Perché leggere “Mystery Shopper” di Antonio Bachis

di Marcella Onnis

Sulla copertina di Mystery Shopper di Antonio Bachis (pseudonimo di … eh no, questo scopritelo da soli!) dovrebbe essere riportata la dicitura “sconsigliato ai buonisti”. Se, invece, non amate il buonismo, questo è il libro che fa per voi: se ne infischia del politically correct, si fa beffa degli eufemismi, non concede asilo alle sdolcinatezze.

Poche pagine, forse poche righe, vi basteranno per ritrovarvi a detestarne felicemente il protagonista. E – udite, udite! – non ci sarà alcun finale in stile Uto di Andrea De Carlo o un finale all’italiana”, come scrive l’utente Stefano su aNobii: il modello Mistery Shopper non contempla l’opzione “vissero felici e contenti”.

Scanso equivoci, questo non è un libro “arido”: cinico è il suo protagonista, anzi, definiamolo tranquillamente stronzo, senza dubbio preferirebbe così; il romanzo è semplicemente realista. Perché nella vita – pensiamoci bene – non esistono persone totalmente buone o totalmente cattive e non tutti gli eventi sono del tutto positivi o del tutto negativi.

In queste pagine ben scritte e intessute con ammirevole tecnica narrativa, si da spazio alla verità, che non può certo essere raccontata solo tramite la dissacrazione, l’umorismo e l’ironia («[…] le verità sono spesso ovvie, e le ovvietà quasi sempre vere, con buona pace di santoni e politici sempre in cerca di verità inedite.»). Per questo, l’autore ha dato anche qualche fugace ma incisiva pennellata di delicatezza e ha aggiunto qualche goccia di amarezza, soprattutto quando il suo sguardo, celato dietro quello del protagonista, si sofferma su problemi tristemente attuali («Attraversando la frontiera ha perso una cittadinanza senza acquisirne un’altra. Ora ha solo una vita dove i bisogni sono così forti che hanno preso anche lo spazio dei desideri.»; «Li guardo, uno per uno. Ce ne sono di tutte le età. I trentenni che non riescono a entrare nel mondo del lavoro. I quarantenni che non riescono a rimanerci. I cinquantenni che non sanno come rientrarci. I sessantenni che non possono uscirne.»).

Arrivati all’ultima pagina, mi azzardo dunque ad assicurare che vi sentirete davvero appagati. Se così non fosse, se non vi sentiste soddisfatti, beh, sappiate che non sarete rimborsati perché il problema sarà solo vostro: evidentemente, in fondo in fondo possedete una certa dose di buonismo.
 

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