Nel 2015 Sardegna in controtendenza per donazioni e trapianti di organi
Lo scorso 17 febbraio il Centro nazionale trapianti (CNT) ha reso noti i dati su trapianti e donazioni di organi nel 2015. Lo scenario è senza dubbio positivo, con 3.317 interventi eseguiti (67 in più rispetto al 2014) e un segno positivo per tutti gli organi ad eccezione del polmone, per il quale i trapianti sono calati dai 126 del 2014 ai 112 dello scorso anno. Incoraggiante anche la percentuale delle opposizioni alla donazione, scesa dello 0,4% rispetto all’anno precedente: 30.6% contro 31%. Leggermente in calo, invece, sono stati gli accertamenti di morte e il numero dei donatori effettivamente utilizzati (ossia quelli segnalati i cui organi sono poi risultati idonei e compatibili con pazienti in lista): rispettivamente 2.332 e 1.170. Tuttavia, il CNT ha chiarito che «questa lieve oscillazione è imputabile agli elevati standard di sicurezza che caratterizzano il nostro sistema».
Rispetto alla stessa data dell’anno precedente, al 31 dicembre 2015 il numero dei pazienti in lista di attesa era più alto: 9.070 contro 8.758. Se consideriamo, però, che all’8 marzo 2015 tali pazienti erano 9.105, quindi anche più numerosi, il dato non dovrebbe far preoccupare, anzi, conferma quanto affermato dal CNT circa la «sostanziale stabilità dei dati di lista, dovuti ad un maggiore equilibrio, rispetto al passato, tra i flussi di entrata e di uscita». Segnaliamo che ieri, 24 febbraio 2016, si è toccata addirittura la vetta di 9.329 pazienti ma, visto l’andamento dello scorso anno, possiamo ben sperare in una riduzione di questo numero. Meno consolante, invece, è la conferma della proporzione per cui gli organi disponibili consentono ogni anno di trapiantare all’incirca solo un terzo dei pazienti in lista.
Passando dal contesto nazionale a quello regionale della Sardegna, potremmo aspettarci un quadro simile, soprattutto considerato che, di norma, l’Isola si attesta nella media nazionale e che, in alcuni anni, ha registrato risultati anche migliori. Invece, i dati raccolti dal Centro regionale trapianti (CRT) sono davvero scoraggianti: 52 trapianti complessivamente realizzati contro gli 80 dell’anno precedente, con un crollo per tutti gli organi. In particolare, i trapianti di cuore e fegato risultano dimezzati (passati rispettivamente da 6 a 3 e da 29 a 14); quelli di pancreas sono crollati da 7 a 1 e quelli di rene calati, seppur di poco, da 38 a 34. Da segnalare, inoltre, che, con solo 14 interventi, il Centro trapianti di fegato del “G. Brotzu” – unico centro autorizzato ad eseguire questo intervento in Sardegna – si è ritrovato fanalino di coda nella classifica nazionale, come evidenziato nella tabella pubblicata già a gennaio da PisaToday.
In calo anche le segnalazioni dei potenziali donatori e dei donatori effettivamente utilizzati: le prime pari a 65 nel 2014 e a 57 nel 2015; i secondi pari a 35 nel 2014 e a 31 lo scorso anno. Ma a spiegare il crollo del numero di trapianti realizzati è anche il dato allarmante sulle opposizioni: un 33,3% che risulta superiore alla media nazionale – come già detto, pari al 30.6% – e maggiore di oltre 10 punti rispetto al 2014 (23,1%). Non solo: in due anni tale tasso è aumentato di circa il 20%. L’anno scorso, durante la presentazione dei dati 2014, l’Assessorato regionale alla Sanità non mostrò alcuna preoccupazione per quel +10% dei “no” alla donazione rispetto al 2013, anzi, evitando questo confronto, presentò tale dato come positivo in quanto ben al di sotto della media nazionale (31%). Non sembra, quindi, che la scelta di fare lo struzzo abbia portato buoni frutti. A onor di cronaca, va segnalato che nel 2015 anche altre regioni hanno registrato un considerevole aumento delle opposizioni: in Liguria sono cresciute addirittura del 14,4% e persino la “virtuosa” Toscana ha riportato un +6,3%. Meno organi donati, però, significano meno malati salvati, per cui questo è uno di quei casi in cui il detto “mal comune mezzo gaudio” non regge e non consola.
