“Viva!” Un progetto europeo “salva vita” per imparare a riconoscere l’arresto cardiaco
Per la Settimana della rianimazione cardiopolmonare dal 14 al 20 ottobre
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Con lo scopo di migliorare la conoscenza e la formazione dei cittadini e degli operatori sanitari alla rianimazione cardiopolmonare, il Parlamento Europeo ha invitato nel giugno scorso gli Stati Membri ad istituire una “Settimana di sensibilizzazione dedicata all’arresto cardiaco”. Una iniziativa di indubbia utilità ed esempio di emancipazione della cultura sanitaria, oltre che di senso civico e “responsabile” nei confronti reciproci a tutela della salute umana, che trova riscontro concreto nelle varie iniziative in corso nei vari Paesi tali da abbattere sensibilmente le statistiche. In Europa oltre 400 mila persone ogni anno sono colpite da arresto cardiaco, oltre 60 mila in Italia; e ogni giorno nei Paesi dell’Unione 1.000 persone muoiono per arresto cardiaco. Inoltre, secondo le statistiche, il 70% degli arresti cardiaci avviene in presenza di qualcuno che potrebbe iniziare la riabilitazione cardiopolmonare (RCP), in Europa ogni 90 secondi un tentativo di RCP non ha successo perché iniziato tardi, nel 15% dei casi la RCP viene iniziata da qualcuno dei presenti. E va anche rilevato che se riuscissimo ad aumentare la percentuale di RCP immediata dall’attuale 15% al 50-60% dei casi, potremmo salvare circa 100 mila persone all’anno in Europa.
Per queste ragioni è stato istituito il Progetto “Viva!” che rientra nel programma della Settimana (dal 14 al 20 ottobre) dedicata a realizzare nelle varie piazze del Paese una ampia gamma di eventi per informare le diverse fasce della popolazione italiana, volti a riconoscere come si manifesta un arresto cardiaco e le relative manovre per salvare la vita di molte persone. «Il Progetto “Viva” – precisa il Paolo Angelino, cardiologo, dirigente dell’Unità di Cardiologia all’ospedale di Rivoli (To) diretta dal dott. Ferdinando Varbella, ed esperto di cardiologia clinica e rianimazione cardiopolmonare – nasce su base nazionale, promosso dall’Italian Resuscitation Council, aperto a più Società scientifiche di settore, e sotto il patrocinio del Presidente della Repubblica e del Parlamento Europeo, non solo per diffondere la cultura della rianimazione cardiopolmonare, ma anche l’uso del defibrillatore fra la popolazione comune».
Il defibrillatore è un apparecchio che ha la capacità di “riconoscere” autonomamente la fibrillazione ventricolare (il ritmo più frequente dell’arresto cardiaco extraospedaliero), e che può essere affidato a chiunque si trovi di fronte ad una persona in arresto cardiaco. Chiunque dovrebbe essere in grado di usarlo per dovere morale, e saper riconoscere un arresto cardiaco attraverso un corso di 4 ore in cui viene insegnato l’uso dello stesso defibrillatore nel contesto in cui si trova il primo soccorritore. «I segnali di un arresto cardiaco – spiega il clinico – sono rilevabili dalla persona che improvvisamente appare priva di conoscenza e che non risponde al “sollecito” verbale, e ciò richiede la nostra attenzione e l’intervento di competenti, e se soprattutto l’infortunato non respira è necessario l’intervento del “118”. Inoltre, la morte improvvisa nell’80% dei casi, è dovuta a infarto coronarico o sindromi coronariche acute che hanno come prima manifestazione l’arresto cardiaco. Fra le altre cause, troviamo, le cardiomiopatie, cioè gravi malattie del muscolo cardiaco ed in percentuale minore, anche se non irrisoria perché colpiscono i giovani e i bambini, le cosiddette morti in culla che non hanno apparenti spiegazioni, spesso dovute a rare malattie ereditarie dei canali ionici». La settimana del Programma divulgativo, che conclude il periodo di dieci mesi, comprende in tutta Italia una campagna di sensibilizzazione attraverso i mass media, e il web, incontri e manifestazioni pubbliche con la partecipazione di operatori sanitari e del soccorso. Gli obiettivi cardine a cui mirare per la messa in pratica di un defibrillatore prontamente disponibile sono dunque il posto di lavoro, le scuole, i centri sportivi, gli ambiti sanitari, la propria abitazione e i luoghi di svago di pubblica frequenza.