assolutamente ininfluente.
Cara Marcella, se ti scrivo è evidente che il tuo parere è invece influente, e non perchè questo giornale sia più o meno letto – potrebbe essere meno letto di noi, non ha importanza – ma perché la nostra credibilità ce la giochiamo sul campo esattamente come chiunque altro. Ti chiedo quindi, se mi posso permettere, di rubricare un errore per quello che è: uno sbaglio marginale e personale in un progetto globale, che ha ben altro spessore. Se deciderai di ridarci fiducia è una tua libera scelta, e confido sul fatto che la tua intelligenza ( a prescindere dalle permalosità personali) ti spinga a distinguere tra errori individuali e progetti collettivi. Buttare l’acqua col bambino è proprio dei filtri a grana grossa, non delle intelligenze dinamiche. Grazie del chiarimento. Non rinuncio a pensarti su Lìberos, anche come contributor firmante, se vorrai.
Cordialmente
Michela
Cara Michela, concordo sicuramente con te sul fatto che le persone intelligenti distinguono tra “errori individuali e progetti collettivi”, così come sanno fare altri dovuti distinguo. Dinamico è un aggettivo che non calza certo a pennello per il mio fisico; per la mente non saprei ,però penso di essere abbastanza intelligente da non ritenermi aprioristicamente sempre nel giusto. Grazie a te per il chiarimento.