Come appare ancora più chiaro da queste tabelle elaborate dalla Prometeo AITF Onlus, il 2015 in Sardegna è stato un anno nero, ulteriormente rattristato dalla morte di quattro pazienti in attesa di un nuovo fegato. Per quanto già detto all’inizio circa l’insufficiente disponibilità di organi, il fatto in sé non dovrebbe – purtroppo – stupire, tuttavia, in questo caso si può ben parlare di un’anomalia. La lista di attesa per un nuovo fegato in Sardegna, infatti, è notoriamente corta, ossia normalmente non passa molto tempo tra l’inserimento in lista e l’intervento, per cui è raro che si registri più di un caso di morte durante quest’attesa.
Già ad aprile 2015 fu persino l’allora coordinatore del CRT, il prof. Carlo Carcassi, a parlare di “campanello d’allarme”. Dopo di lui, alcune associazioni richiamarono l’attenzione sui primi dati scoraggianti ma quando, commentando i pessimi dati ufficiosi del primo semestre, la Prometeo denunciò l’andamento negativo di donazioni e trapianti, ci fu chi la accusò pubblicamente di star speculando sulle morti dei pazienti. Accusa molto grave, tanto più che a lanciarla fu il presidente di un’altra associazione di settore. Il tempo, però, ha dato le risposte che doveva dare.
Come spiegare questi dati negativi, soprattutto per le segnalazioni di potenziali donatori e per le opposizioni, posto che le morti encefaliche purtroppo accadono sempre? La concomitanza di varie circostanze sfavorevoli è certo possibile: meno morti, meno donatori idonei o compatibili, molti organi ceduti ad altre regioni per urgenze o altre motivazioni (lo scorso anno ne sono stati ceduti 33 a fronte di 5 ricevuti)… È plausibile, però, che ci siano stati anche problemi oggettivi nelle rianimazioni locali, strutture incaricate di gestire la fase della donazione. Problemi che potrebbero esser stati risolti nella seconda parte dell’anno, anche considerato l’aumento delle segnalazioni di potenziali donatori e dei “sì” alla donazione registrato nei dati ufficiosi. Del resto, un sistema efficiente – e tale, in Sardegna, è la Rete regionale dei trapianti – sa identificare le criticità, che inevitabilmente sorgono, e sa poi superarle. E con quest’ottica positiva si può anche guardare alla novità per cui, a sorpresa, lo scorso anno la Rianimazione più attiva per le donazioni è stata quella di Sassari con 20 segnalazioni.
Come sarà il 2016 nell’Isola? Se il buongiorno si vede dal mattino, migliore dell’anno precedente e non solo perché per fare meglio basterebbe poco: al 23 febbraio, infatti, si registravano già 8 trapianti di fegato realizzati. A rendere rosee le prospettive contribuisce pure l’avvio del trapianto di fegato diviso (split liver), che consentirà di salvare due pazienti con un solo organo e di aumentare questi trapianti di circa il 30%. Altro vantaggio apportato da questa novità è che la Sardegna non rischierà più di “perdere” fegati: in base alle nuove disposizioni del Centro trapianti nazionale, infatti, il fegato dei pazienti entro i 50 anni di età deve essere destinato al trapianto split e se la Regione che ne ha uno disponibile non è in grado di eseguire questo tipo di trapianto, deve “cederlo” a un’altra a ciò attrezzata, senza aver diritto alla restituzione.
È, quindi, su questi attuali dati incoraggianti e non su quelli passati che ora vogliamo porre la nostra e la vostra attenzione. Su di loro come sull’esistenza di una rete – quella delle donazioni e dei trapianti – che può fare passi falsi, ma non si ferma mai, nonostante le polemiche e i tagli. E ancor più attentamente dobbiamo guardare alla grande generosità delle tante persone e famiglie che consentono di tramutare una perdita dolorosa in una gioiosa rinascita per altre persone e famiglie.