Gigi Giussani e le sue “figlie”. Un viaggio tra versi, immagini e musica
Dopo Sabrina Paladini, anche la nostra lettrice-collaboratrice Lucia Bonanni ha voluto raccontarci le sue impressioni su alcuni brani di Gigi Giussani, altro amico del nostro giornale. Nella riflessione che segue Lucia ci parla anche di alcuni video che questo eclettico artista ha creato per le sue canzoni e pubblicato sul suo canale Youtube.
“Ciao ragazzi, ragazze, diversamente giovani, diversamente instabili”, sono qua a scrivere e a cantare per voi! Voglio dirvi dell’amore, del tempo, delle relazioni umane, della vita nel suo divenire, della diversità che isola ed è anello di congiunzione, della solitudine che è la più sociale e la meno sociale delle esperienze; voglio raccontarvi di quanto è bello lasciarsi andare a quel senso di leggerezza che ci aiuta a lenire gli affanni con la semplicità che rende grandi le cose; voglio narrare dei luoghi dell’anima, delle sue capriole, dei suoi tormenti e delle sue alterità, dei sogni non realizzati, dell’amore giovanile e di quello coniugale. Sembra dire Gigi Giussani, autore e interprete di quelle bellissime “figlie” come lui ama definirle che sono i suoi componimenti e le sue musiche.
Gigi, un poeta dal cuore dolce e sonoro e dall’animo colmo di bellezza; autore di poesie in versi e in musica in cui esprime tutta l’essenza del proprio essere e il desiderio di sentirsi sempre in sintonia col mondo fuori e dentro di sé. Il testo che di primo acchito può apparire superficiale e privo di contenuti accettabili, al lettore attento si rivela in tutta la sua forza espressiva e diviene un vero e proprio pannello su cui si dipingono le tematiche che interessano esistenze e vissuti.
“… da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione” dice Platone nel Simposio. Così il nucleo centrale del discorso poetico-musicale-visivo, proposto da Gigi, è l’amore che “non è soltanto un mazzo di rose (e neppure) la casa e un piccolo giardino” perché l’amore è sintomatico alla bellezza e non vive di “sciami di parole disperate”, ma si nutre di semplicità e canzoni sempre nuove. Gigi riflette molto sulla condizione umana e non abbandona mai la speranza quale canto fermo nelle difficoltà e nelle disavventure come nella gaiezza e nella serenità. Con purezza d’animo egli guarda a chi “in precario equilibrio” nel “gioco della vita (che) impone regole severe” mentre il suo cuore “batte contro corrente” e non li considera dei diversi e neppure li spinge, come spesso succede, “nelle cantine del mondo”, ma parla loro con amore, non li abbandona, non li condanna perché in quella alterità egli vede se stesso, vede l’uomo nelle proprie fragilità e vicissitudini.
“Se ci pensiamo un poco, questo intento non è utopistico… peccato solo che continuiamo a non capire nulla dai messaggi della storia” egli afferma a commento di un video in cui si vedono scene di battaglie dipinte, soldati in trincea durante la Grande Guerra, gli assalti militari durante il secondo conflitto mondiale e i prigionieri dei lager, la protesta di Piazza Tienanmen con lo studente che solo e disarmato cercò di fermare una colonna di carrarmati, e poi il micidiale fungo atomico, le tante stragi degli ultimi tempi con persone e bambini dilaniati dalle esplosioni. Ma Gigi ancora una volta non perde la speranza del fatto che “Possiamo Ancora Creare Equilibrio” creando un acrostico con la parola PACE e mostrando mani che si intrecciano a formarne il simbolo da imprimere nel cuore.
Con la medesima chiarità d’animo egli guarda la vita nel suo divenire e la raffigura “come un piccolo bonsai” che via via cresce e si arricchisce e va verso cose sempre più grandi. Tanta la tenerezza nei componimenti che l’autore poi canta con voce pura. Gigi possiede il dono di “avere sempre in tasca un nuovo sole” e “ottimismo” è il nome dato al coraggio di affrontare il destino, trasformato in “oro e argento (una volta sconfitti) temporali e vento”. Sono gli occhi che guardano cieli di speranze a far tornare alla semplicità della vita il ragazzo stanco delle sue pazzie e che per le sue pazzie si era ritrovato “sempre più agitato (a) vivere di tempo (a) vivere di niente (e) dentro un vuoto da riempire”, un disagio che può essere colato solo dalla genuinità degli affetti.
