L’elisoccorso “118”, un servizio non privo di rischi ma di assoluta efficienza e utilità
Gli “angeli” della salvezza in volo
Professionalità, etica ed abnegazione a tutela della nostra salute
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Sono almeno 50 le basi in tutta Italia e oltre 1.600 operatori che compongono il Servizio Sanitario di Emergenza “118” in Elisoccorso (uno dei migliori in Europa). Delle Basi operative 38 (i dati sono relativi al 2008) sono configurate come HEMS (Helicopter Emergency Medical Services), in quanto dispongono di un equipaggio formato da un pilota, un medico anestesista-rianimatore, un infermiere; 29 anche come SAR (Search and Rescue) nelle quali al resto dell’equipaggio si aggiunge anche un tecnico del soccorso alpino specializzato in ricerca e salvataggio. Attraverso il sistema di urgenza-emergenza sanitaria viene garantita la medicalizzazione rapida per il paziente critico sul posto dell’evento, e dopo averlo stabilizzato in condizione di sicurezza portato nell’ospedale più idoneo per il tipo di patologia riscontrata. Una risposta mirata in base al grado di urgenza ed emergenza medica, alla presunta gravità, al numero di persone coinvolte e alla localizzazione dell’evento scegliendo l’intervento più opportuno alla richiesta di soccorso.
In sintesi gli interventi sono classificabili in primari e secondari. Nel primo caso quando l’elicottero viene inviato (trasporto primario) direttamente sul posto dell’incidente o del malore, nel secondo caso l’elicottero viene impiegato per il trasporto (secondario) di un paziente critico da un ospedale all’altro, dotato di strutture specialistiche assenti nel presidio inviante. È una, a dir poco, confortante garanzia per la tutela della nostra salute che il SSN eroga dal 1988 (i principali riferimenti normativi sono rappresentati dal DPR 27/3/1992 e dalle linee guida emanate dalla Conferenza Stato-Regioni). I medici che in Italia effettuano il Servizio di Elisoccorso sono circa 500, e quasi tutti sono anestesisti-rianimatori. Nessun riconoscimento economico è previsto per il rischio volo, sia nel caso di personale che effettua servizio in orario di lavoro, sia nel caso di coloro che lo effettuano in consulenza; questi operatori sono retribuiti con la stessa cifra di chi svolge una seduta operatoria aggiuntiva.
Il mio pensiero è frutto di esperienze vissute più volte accanto ai sanitari e tecnici durante la loro quotidiana attività, due in particolare: la partecipazione “in diretta” nel 1999 a due giornate con le équipe dell’Elisoccorso “118” delle Basi di Torino e Borgosesia (VC), nel corso delle quali ho potuto conoscere e capire con profonda condivisione la necessità di un servizio sanitario di cui, ancora oggi, a mio avviso, parte del grande pubblico non conosce le caratteristiche istituzionali e operative. Al di là del fatto di aver in seguito recensito su più testate giornalistiche le esperienze vissute, la mia riflessione va ben oltre in quanto ho cercato di entrare “nel vivo” di questi professionisti, senza distinzione per alcuno, traendone quegli spunti umani che fanno della loro professione (che rappresenta sempre l’ordine di partenza e di arrivo in ogni “missione” di soccorso) una scelta ponderata e incondizionata in favore della collettività, perché «soccorrere chi è in pericolo ed assistere chi è nel bisogno – sostiene uno di questi professionisti – non è un mestiere… È un onore e un privilegio».
È peraltro implicito l’appagamento che deriva dall’esercizio di questa professione, ma ritengo che ogni operatore preposto (altamente preparato e motivato) è dotato di una certa dose di “coraggio” e soprattutto non è mai troppo distante da ciò che l’individuo-persona rappresenta… Questa personale convinzione, che peraltro ho usato come sommario nei miei articoli, mi impone il doveroso ricordo di tutti gli operatori del soccorso periti durante la loro funzione istituzionale. Sono diversi gli eventi accaduti sino ad oggi nel nostro Paese, descritti da tutti (o quasi) i mass media, contribuendo a diffondere la cultura delle potenzialità del SSN, come quella del soccorso in emergenza. Da quando il Servizio è operativo sul territorio nazionale gli incidenti sono stati 36, con 32 deceduti, 47 feriti, 79 illesi e 158 il numero delle persone coinvolte. L’ultimo evento risale al 9 novembre 2011 della Base di Caltanisetta (per un trasporto secondario) in cui è rimasto vittima il co-pilota e feriti il pilota, il medico anestesista-rianimatore, l’infermiere e la paziente trasportata. Personalmente ritengo sia doveroso riportare l’attenzione su questi operatori, preposti alla prevenzione e alla cura delle patologie traumatiche sia esse lievi o gravi, non di meno il valore etico che impone una scelta come questa. Per tutte queste ragioni desidero ricordare medici, infermieri, piloti, tecnici del soccorso alpino e volontari del soccorso che hanno perso la vita per “difendere” la nostra attraverso la loro opera (in volo) di prevenzione e cura. E, a nome della collettività, riconoscere loro una ideale medaglia al valore civile.
Nella foto Ernesto Bodini con il dott. Davide Cordero in volo durante un’operazione di soccorso (Base di Borgosesia, 21 agosto 1999)