30 novembre, festa della Toscana 1°paese al mondo ad abolire la pena di morte
Il 30 novembre del 1786 il Granducato di Toscana, sotto la guida del Granduca Pietro Leopoldo, con la riforma della Legge Criminale divenne la prima regione d’Italia nonché primo paese al mondo a bandire la pena di morte; il documento recita: “Siamo venuti nella determinazione di non più lungamente differire la riforma della Legislazione Criminale, con la quale abolita per massima costante la pena di Morte, come non necessaria per il fine propostosi dalla Società nella punizione dei Rei, eliminato affatto l’uso della Tortura, la Confiscazione dei beni dei Delinquenti, come tendente per la massima parte al danno delle loro innocenti famiglie che non hanno complicità nel delitto”
La pena di morte venne abolita invece nel Regno d’Italia più di cento anni dopo, nel 1889 e reintrodotta poi sotto la dittatura di Mussolini, per poi essere eliminata definitivamente con l’entrata in vigore della Costituzione Italiana il 1° gennaio del 1948.
Venerdì 30 novembre la Regione Toscana ricorda quell’importante data in un giorno di festa, senza dimenticare quanto la pena di morte sia ancora una realtà in diversi Paesi sparsi in tutto il mondo: oggi, secondo dati di Amnesty International aggiornati ad Ottobre 2012, sono 97 i Paesi che l’hanno abolita per tutti i reati, 8 che la mantengono per reati non comuni e 58 quelli nei quali la pena di morte è ancora in vigore.
L’unico paese europeo che mantiene la pena capitale è la Bielorussia, mentre tra i Paesi democratici figurano anche il Giappone e gli Stati Uniti D’America. Soprattutto in quest’ultimi ferve da molti anni un acceso dibattito sulla pena di morte: tra le questioni anche la legittimità di alcune condanne, discorso correlato alla presunta presenza di motivazioni razziali nelle esecuzioni. In ogni caso, è prevista in 37 Stati su 50: nel solo 2011 sono state giustiziate 43 persone.
Negli Usa, il Texas è lo Stato nel quale vengono effettuate più esecuzioni capitali: dal 1976, anno della sua introduzione, sono state giustiziate più di 400 persone.
Grazia D’Onofrio