L’angolo di Full: “Unione proletaria”
La deputata Simona Millefichi, sottosegretaria alla Pubblica Istruzione, aveva perso il portafoglio. Non quello striminzito assegnato al suo ministero, bensì il proprio corposo portamonete.
Il destino politico di Simona Millefichi era scritto. Alle elementari, già sparava espressioni tipo la specificità intrinseca e, da ragazza, parlava in continuazione senza sostare un solo minuto nel silenzio di se stessa. In seguito continuò a disquisire, predicare e arringare ascoltandosi compiaciuta in prima fila.
Dunque, la deputata aveva perso il portafoglio. Ma, prima ancora di accorgersene e sbiancare, un signore gentilissimo, al telefono, le comunicava di averlo rinvenuto.
Con le dita affusolate “da tastierino”, modellate da milioni di essemmeesse, la deputata inseriva prontamente il nome del suo interlocutore in Google e, in cinquantadue secondi netti, lo identificava in un noto avvocato domiciliato nella residenza più esclusiva della città dove, per l’appunto, la invitava a ritirare il portafoglio. Nessun tipo di problema, dunque.
“Che culo” si disse la onorevole educata al neo gergo camerale. Saltò in auto e si recò al luogo indicato.
Davanti alla lussuosa palazzina, l’attendeva un distinto signore brizzolato in rappresentanza dell’avvocato impegnato al Foro nella sua consueta mansione di Principe.
«Mi segua onorevole» propose ossequioso.
Appena svoltato l’angolo due robusti figuri sollevarono di peso la sottosegretaria e la depositarono sui sedili posteriori di un’auto che s’avviò mollemente, come si conviene nelle zone residenziali molto fighe.
«Dobbiamo solo concordare la ricompensa per il ritrovamento», informò il distinto brizzolato che le si era seduto accanto, «non siamo degli esosi, onorevole: ci basterà il contenuto del suo portafoglio elevato alla seconda potenza».
L’auto prese un’assolata strada provinciale mentre freddezza e lucidità cominciavano a riaffacciarsi nella Millefichi. Il suo portamonete conteneva all’incirca mille euro e quei pezzenti si accontentavano della seconda potenza. Dunque, si trattava del tipico sequestro lampo da parte di balordi. L’onorevole sangue della deputata tornò a scorrere con qualche regolarità insieme alla ritrovata parlantina: «Non c’è problema: se nessuno di noi farà delle sciocchezze, nel giro di mezz’ora avrà i ventimila euro che chiede. Mi basta fare una telefonata. Suggerisca lei le modalità». E, per la serie stiamo lavorando per voi, aggiunse con enfasi: «Oggi si vota il decreto sulla Pubblica Istruzione per cui devo essere tassativamente in aula fra un’ora. Sbrighiamoci!».
Scostandosi appena dal distinto, il brizzolato scoppiò in una fragorosa risata.
“Mi sa che stavolta so’ cazzi”, sospirò la deputata nel neo gergo camerale.
L’uomo si ricompose in un freddo tono conclusivo: «Lei è la degna rappresentante di una Pubblica Istruzione sempre più sgangherata e allo sbando. Per sua conoscenza e disgrazia, la informo che mille alla seconda potenza non fa ventimila, bensì un milione di euro».
La Millefichi deglutì saliva doc. Stava tornando la lenza politica che tutti temevano:
«Ascolti signore, sia che paghino o non paghino il milione, lei avrebbe addosso tutta la Polizia di Stato. Dice il saggio: non regalare un pesce all’affamato, ma insegnagli a pescare. Che ne direbbe di un posto come tesoriere in un qualche partitello politico? Lei è persona abile e un milione di euro sarà presto alla sua portata.»
Il black&decker della Millefichi continuò a trapanare l’uomo che alla fine sbottò ostentando sarcasmo:
«E quale sarebbe questo partitello?»
«O lo troviamo, o lo fondiamo: è molto più semplice che aprire una gelateria o fare un sequestro, mi creda. Che ne direbbe di qualcosa tipo Unione Proletaria? Coi poveracci si va via facile e la miseria è un articolo in ripresa.»
Fermarono l’auto nell’ombra versata da un ospitale platano e, in capo a mezzora, ripresero la marcia con una perfetta inversione a U. Come Unione Proletaria.
Fulvio Musso