Governo:I presunti vincitori ed i certamente vinti
L’attesissimo scontro finale tra Fini e Berlusconi si è appena chiuso nel modo più ovvio, vista la pochezza politica e morale dei protagonisti e delle altre pedine di questo squallido gioco.
I numeri dicono che il Cavaliere ha vinto, ma dicono anche che si tratta di un risultato talmente risicato che qualunque persona di buon senso troverebbe ridicolo vantarsene.
Per comprendere quanto, invece, sia sonora la sconfitta subita da Fini, le nude cifre non bastano: occorre andare a guardare chi e cosa c’è dietro quei numeri. Il fondatore di Fli, infatti, non solo ha perso a livello personale, nello scontro con quello che è ormai palesemente il suo più acerrimo nemico, ma ha anche perso a livello politico: le astensioni e i voti contrari alla linea ufficiale sono un colpo troppo duro da assorbire per un partito nuovo e per giunta così piccolo, nel quale la fedeltà al leader e la coesione del gruppo dovrebbero essere scontate. Per Fini questa mozione di sfiducia si è tramutato in un autogoal che rischia fortemente di compromettere la sua carriera politica, anche perché ormai non è più credibile neppure in ruoli istituzionali come quello di Presidente della Camera.
Della Triplice alleanza che diede i natali a questo governo l’unico membro vittorioso (ma certamente non soddisfatto) risulta essere la Lega che, da un po’ di tempo a questa parte, qualunque cosa accada, cade sempre in piedi. Se Fini tradisce, i leghisti aumentano di popolarità perché restano fedeli ai patti. Se Berlusconi vacilla, loro aumentano il consenso perché restano un punto fermo per tutti coloro che si riconoscono nel programma della coalizione. Qualunque vento dovesse soffiare, non avranno nulla da temere: se si governerà ancora, potranno dettar legge praticamente su tutto; se si andrà ad elezioni anticipate, otterranno un buon risultato, probabilmente migliore di quelli passati.
Ma tra gli elettori, che sulla carta – anzi, sulla Carta, perché così proclama la nostra Costituzione – sono i veri detentori della sovranità, chi può dirsi vincitore?
I berlusconiani, per quanto il loro profeta preannunci scenari ben differenti, in cuor loro sanno benissimo che, in un sistema parlamentare come il nostro (il cd. bicameralismo perfetto) con questa maggioranza di occasione in una delle due Camere non si può certo governare.
I bossiani sono sicuramente contenti della coerenza alle promesse elettorali dimostrata dal loro partito (che è poi uno dei segreti del loro successo), ma si capisce che – proprio come i loro rappresentanti – non sono appagati: questi signori hanno voglia di fare e di veder fare, per cui – sapendo che in questa situazione non si può far nulla – attendono con ansia un cambiamento di rotta. E, anche se per ora non lo dicono, tra tutte le opzioni possibili sperano in elezioni anticipate.
Tuttavia, i più sconfitti sono, senza ombra di dubbio, gli antiberlusconiani e anche i non berlusconiani, tra i quali – occorre ricordarlo – stanno gli indecisi ovvero coloro che quasi certamente, quando si andrà alle urne, faranno pendere la bilancia da una parte piuttosto che dall’altra. Ecco, questo numerosissimo e variegato popolo spera da anni o almeno da mesi, da quando Fini ha messo fine alla sudditanza nei confronti del Cavaliere, di vedere comparire all’orizzonte una nuova e credibile alternativa politica. E invece ancora niente: il voto sembra sempre più vicino, ma i partiti di opposizione sono tanto impegnati a fare la guerra al premier quanto a insultarsi a vicenda, incapaci di mettere su coalizioni che reggano almeno per l’intera campagna elettorale e ancora di più di stilare programmi che vadano aldilà di uno scontato quanto sterile “liberiamoci di Berlusconi!”.
Marcella Onnis – redattrice
brava Marcella!