Viaggio nella Medicina italiana dal Medioevo alla fine dell’Ottocento
Tra gli scaffali della mia libreria alla scoperta di medici illustri che furono anche fisici, poeti, matematici e scrittori.
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Non solo durante l’anno, ma é soprattutto durante le vacanze che si ha più tempo e pazienza di andare alla ricerca negli scaffali della propria libreria di qualche volume un po’ più datato e, magari letto più volte, e che quindi vale la pena portarlo a conoscenza dei lettori… Tra scienza, narrativa, saggistica e storia della medicina mi è capitato tra le mani “Vita di medici illustri” (Luisé editore, 1990) di Giuseppe Scandiani, un’opera che ricorda chi furono i medici che sottolinearono l’importanza delle malattie nella storia. Essi, incoraggiati o ostacolati nelle loro inclinazioni dalle certezze scientifiche dei tempi e della società di cui erano parte, depressi dalle proprie incertezze, esaltati dai propri successi, hanno finito per dare rigore scientifico a due verità: che l’uomo non è un aristocratico solitario nel mondo della natura; che al pari degli animali, ha un corpo che talora si ammala, ma può essere curato, bene o male.
Molti esempi sono descritti in questa piccola ma al tempo stesso sostanziosa pubblicazione, che tra l’altro, al Salone del Libro di Torino del 1990, raccolse molti consensi per le curiosità riscoperte in ambito della storia della medicina. I protagonisti di questa raccolta sono tutti italiani, ad eccezione del portoghese Pietro Ispano. Tra i medici dotati di un elevato senso pionieristico è da ricordare Mondino de’ Liuzzi (Bologna 1270-1326, nella foto) che, nel 1316, descrisse il pericardio dopo aver sezionato cadaveri umani. Spetta a lui aver individuato la necessità dell’autopsia, in un tempo in cui vigeva il tabù della dissezione. Antonio Benivieni (Firenze 1443-1502) fu invece uno dei padri dell’anatomia patologica. Questo abile chirurgo ebbe in cura le più potenti famiglie fiorentine, godendo della stima e della protezione di Lorenzo il Magnifico (Firenze 1449-1492). Un significativo contributo dato alla conoscenza del corpo umano, va riconosciuto al cremonese Realdo Colombo (Cremona 1510 – Roma 1559) il cui nome è legato alla scoperta della piccola circolazione del sangue; descrisse inoltre con esattezza l’azione delle valvole cardiache, polmonari e aortiche.
In epoca più recente incontriamo Bernardino Ramazzini (Carpi 1633 – Padova 1714), lontano erede della grande tradizione filosofica rinascimentale che, con la pubblicazione “De morbis artificum”, fondò la medicina del Lavoro. Ma la storia della medicina non conosce una carriera più precoce di quella del toscano Lorenzo Bellini (Firenze 1643-1704) che a soli vent’anni venne nominato docente di medicina teorica nello Studio pisano. Il Bellini, che fu anche filosofo, matematico e poeta, individuò nel rene l’esistenza di un sistema canalicolare, terminante i tubuli attraverso i quali l’urina confluisce nelle pelvi. Allo sviluppo della chirurgia, la cui storia del moderno insegnamento scientifico ebbe inizio nel 1785, contribuì Giovanni Alessandro Brambilla (San Zenone al Po 1728 – Padova 1800), consigliere aulico e primo chirurgo della sanità militare nell’impero di Giuseppe II°. Tra i medici “audaci” per il bene dell’umanità l’autore non manca di citare Eusebio Giacino Valli (L’Avana-Cuba 1755-1816). Nel 1804 a Costantinopoli, guarì a stento dalla peste che si era autoprocurato per studiare su se stesso la malattia. Altro progresso riguarda la psichiatria, la cui riforma si deve a Vincenzo Chiarugi (Empoli 1759-1820): con l’aiuto del granduca di Toscana Leopoldo I, nel 1785 aprì a Firenze il primo manicomio d’Europa. Il Chiarugi formalizzò le proprie cognizioni psichiatriche nei tre volumi del “Trattato medico analitico della pazzia”, in merito al quale fu definito il “padre, in Italia, della psichiatria clinica autonoma”.
Tra questi ed altri protagonisti l’autore non manca pure di ricordare medici che nello stesso tempo erano letterati, filosofi e soprattutto poeti, come il poeta dialettale piemontese Edoardo Ignazio Calvo (Torino 1773-1804, nella foto). Medico di fatto e non per vocazione, debuttò sulla scena poetica appena ventiquattrenne; regolarizzò la propria attività medica in ospedale, adoperandosi per la diffusione dell’innesto del vaiolo. La raccolta comprende il profilo di Cesare Lombroso (Verona 1835 – Torino 1909), il noto fondatore dell’antropologia criminale la cui attività scientifica a Torino gli consentì, tra l’altro, di esaminare crani illustri. Maria Montessori (Chiaravalle-Ancona 1870 – Nordwijk – Olanda 1952), prima donna medico in Italia, è tra i più caratteristici profili di medici illustri. A lei si deve il ruolo di sostenitrice dell’Autoeducazione, il metodo che, oltre a portare il suo nome, vuole essere considerato come l’aiuto capace di far conquistare alla personalità umana la sua indipendenza liberandola dai pregiudizi degli antichi metodi di educazione. Sviluppi scientifici, orientamenti professionali a vantaggio dell’umanità intera e della cultura medica prodotta dai medici stessi (nel contesto degli eventi storici in cui vissero), il cui contributo merita di essere annoverato nella letteratura sia storica che scientifica.