Il fenomeno della solidarietà
Il volontario “profetico”, una presenza quasi insolita ma dal fulgido esempio della più concreta solidarietà
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Nel settore della solidarietà, intesa nel senso più estensivo del suo significato, e quindi in tutti i campi dell’emarginazione e del bisogno sociale, non mancano certo esempi di notevoli presenze e concreti contributi, nonostante l’imperversare dei molteplici aspetti negativi della attuale società: gestione politica allo sfascio, crisi economico-finanziaria ed occupazionale in continua ascesa, atti criminosi quasi all’ordine del giorno, etc. Tuttavia, e forse per tutte queste ragioni, la cultura della solidarietà e quindi del volontariato non deve venire mai meno, attraverso la quale tutti noi dovremmo trovare il giusto spazio (ruolo) della cittadinanza e della condivisone. Detto questo, sappiamo tutti che nel nostro Paese esiste una miriade di Associazioni di volontariato (molte sono anche onlus), ma forse non tutti sanno che esiste anche il volontariato, per così dire, più privato, che fa della gratuità il principio guida della propria azione. In questo caso, il fatto di non essere inglobato in Organizzazioni istituzionalmente ben definite, da una parte lo espone alla scarsa incidenza sociale e sul piano politico, dall’altra però gli conferisce una forte carica profetica. Questa definizione ricorda il detto latino: “Nemo propheta in patria”, ossia, raramente una persona di merito è stimata per quello che vale nella propria società. Io credo che un uomo più dotato degli altri è saggio se si rammarica per i limiti delle sue capacità, ma non si affligge per il fatto che gli altri non le riconoscono. Individualità, spontaneità, gratuità sono quindi le tre connotazioni fondamentali di questo tipo di volontariato che ha sempre attraversato la storia e che, appartenendo così strettamente alla sfera del privato, non potrà mai essere compiutamente normato. Tuttavia, va detto che il volontario o chiunque esprime un atto di solidarietà umana, non deve mai sostituirsi agli enti pubblici in quelle che sono le loro competenze: le sue iniziative non possono essere gestite nell’ottica del fare “concorrenza” alle istituzioni.
In questo essere puro dono, nella capacità di sacrificio (non di rado sono particolarmente penalizzati gli affetti familiari) perché la vita rimanga degna di essere vissuta, nella sua assoluta imprevedibilità che è capace di sorprendere e far stupire in positivo l’umanità sta la sua preziosità, in quanto costituisce “richiamo profetico” e “coscienza critica”…, soprattutto nei confronti di quel volontariato organizzato che a volte poco conclude, e nei confronti di quella pseudo solidarietà che non ha ragione d’essere e di esistere! Sono convinto che operare attraverso studi, ricerche ed azioni personali con intelligenza e grande dedizione (è sempre la presenza umana apportatrice di conforto e di speranza) nei confronti dei propri simili più bisognosi, costituisce (o dovrebbe costituire) l’obiettivo principale di ogni essere umano, le cui speranze devono essere riposte in ciascuno di noi poiché nessuno è troppo povero da non avere da dare: sarebbe come se i ruscelli di montagna dicessero da non aver da dare al mare perché non sono fiumi. Dare quello che si ha per qualcuno può essere più di quanto si creda. E, dare subito, significa dare due volte…! Va anche detto che una società come la nostra non ha solo dei doveri nei confronti dei propri membri più indifesi e quindi più bisognosi, ma ha anche bisogno di loro: è povera la società che si priva del loro apporto. E ciò si basa su una buona dose di ottimismo e nella convinzione che la speranza sostiene la nostra capacità di vivere nelle avversità senza esserne sopraffatti, anche se gli ostacoli appaiono insuperabili a cominciare soprattutto dalle cosiddette barriere psicologiche.
“nessuno è troppo povero da non avere da dare: sarebbe come se i ruscelli di montagna dicessero da non aver da dare al mare perché non sono fiumi”: bellissimo modo di rendere un concetto importante. Bella e più che condivisibile riflessione, Ernesto!
Carissimo Ernesto,
dopo il cordiale e proficuo incontro in Sardegna in occasione della V Riunione Monotematica (29-30 novembre) su “IL TRAPIANTO DI FEGATO”, colgo l’occasione di questa riflessione per ringraziarti del dono prezioso della tua amicizia e di quello ancora importante della condivisione dei valori della solidarietà e della partecipazione “profetica” al nostro operare per gli “ultimi, i poveri e senza voce”.
Si , come ebbi a dire nella mia riflessione ( sulle pagine di questo nostro giornale sul Il ruolo del volontariato: “Dalla parte di Abele” https://www.ilmiogiornale.org/il-ruolo-del-volontariato-dalla-parte-di-abele/ ) nella nostra società occorre, come tu dici, “un “richiamo profetico” e una “coscienza critica”…, soprattutto nei confronti di quel volontariato organizzato che a volte poco conclude, e nei confronti di quella pseudo solidarietà che non ha ragione d’essere e di esistere!
Grazie ed un abbraccio.
Giampiero