Raccontonweb: “Una virgola in cielo” di Martino Grasso
Una virgola in cielo
Il fermaglio d’argento brilla alla luce del faro che illumina l’ambiente. Raccoglie i neri capelli voluminosi. Ha dei semplici disegni a fiori e il suo merito è di rendere più visibile il viso di Agnese. La faccia è regolare, gli occhi tondi e verdi, le guance rosse, le labbra rosate.
Ma non è certamente il viso che rende Agnese una bella ragazza. Il suo corpo è sinuoso. Il corpo esplosivo di una sedicenne. Alta, snella, disinvolta. Le gambe sono lunghe e affusolate, le mani pulite, i fianchi larghi, il seno sodo. Indossa un abito blu scuro, stretto alla vita e corto, ma non troppo, sopra le ginocchia.
Si muove con estrema eleganza anche quando deve fare delle semplici azioni, come aprire la borsetta e tirare fuori il pacco di chewingum. Lo prende, lo scarta con cura e mette in bocca avidamente una gomma da masticare. E’ al gusto di fragola. Le mascelle incominciano a muoversi in maniera frenetica.
Ad Agnese nessuno ha insegnato ad essere raffinata. Lo è e basta. Stringe nelle mani un orsacchiotto di peluche bianco. La faccia è spelacchiata. La ragazza giocherella con il suo piccolo amico soffice.
Non si direbbe che la signora che le siede accanto è la mamma. La natura non è stata tenera con Anna. Bassa, grassa e dallo sguardo sgradevole. Indossa un abito scintillante. Troppo. Il viso è impiastricciato di creme, rossetti, profumi, unguenti e strane pellicole che le avvolgono la faccia. Si distinguono a malapena gli occhi che stanno in mezzo a dei contorni color nero petrolio. Sembra un pugile alla fine di un match particolarmente duro e che ha visto un solo atleta prenderle: lui.
La signora Anna alita in faccia alla figlia. La guarda, la tocca, la opprime.
Entrambe sono sedute addossate alla parete più larga dell’enorme capannone attaccato al palco. Ci sono altre sedie, altre belle donne e altre signore di mezza età che alitano ossessivamente sulle figlie. Anche loro le guardano, le toccano, le opprimono.
Tutti aspettano il momento di entrare sul palco per la sfilata.
“Mamma basta – dice scocciata Agnese – non mi tirare il vestito, non mi alitare in faccia, non mi guardare più.”
La signora Anna non si cura delle parole della figlia. Continua a toccarla e cercare di mettere a posto i capelli e il vestito di Agnese.
Il suo sguardo si incrocia con quello delle altre donne. Tutte si guardano in cagnesco. Sembrano pronte a sbranarsi. Sanno che quella è la loro grande occasione e non possono perderla. Una selezione per Miss Italia, del resto, può essere l’inizio della scalata verso il successo. E successo è sinonimo di fama, TV e soldi, tanti soldi.
La signora Anna pensa poi al suo asso nella manica: l’onorevole Martelluzzo. Il politico, vecchio amico di famiglia, ha già parlato con il selezionatore e la passerella è solo una fastidiosa formalità. Agnese sarà sicuramente la prima della serata. Le altre mamme rimarranno con un palmo di naso. La signora Anna ride come chi già conosce il finale di un film.
“Avanti tocca a te”. Un ragazzetto dalla faccia butterata arriva trafelato da dietro la tenda, gronda di sudore, afferra, senza troppi riguardi, Agnese per il braccio. La ragazza si alza distrattamente. La mamma la bacia sulla guancia, il cuore impazza, le mani si congiungono come chi prega.
“Vai figghia mia…vai…fatti viriri ri tutti…”
La tenda rossa di velluto che divide Agnese dal palco è immobile. Sputa la chewingum che si attacca su un drappo. Lo sposta. Entra. Calpesta il palco di legno. Traballa, arrampicata sulle scarpe con i tacchi a spillo. Le assi scricchiolano. La sua figura viene illuminata dai pesanti fari che le riscaldano le gambe. Rimane immobile. Non sente gli applausi, i fischiettini e gli “ohhhh!” Non vede le decine di persone che stanno sedute giù in platea. Non vede nemmeno le facce dei giurati che si trovano in prima fila ad osservarla e ammirarla. Un signore grasso e sudaticcio cerca di allentare il colletto della camicia troppo stretto. Agita la testa. Strabuzza gli occhi.
I maschi la azzannano, le donne sembrano infastidite dalla sua regale bellezza.
“Avanti muoviti…muoviti…cammina…cammminaaaa…” grida il direttore di scena. La mamma si mette le mani nei capelli.
Agnese alza la testa verso il cielo. Lo sguardo si perde sulla luna che segna una virgola luminosa. Rimane bloccata a guardarla. Immobile. Sorride.
Martino Grasso
Giornalista bagherese; ha scritto anche molti racconti.