Raccontonweb: “Max” di Gianluigi Giussani
Max
Basta. È da un po’ che ci penso. Sono proprio stufo di questa maledetta situazione.
Nessuno che ti degni mai di uno sguardo pacifico, che si interessi a te. Pronto a sposarsi tutti i tuoi problemi e i tuoi bisogni. Nessuno.
Eppure mi sto impegnando con tutto me stesso. Tutto il mio corpo esprime al meglio la sensazione di disagio che provo e che mi ha portato fin qui. Su questo marciapiede zozzo e scomodo. Nei pressi della piazza del paese. Raggiunto a caro prezzo, tra indicibili sofferenze e patimenti.
Non so quanti di voi avrebbero avuto il coraggio di fare questo, e non so quanti altri hanno patito le disgrazie capitate al sottoscritto. Poco importa. Ora sono diventato più egoista di un tempo. Voglio esclusivamente pensare a me stesso, colpevolizzando il mondo intero come responsabile del mio misero destino.
Oh sì, avevo una casa dove stare. Una famiglia e tutte le agevolazioni e i pensieri che questo comporta.
Una discreta salute, se escludiamo gli acciacchi che la mia venerabile età ha elargito a piene mani, e un buon rapporto di vicinato grazie al quale ero apprezzato e rispettato. “Già… guarda come sei conciato ora”, sentenzia la mia vocina interiore, la mia cara amica coscienza, che mi fa sentire immediatamente inadeguato, sporco, inutile. Io che alla vita ho dato tanto. Tutto. E dalla stessa vita abbandonato e dimenticato.
Ma piangerci sopra non serve a niente e a nessuno, tantomeno a me. Così mi faccio coraggio e, seduto sul marciapiede sorrido, con gli occhi lucidi e la gola secca, ad ogni passante che passando – appunto – mi saluta con un flebile sorriso o al massimo mi rivolge due parole di conforto.
Un giorno di questi li mordo, così saranno costretti ad accorgersi di me.
Che vita da cani.
Gianluigi Giussani
Di questo autore abbiamo già pubblicato il racconto “Onde”
E pensare che, trovando un padrone, favorirebbe pure l’economia, lo sviluppo; collare, guinzaglio, cuccia, croccantini, vaccinazioni e cento altre cose. Ma lui, da quel galantuomo che è, s’appella al progresso. Poverello.
Complimenti all’autore.
“Che vita da cani” un doppio senso che no offre scampo… un binomio che vale tanto per gli animali quanto per l’uomo!
Ma i cani… sono davvero i cani… oppure sono gli uomini stessi che si comportano da cani? Io dico che sono gli stessi uomini che scansano chi si trova in difficoltà solo perché ai loro occhi privi di iridi appare un diverso; la diversità fa paura perché richiama le ombre annidate nel fondo oscuro della psiche per cui ceri comportamenti sono consequenziali e sintomatici.
Un racconto tutto giocato sul doppio senso e una certa-amara ironia per quanto accade intorno a noi nella vita di tutti i giorni.
Un abbraccio, Gigi, e grazie per queste occasioni di riflessione.
Buona domenica.
Lucia
Un grazie sentito a Fulvio Musso e Lucia Bonanni, autori pregevoli che mi onoro di avere come esempio compositivo e umano.
Ancora grazie per le belle parole.
Gg – poco più di niente -.