Le immagini che scorrono nei video sono in parallelo con le parole del componimento e si fanno trasposizione visiva di quanto è detto con la scrittura. Ecco allora le rose rosse, cuori e scritte di vario genere e forme a raccontare dell’amore, anche di quello abbandonato sull’autostrada in una torrida giornata d’agosto. La folla, le auto incendiate, la guerriglia urbana, i fumogeni allo stadio, la scritta je suis Charlie, le maschere e le immagini surreali a narrare di “mani che non distinguono le carezze da un patibolo” in questa società sconcertata in cui il malessere è così diffuso da essere “sintomatico” e reale. Le bugie talvolta possono ferire e il sentimento si accartoccia come una foglia autunnale e i nasi si allungano come quelli di un Pinocchio smemorato. Ma poi ci sono i bambini, piccoli bonsai, con la loro allegria a farci volare oltre l’arcobaleno. Nel mosaico della vita gli essere umani sono “inceri funamboli” e il loro disagio è rappresentato da figure sole ed emarginate, spesso relegate ai confini della loro esistenza, dimenticate e abbandonate al loro destino. “L’anima è un concetto” ci dice l’autore e la rappresenta sia con un raggio di sole sia con un bosco nebbioso perché ciascun uomo vede ciò che ha nel cuore e il paesaggio interiore è specchio di quello esteriore e viceversa. Questo componimento, “L’anima” è molto curato tanto nel contenuto quanto nella forma espressiva e nelle figure retoriche; la musicalità dei versi lo rende leggero come piuma e fine come seta. Il gioco sonoro che si crea tra le parole passaggio/assaggio/omaggio, poroso/odoroso, concetto/concerto, incanta il lettore e chi ascolta e ricorda che “al cuore si comanda cuore a cuore”.
Ecco anche perché i ragazzi innamorati “in meno di un secondo… devono dal lor animo, le mani strette strette. Belle le immagini dei lucchetti, dei ragazzi sul muretto o tra schizzi d’acqua e girasoli a scambiarsi amore. Le idee, i pensieri, le osservazioni, le emozioni evocati dalle parole e dal visivo di “Volevo essere Pippo” e “Naufraghi” sono complementari perché si completano le une con le altre e al “volevo essere come un figlio per tutto questo nostro mondo” fa da controcanto la consapevolezza di “essere naufraghi sulle navi che portano al cuore”. Da una parte il desiderio di voler essere ciò che non si è stato oppure ciò che non è avvenuto: “pedine colorate, frutti e radici e rami intrecciati, una canzone gitana, una tavola imbandita” e dall’altro il richiamo ai pericoli del mare, alle Sirene che al tempo di Ulisse dimoravano al largo della penisola di Sorrento, tutto narrato in modo epico e delicati fiori sulla superficie del mare. Questi concetti e questa ridda di sensazioni e sentimenti rimandano e fanno da compendio anche al video “Pace”, nel corso del Tempo utopia e miraggio dell’Uomo e della Storia.
“E’ incredibile, nonostante siano passati tanti anni dalla mia prima composizione, quanto di estremamente intimo e puro, emotivamente parlando, possa librarsi in volo e testimoniare il messaggio che le mie canzoni vogliono trasmettere.
E ancor più incredibile è questa straordinaria appartenenza al tanto bistrattato genere umano.
Abbiamo, custodito nel cuore, il ricordo di esperienze, simile, eppure diverso in ognuno di noi, e nonostante questo nostro essere distanti, delle parole, siano esse offerte sotto forma di prosa, poesia o canzone, ci regalano la consapevolezza di noi stessi, di quello che siamo e quello che il mondo ci dona o ci toglie, del perché un Signore più grande di noi ci abbia donato la vita, e del perché amiamo e siamo amati.” Scrive ancora l’autore per spiegare meglio il proprio sentire e l’impegno morale verso L’Umanità, impegno che manifesta attraverso la poesia e la musica, arti a cui si affida con spontanea partecipazione e insieme ad Ungaretti sembra dire “…poesia/è il mondo l’umanità/fioriti nella parola/la limpida meraviglia di un delirante fermento”
Col medesimo fermento poetico la voce ben calibrata e impostata Gigi ci trasporta in un mondo etereo dove le note si intrecciano con i versi per dare vita alla poesia del cuore e alla musica dell’anima per formare un mosaico emozionale in cui possiamo riconoscere noi stessi e sentirci in sintonia con la vita. Sia nei versi che nella musica Gigi racconta se stesso, racconta la dolcezza del suo cuore e la profondità della sua anima ci rende partecipi di quella Bellezza di tanto il mondo ha bisogno.
Felice di aver potuto leggere i componimenti di un poeta che scrive con la penna intinta nel calamaio del cuore, compone musica e canta con voce sincera.
Grazie, Gigi!
Lucia Bonanni
San Piero a Sieve
11 maggio 2015
Un bacio, un abbraccio ed un sentito ringraziamento a te, carissima Lucia.
Spero di avere, nell’imminente futuro, la possibilità di conoscerti di persona.
Ancora grazie per le belle espressioni che hai usato nei miei riguardi.
A risentirci a presto.
So long.
Gigi.
“L’anima è un concetto. Non segue un filo logico.
Libero è il pensiero libero che insegue la speranza.
Esiste la via per dire, fare, baciare.”
E’ PROPRIO VERO, LA POESIA SALVA LA VITA… ne sono convinta anch’io… perché è anche vero che…
“al cuore si comanda cuore a cuore”
Ciao, Lucia
…nell’imminente futuro, ad un patto, però, che poi cantiamo tutti insieme dal vivo.
E’ stato un piacere per me scrivere per quanto ho letto e ascoltato dei tuoi lavori.
A presto.
Lucia
Canterò con te e per te con immenso piacere.
Ancora grazie e a presto.
Gigi.