Torino: una giornata al Pronto soccorso dell’ospedale Molinette

Esperienza sul campo…

 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

 

Nel nostro Paese non sono poche le realtà ospedaliere ben rappresentate da Strutture di eccellenza, come quella di Anestesia e Rianimazione del Pronto Soccorso (PSAR) della Città della Salute e della Scienza (Molinette) di Torino, diretta dal dottor Paolo Del Gaudio. Una struttura di “frontiera” i cui medici e infermieri sono operativi H24 per tutti i giorni dell’anno, alla quale fanno riferimento tutte le emergenze e le urgenze mediche e chirurgiche provenienti sia dall’esterno che dall’interno dell’ospedale. Per rendermi conto della operatività di questa struttura ho trascorso una giornata con gli operatori sanitari, che qui di seguito descrivo.

Sono le 9.00 di un lunedì di gennaio quando varco la soglia del Pronto Soccorso di Anestesia e Rianimazione (PSAR), ospite del direttore dottor Paolo Francesco Del Gaudio e della sua équipe. Per motivi di igiene e di “compatibilità” con l’ambiente vengo subito dotato (per tutta la durata della mia permanenza) della divisa verde e dei calzari. Sono presenti tre medici, quattro infermieri e due operatrici socio-assistenziali. Al momento, nelle due stanze per un totale di 6 posti letto, sono ricoverati due pazienti anziani intubati di cui uno in fase terminale e l’altro appena operato per una occlusione intestinale. Oltre al “rituale” della somministrazione delle terapie e il controllo clinico costante, il personale resta in attesa delle emergenze-urgenze, ma per l’intera mattinata non vi è alcun accesso, contrariamente ad altre giornate solitamente più caotiche e con un flusso maggiore di pazienti, sovente molto critici. Nel pomeriggio la situazione tende a modificarsi: giunge con il “118” una giovane donna intossicata da farmaci, subito accolta e intubata e costantemente sotto controllo dei medici e degli infermieri per far fronte all’evolversi del quadro clinico (nei giorni successivi si è poi ripresa ed è quindi stata dimessa); mentre un’altra paziente di età media viene ricoverata per emorragia cerebrale, subito stabilizzata e monitorata. Il tempo trascorre, senza ansie e tensioni, ma di lì a poco un uomo di circa 60 anni viene ricoverato per essere sottoposto ad approfondimenti diagnostici a causa di una persistente emorragia colon-rettale; nelle ore successive verrà sottoposto a gastroduedenoscopia per accertare l’origine del disturbo.

A metà pomeriggio giunge al reparto di anestesia e rianimazione un paziente di circa 80 anni (proveniente dal reparto di neurologia in quanto affetto da malattia di Parkinson, e da alcuni anni portatore di tre elettrostimolatori per il controllo della particolare sintomatologia), ed è subito trasportato in una delle due sale operatorie per essere sottoposto ad un “impegnativo” intervento chirurgico. L’intervento viene eseguito dal dottor Ugo Fiora (afferente alla divisione di Chirurgia Generale diretta dal prof. Mario Morino) e da una giovane specializzanda in chirurgia generale (dalla perfetta intesa dal punto di vista del dialogo e della operatività); presenti oltre alla strumentista, due infermiere di sala e due operatrici socio-assistenziali (Oss). Il dottor Luca Scavino è l’anestesista di turno che interviene per le sue competenze anestesiologiche e rianimatorie. L’intervento che dura circa tre ore (dalle 16.00 alle 19.00) è consistito nel rimuovere l’aria “libera” nell’intestino e nell’asportazione di una parte dello stesso (sigma), oltre alla confezione di una stomia definitiva per mantenere in atto le funzioni fisiologiche, sia pur compromesse. Al termine dell’intervento i chirurghi lasciano la sala per tornare nel loro reparto, mentre il dottor Scavino, prima di risvegliare il paziente, gli applica un accesso venoso centrale in zona clavicolare attraverso il quale poter somministrare costantemente farmaci e fare prelievi ematici. L’atmosfera che si respira in sala operatoria, oggi, è per certi versi “serena” e priva di particolari tensioni, sia perché gli operatori sono ben coordinati tra loro, sia perché per tutta la durata dell’intervento non sono giunte altre urgenze-emergenze…

La pazienza e le comprovate metodicità ed esperienza di ciascun operatore sono le caratteristiche essenziali per intervenire con immediatezza e senza indugio, soprattutto quando l’emergenza-urgenza non lascia spazio ad attimi di “scoramento” o di stress, anche in ragione del fatto che l’équipe medica e infermieristica in questo ambito andrebbe rivista sia dal punto di vista numerico che gestionale. Ma va anche detto, a mio parere di “ospite-osservatore”, che ogni atto medico è sempre oggetto di etica e professionalità il cui valore aggiunto è dato da un buon coordinamento organizzativo e gestionale tra gli operatori che, in questo caso, hanno saputo far fronte agli eventi nonostante alcune criticità quotidiane di un Servizio di comprovata eccellenza, sicuramente meritevole di considerazione nonostante il processo di riorganizzazione aziendale che prevede l’abolizione delle Strutture Complesse (S.C.), compresa quella del Servizio di Anestesia e Rianimazione del Pronto Soccorso). La mia presenza si conclude intorno alle 19.30, quasi dieci ore di osservazione attenta e “discreta” e di dialogo, per conoscere e divulgare l’operatività di un Servizio di cui tutti potremmo aver bisogno, riconoscendone il valore istituzionale nonostante le non poche criticità. Per dovere di cronaca il dottor Del Gaudio confida che non mancano attestazioni e ringraziamenti da parte di pazienti per essere stati ricoverati e curati in questa Struttura, la cui eccellenza non è solo clinica ma anche umana.

2 thoughts on “Torino: una giornata al Pronto soccorso dell’ospedale Molinette

  1. continuo leggevo più piccoli contenuti che anche cancellare i
    loro movente, e che sta accadendo anche con questo articolo messaggio che sto leggendo in questo
    luogo . Maramures Grazie, buona giornata!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *