Ricordo del prof. Bruno Bruni, fondatore a Torino del Museo del diabete
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Parecchi anni fa in un corridoio accanto alla Divisione di Endocrinologia all’ospedale Maria Vittoria di Torino, veniva aperto il Centro di Diabetologia, voluto dal prof. Bruno Bruni. Nello stesso corridoio c’era un piccolo armadio dove Bruni riponeva tutto ciò che riguardava la storia e la cura del diabete. Anno dopo anno il clinico continuava a mantenere a sue spese il Centro, che ha preso il nome di “Karen Bruni Böcher” (oggi conosciuto come “KB”). Nato a Pavone Canavese nel 1923, Bruni compie gli studi classici al “Galileo” di Firenze, consegue la laurea in Medicina e Chirurgia a Torino nel 1947, e la libera docenza in Endocrinologia nel 1969. In seguito, soggiornò a Parigi, Copenaghen e in Germania; al suo rientro in Italia fu assistente di Microbiologia all’Università torinese fino al 1954. divenuto primario nel primo reparto ospedaliero italiano di Diabetologia all’ospedale Maria Vittoria, si occupò soprattutto dei rapporti tra psiche e diabete e di informazione-educazione, ma anche di immunopatologia dell’insulina. Dopo la scomparsa (nel 1975) della moglie Karen Böcher, una fisioterapista danese, l’eminente clinico nel 1982 fondò con un gruppo di giovani l’associazione Centro di Diabetologia Karen Bruni Böcher (“KB”) con sede iniziale all’ospedale Maria Vittoria e in seguito in Via Beumont 72, nella Torino Liberty. Qui ha completato un programma di informazione per l’autocontrollo e l’autogestione del diabete con una serie di video-film originali fino a “compenso psicologico del diabete”. In questa sede nel 1989 costituì il “Museo del Diabete”, raccogliendo materiale documentario sulla storia della diabetologia.
Primo in Italia e forse in Europa, superiore a quello di Bevenjen, vicino ad Hannover in Germania, questo Museo (iscritto alla Associazione Europea dei Musei di Storia delle Scienze Mediche), offre ai visitatori una biblioteca che dal 1975 si è arricchita di oltre 3.000 volumi, parte dei quali antichi, rari e pregiati (il più antico è datato 1563), ma anche molti manoscritti, carteggi, referti, fotografie, farmaci. Una bibliografia primaria e secondaria è negli indici di Schumacher (1953), di Schadewaldt (1975), di Peumery (1987) e di Von Engelhardt (1989) che completano tutta la letteratura sul diabete di particolare valore storico. Tra le oltre 150 testimonianze di vita su diabetici e diabetologi del passato i reperti storici comprendono apparecchi scientifici e strumenti di ogni epoca per la misurazione domiciliare della glicemia e della glicosuria, come il Diabetimetro Bottini e il Glicosimetro Syron e un non comune “Reattivo triplo” in antica boccetta; ma anche siringhe di vetro da insulina, bollitori, iniettori automatici, contenitori auto fabbricati di varia provenienza. un pezzo particolarmente raro è rappresentato dall’autosiringa universale lombardo per l’iniezione di insulina, usata dal meccanico-motorista diabetico Piero Barbieri, dal 1937 al 1993.
Prolifico divulgatore con oltre 260 pubblicazioni scientifiche, nel corso della sua lunga attività professionale il prof. Bruni ha inoltre pubblicato (con P.L. Barbero e Renato Béttica-Giovannini) “Storia del trattamento del diabete” (1979), “Storia delle Associazioni Diabetici” (1986), “Storia dell’urina dolce” (1993), “Storia della Diabetologia Piemontese” e le monografie “Il Museo del Diabete” (1995), e “Storia breve del diabete mellito” (1997). Inoltre, ha realizzato una versione filmata in 4 videocassette della storia dei diabetici prima e dopo l’insulina. Il diabetologo torinese era nipote dello psichiatra Vitige Tirelli (1866-1941), del quale ne ha riunito l’archivio presso il Museo, dopo aver curato con la moglie Karen (nel 1971), la stampa di “Un Atlante inedito di psichiatria clinica di Vitige Tirelli”. Il Museo, che è visitabile telefonando al n. 011/44.77.127, è il risultato di una serie di fortunate coincidenze e di lunga dedizione del clinico torinese che hanno favorito il racconto di una storia medica, psico-sociale e intellettuale del diabete, intesa non solo come malattia di antica speculazione ma anche come condizione sociale. Una eredità per tutti i torinesi e per quanti sono interessati alla conoscenza del valore storico di una importante patologia sociale (sono oltre 3 milioni i diabetici in Italia) la cui evoluzione, a mio avviso, suggerisce l’importanza della prevenzione.
sono un diabetologo di Napoli. ho conosciuto il prof. Bruni. desidererei una sua foto per inserirla in una diapositiva per un congresso su diabete e tecnologia. . dott. Gerardo Corigliano fondatore Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici