L’angolo della poesia: “Oltre” di Francesca Lippi

 

Cari amici, oggi vi proponiamo una splendida e struggente poesia che il nostro direttore, Francesca Lippi, ha voluto condividere con noi.

Sono versi dedicati ad un bambino di nome Lorenzo, che amava il basket e che il mare si è portato via.
In quel tragico incidente perse la vita, nel tentativo di salvarlo, anche sua madre.

Oltre

 

Oltre la cronaca mi piace ricordarmi di te

Oltre quel mare che t’ha ghermito maligno

Tu, preda troppo facile

Ingoiato dai flutti

Ora non odi il fragore lontano

delle lacrime di chi

Ti ha amato.

L’urlo esce invano

Dalla tua gola,

Mentre la paura ti assale.

Oltre le corse, i giochi, le risate,

oltre il pianto, oltre il domani con noi.

Nessun canestro da centrare

Per te

Oggi.

Oltre la vita che sfugge

va il nostro amore.

3 thoughts on “L’angolo della poesia: “Oltre” di Francesca Lippi

  1. Gentile Francesca, dedicare un’Ode ad una creatura agli albori della vita ed a sua madre, entrambi uniti nella sorte funesta per un gesto d’amore estremo, rappresenta il dono della sensibilità umana e materna che meriterebbe continua ridondanza, al fine di valorizzare sempre più l’importanza dell’esistenza umana, già troppo effimera e misteriosa; ma soprattutto troppo avara nei confronti di chi ancora non conosce l’essenza della vita e fruirne i valori. Anche per questo la Poesia ha ragione di testimoniare una dedica a ricordo imperituro di chi voleva vivere… e vuol vivere! Grazie. Ernesto Bodini (giornalista scientifico – Torino)

  2. Caro Ernesto, ringrazio te e i lettori che hanno avuto la bontà di leggermi. La poesia ha accompagnato Lorenzo nel suo ultimo viaggio e ora è con lui sottoterra. La sua nonna mi ha inviato una lettera di ringraziamento che conservo gelosamente come il ricordo di un bambino vivace che giocava a basket con il mio Lorenzo.

  3. Grazie Francesca per il dono prezioso della tua poesia e della tua amicizia.
    Filippo, il mio secondogenito, dopo due giorni dalla nascita ci ha lasciato e questa poesia mi ha riportato alla tragedia di quelle interminabili ore di veglia.
    Domenica scorsa (celebrando i defunti donatori degli organi) nella Chiesa monumentale di Iglesias dedicata a Francesco d’Assisi tra le canzoni delle corali una mi ha riportato al dolore della tragica morte di un bambino.
    Ti offro questa nennia e il link per poterla ascoltare.
    IL FATTO è storicamente accaduto -era il 21 marzo 1957- quando lungo la valle l’attività dei mugnai era ormai in declino. Nella prima metà del ‘900, infatti, San Lorenzo (frazione di Osilo) contava una trentina di mulini idraulici e due gualcherie. Negli anni ’50 solo pochi erano ancora attivi. Ma che cosa ci vuole dire, in definitiva, questa canzone? Pietro Pisanu -morto nella culla, sepolto da una roccia- è ancora vivo e ancora continuerà a vivere. Una canzone, quando diviene memoria, certe volte è capace anche di questi prodigi. Così, davvero nulla contano ormai i soliti dati anagrafici -San Lorenzo (Osilo), 3 maggio 1956, 21 marzo 1957-; rimane invece una memoria viva che gli restituisce tempo e vita, nel cuore delle persone. (Dal sito http://www.Antoniostrinna.it )
    E’ diventata una canzone popolare in tutta la Sardegna http://www.youtube.com/watch?v=Ns0jsYuXO7k

    TESTO

    Dialetto sardo nuorese

    Badde lontana di Bertas

    Sutta su chelu de fizzu meu
    como si canta finzas tres dies.
    Badde lontana, Badde Larentu
    solu deo piango pensende a tie.
    Moltu mi l’asa chene piedade
    cun d’una rocca furada a Deus.
    Badde lontana, Badde Larentu
    commente fatto a ti perdonare.
    Zente allegra e bella festa
    poetese in donzi domo.
    Chelzo cantare, chelzo pregare
    ma nun m’ascultat su coru meu.
    Dammi sa manu Santu Larentu
    Deo so gherrende intro a mie.
    Dammi sa manu chi so peldende
    faghem’isperare umpare a tie

    Traduzione

    Valle lontana

    Sotto il cielo di mio figlio
    adesso si canta per tre giorni:
    valle lontana, valle di san Lorenzo,
    soltanto io piango pensando a te!

    Me l’hai ucciso senza pietà
    con una roccia rubata a Dio:
    valle lontana,valle di San Lorenzo,
    come faccio a perdonarti?

    Gente allegra e bella festa,
    poeti in ogni casa;
    voglio cantare,voglio pregare,
    ma il mio cuore non mi ascolta.

    Dammi la mano, San Lorenzo,
    c’è la guerra dentro di me.
    Dammi la mano, mi sto perdendo…
    fammi sperare insieme a te…

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