La strategie di comunicazione antimafia estirperanno le “Strategie di comunicazione mafiosa”? Se ne parla a Bagheria con Giusy La Piana

Strategie di comunicazione mafiosa, saggio di Giusy La Piana, finalmente è stato presentato ufficialmente anche a Bagheria (Pa), la cittadina d’origine dell’autrice. Dopo le presentazioni Toscane, organizzate a Borgo San Lorenzo e Pistoia (con la collaborazione dell’ente di promozione sociale Il Granello di Sale) e alla libreria Feltrinelli di Palermo, la criminologa bagherese, coadiuvata dall’organizzazione di Sinistra Ecologia e Libertà di Bagheria, ha presentato alla “sua” cittadinanza il suo ultimo libro, che tratta un tema scottante e purtroppo vicino alla realtà bagherese.

Più di 150 persone tra i presenti, che nonostante il boicottaggio che l’evento ha subito indirettamente (manifesti strappati e consigli di qualcuno a non intervenire), hanno partecipato attivamente alla presentazione di questo saggio sulla mafia.

Venerdì a Palazzo Cutò, a Bagheria, si è creato un vero e proprio dibattito sulla mafia e la situazione bagherese, nella quale aleggia purtroppo ancora quel virus mafioso da cui alcuni sono affetti senza sapere di averlo contratto. Purtroppo esistono anche coloro che, invece hanno diffuso questa “malattia” e il bagherese come ogni cittadino italiano dovrebbe cercare di riconoscerlo e cercare di non farsi contagiare.

La Piana, dopo aver salutato i presenti e ringraziato Luca Lecardane di Sel Bagheria, che ha voluto fortemente questo incontro, l’Amministrazione comunale che l’ha ospitata e la direttrice della Biblioteca la Dott.ssa Amodeo che li ha accolti con grande disponibilità, ha cominciato a presentare se stessa e il suo libro. “Non vi nascondo di provare grande emozione quando mi trovo a presenziare a questi incontri di presentazione nella mia città. Questo posto mi ricorda il mio esordio con il primo libro e le emozioni legate a quell’evento. L’ansia è stata simile ad allora: ti prende quella smania di dover rendere al meglio, perché la gente che ti conosce, se da un lato, ti manifesta grande affetto è inevitabile che sia più critica ed esigente. Mi auguro al di là di tutto, -continua La Piana- che la nostra città riesca davvero a smarcarsi da tutto il male che l’attraversa. Non possiamo negare che la mafia abbia come un cancro dilaniato persino i pensieri di chi abita questa terra. La mafia come atteggiamento, come modus vivendi, è nefasta profondamente perché si annida ed è difficile da estirpare. Purtroppo la grave crisi e la totale assenza di sviluppo porta molti giovani a trovare la propria dimensione altrove e frequentando spesso la capitale paradossalmente trovo sempre più giovani conterranei fuori perchè a quanto pare la loro terra non ha offerto loro molto. L’altro giorno con amici coi quali ci si confrontava sulle esperienze professionali, facevo una riflessione: se la quasi totalità dei giovani trova altrove terreno fertile, questa terra a chi affiderà e se affiderà il proprio sviluppo? Mi chiedo spesso: Come mai a Bagheria, nonostante tutte le sue ville e le bellezze artistiche, non si riescono a creare percorsi turistico-culturali all’all’altezza ma si riescono a garantire per anni dorate latitanze di boss? Come mai la comunicazione a Bagheria, quando si tratta di garantire i mafiosi funziona efficacemente e quando si tratta di valorizzarla o presentarla almeno per quel che è, non funziona? Come mai, nonostante la pioggia di finanziamenti europei su questo territorio per l’inclusione sociale e lo sviluppo, lavorano sempre e solo i soliti? C’è molta gioventù capace che scalpita per dare il proprio contributo alla crescita di Bagheria ma imputa alla classe dirigente la colpa di aver prodotto solo mancanza di prospettive di sviluppo. La mafia, purtroppo trova la sua linfa nel sottosviluppo e nell’atavica crisi socioeconomica che attanaglia tante famiglie ormai. In questo contesto cosa nostra cresce ed usa i mezzi di comunicazione nel modo più efficace al fine di penetrare e mimetizzarsi nel tessuto sociale. E’ sempre complesso, difficile estirparla e chi pensa che la mafia che non spara sia un segnale di annientamento della criminalità organizzata si illude peccando di una valutazione assolutamente superficiale. A mio modo di vedere è fondamentale la prevenzione: sviluppare il tema della legalità attraverso i giovani , ai quali è affidato il futuro.” A rappresentare il futuro della città che non vuole la mafia, tante famiglie si sono presentate con i figli adolescenti, ieri a Palazzo Cutò, per confermare, quindi le idee esposte dall’autrice.

Si è continuato a parlare del prezioso lavoro svolto da magistrati e forze dell’ordine, ma che senza una vera politica antimafia è nullo. Quello che ci vuole è un quotidiano rispetto delle regole da parte di ciascuno nel proprio contesto per giungere ad una concreta politica antimafia quale valore condiviso.

La parte marcia della cittadina avrà davvero compreso che la gente ha voglia di cambiamento e spera di non dover chiedere più favori a nessuno, ma di farsi valere grazie alle proprie forze? I siciliani a volte credono che il virus mafioso sia solo una loro prerogativa, ma purtroppo il resto d’Italia è stata contagiato e tutti ne piangono le conseguenze. Il problema del lavoro, della non meritocrazia, del servilismo e dei bandi di concorso ad personam sono purtroppo divenuti gravi piaghe di tutta l’Italia, anche se si crede che in Sicilia tutto ciò sia più radicato. La lotta deve essere dentro ognuno di noi. Grazie a Giusy La Piana, ancora una volta potremo riflettere sul nostro futuro e su quello dei nostri figli: che sia libero dalla mafiosità!

Giusy Chiello

Redattrice- giusy.chiello@ilmiogiornale.org

Foto: Elisa Martorana

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