Quando l’amicizia scende in campo con la solidarietà e la condivisione

pubblico che assiste a una conferenza

A Torino un coinvolgente incontro dai risvolti psico-sociali

 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

Un uomo e una donna parlano seduti a un tavoloTra le molteplici esigenze di approfondire le relazioni sociali non capita tutti i giorni di assistere a dibattiti sul tema dell’amicizia, intesa sotto tutti gli aspetti possibili e immaginabili. Ma nei giorni scorsi a Torino, nella sede de’ La Collina dei Leprotti, per iniziativa della Tranchitella Educations Services (Srl), si è tenuto un incontro ad orientamento psico-sociale sul tema  “L’Amicizia: un sentimento dalle infinite interpretazioni etimologiche. Quale valore umano e quale comportamento nei contesti sociali, professionali e sportivi” che, coordinato dalla giornalista Clara Vercelli, ha inteso rappresentare un vero e proprio dibattito tra i relatori e il folto pubblico, su uno dei più atavici sentimenti che coinvolgono da sempre l’umanità attraverso un percorso da analizzare in tutti i suoi aspetti per capire, credere, condividere e magari far proprio un “comportamento” non tanto per condizionare o farsi condizionare dal prossimo, quanto invece per migliorare i rapporti umani senza ipocrisia, opportunismo o illusioni… Volendo rammentare quanto è stato detto e scritto sinora, ossia dall’antichità ad oggi, ci vorrebbe più che una enciclopedia ma se si vuol citare la Treccani, ad esempio, si legge che il termine deriva dal latino Amicitia, a sua volta derivazione sempre latina di amicus, “amico” e, approfondendo la descrizione si legge: «vivo e scambievole affetto fra due o più persone, ispirate in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima (profonda, pura, disinteressata); o al contrario, interessata, superficiale o apparente, e dichiarata o mantenuta soltanto per l’utilità materiale o il vantaggio che se ne può trarre. Ed ancora: falsa, incostante, etc.». Eloquenti  alcune espressioni, emerse nel corso dell’incontro,  con la libertà e la franchezza che l’amicizia consente ed esige come: “te lo dico in tutta amicizia”, “lo fece per pura amicizia”, e l’ormai nota e popolare “patti chiari e amicizia lunga”.

Essendo stato coinvolto quale relatore mi è sembrato utile, ad esempio, citare l’aforisma del poeta e saggista francese Charles Peguy (1873-1914): «L’amicizia è di quei beni insostituibili, perché inerenti alla memoria e alla storia»; e c’é da crederci se si pensa che dai tempi più remoti infinite sono giunte a noi riflessioni e considerazioni in merito a quello che oggi riteniamo essere un “nobile” sentimento del comportamento umano. L’amicizia viene considerata spesso come una forma attenuata di amore. Un sentimento più debole, meno impegnativo, meno esigente, casto, segno di una innegabile limitatezza; molto meno celebrata e per certi versi meno “protagonista” rispetto all’amore, ma che occupa un posto importante nelle relazioni personali. Interpretando il pensiero collettivo non è venuta meno l’esigenza di chiedere: cosa sarebbe la nostra vita senza questi incontri fatti di affinità intermedie tra la semplice simpatia e la passione o l’amore coniugale? L’amicizia, a seconda delle varie culture e diverse epoche, ho sintetizzato, ammette gradazioni diverse: collega di lavoro, compagno di giochi, vicino di casa, etc. che possono però diventare degli amici, così come una grande amicizia può trasformarsi in una intimità paragonabile all’amore. Ma questa flessibilità dell’amicizia la rende forse, ancor più dell’amore, di difficile definizione. «L’amicizia – ha ribadito lo psicologo Pietro Tranchitella, che ha fortemente voluto questo incontro – è quel qualcosa laddove c’é la possibilità di sentirsi accuditi in una fase di attaccamento, e anche in un più “allargato” contesto competitivo, ovvero in una situazione di agonismo (anche sportivo); ma l’amicizia è anche ascolto e al tempo stesso rinuncia fatta per abbandonare, quando il caso lo richiede, quell’inutile antagonismo fine a se stesso…».

Per quanto riguarda l’amicizia nell’ambito dello sport è stato invitato Bruno Bernardi (firma storica de’ La Stampa), che ha rievocato con alcuni aneddoti le sue esperienze di amicizie confidenziali e non, con talenti sportivi e allenatori di fama nazionale e internazionale. In particolare episodi di rapporti di amicizia tra gli ex pugili Nino Benvenuti e Emile Griffith (1938-2013); ma anche la sua personale amicizia con il sia pur difficile carattere del calciatore Omar Sivori (1935-2005), e con il calciatore e allenatore argentino Helenio Herrera (1910-1997), riportando in più servizi giornalistici gli aspetti tecnico-sportivi ma anche alcune sfumature caratteriali e di… vita sociale, loro e di altri famosi sportivi. «Si può diventare amici – ha precisato Bernardi – anche nello sport, naturalmente, ma è importante che ci sia lealtà e rispetto e, in questo ambito avvolto da riflettori e popolarità, terminata la gara, la sconfitta, l’amicizia non deve venir meno perché in caso contrario tale non sarebbe».

All’incontro è intervenuta Daniela Ruffino, vice presidente del Consiglio della Regione Piemonte che, nel portare il saluto a nome dell’Istituzione, ha precisato: «Anche in politica l’amicizia ha un senso, oltre che una “utilità”, soprattutto se c’é chiarezza di intenti e un rapporto sincero e leale». Una affermazione dettata dalla sua esperienza di amministratore locale (è stata sindaco per due mandati di un paese della provincia di Torino), ma anche dalla sua sensibilità che la contraddistingue per le problematiche sociali. Le ha fatto eco Giovanni M. Ferraris, assessore regionale allo sport, sottolineando che lo sport deve essere inteso come agonismo e non come “antagonismo”, e che in questo contesto l’amicizia può costituire un contributo per meglio crescere insieme, senza conflitti o “rivalità” alcuna… Anche Franco Fattori, vice sindaco di Nichelino (un grande comune della provincia torinese, accompagnato dell’assessore alle Politiche Sociali Maria Antonietta Ricci) ha caldeggiato il concetto dell’amicizia, affermando che non sarebbe “serenamente” possibile non avere tale rapporto nella vita politica, in quanto attorniarsi di buone amicizie consente di raggiungere obiettivi  comuni, e magari condividere determinate scelte, anche se ciò nel concreto non è sempre facile…

pubblico che assiste a una conferenzaMa l’ovazione maggiore a questo incontro la si è avuta dai numerosi interventi da parte del pubblico, con domande, personali riflessioni e testimonianze sullo sviluppo e mantenimento dell’amicizia. Toccante la testimonianza di Daniel, quarantenne, un rumeno da vent’anni a Torino, che ha idealmente ringraziato per essere stato accolto e aiutato dai nostri connazionali, e quindi oggi socialmente e professionalmente ben integrato con la propria famiglia. Roberto Dosio, un torinese da anni impegnato nel sociale, ha voluto puntualizzare che l’amicizia è una realtà poliedrica, fatta di tanti ingredienti e quindi molto soggettiva che si manifesta in base alle personali esperienze, ma che nell’insieme vorrebbero contribuire a meglio definirla… «Si tratta anche di saper ascoltare – ha precisato – anche se a volte questo non basta perché il nostro interlocutore (amico/a) ha bisogno di concretezze. Tuttavia, un rapporto amichevole si basa essenzialmente sui comuni interessi, sulla reciproca simpatia e sulla sincerità: in certi casi potrebbe essere molto utile non dire all’amico una verità per non ferirlo o magari deluderlo. Questi ed altri elementi non sono sempre manifestati con chiarezza e spontaneità, ed è per questo che l’amicizia ha bisogno di un valore superiore, senza il quale non avrebbe bisogno di esistere…».

Tutti contributi che confermano che l’amicizia è necessaria alla vita: nessuno (o quasi) sceglierebbe di vivere senza amici, perché come sosteneva Seneca (4 a.C. – 65): «Senza amici i beni di questo mondo sono nulla». Ma non è possibile conoscersi a vicenda prima di aver consumato il sale di cui si parla, e non è nemmeno possibile accogliere amici né esserlo prima che ciascuno si sia mostrato amabile all’altro e se ne sia conquistato la fiducia, senza la quale nessuna forma di società è possibile. Ed è forse anche in questo implicito contesto pensiero, che ho rilevato nei successivi interventi, attraverso il quale si è soliti affermare che l’amicizia autentica non si dichiara, ma si dimostra, perché non vi sono parole che ci permettano di definirla; mentre noi tutti, comunque, siamo amici (o ci riteniamo tali) e per ciò anche nemici in rapporto ad altri.

 

Nelle foto di Maurizio Delle Site, in alto il Dr Tranchitella con la giornalista Vercelli, in basso il pubblico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *