Appalti, Cantone risponde alle accuse e conferma col nuovo Codice sblocchiamo l’Italia
De Luca prima, Parisi poi: soltanto nell’ultima settimana il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone ha dovuto difendersi da diversi attacchi provenienti dal mondo della politica, concentrati in particolare sugli effetti – fin qui non del tutto positivi – del nuovo Codice degli Appalti approvato ormai più di sette mesi fa, ma che stenta ancora a far decollare il sistema delle gare pubbliche in Italia.
De Luca contro Cantone. Prima è stato il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a porre (nuovamente) nel mirino Cantone, attaccando duramente l’operato e l’apparato dell’Authority. “Con l’idea di combattere la corruzione stiamo bloccando l’Italia” è la frase con cui ha sintetizzato questo malessere il governatore campano, non nuovo a esternazioni di questo stampo nei confronti dell’ex pm: già a giugno, infatti, De Luca aveva sbottato che “il Codice Appalti paralizza l’Italia”, aprendo il via a una lunga polemica sugli effetti della nuova normativa nel nostro Paese.
Attacchi da Parisi all’anticorruzione. Sulla stessa linea si è inserito poi Stefano Parisi, che tenta la sua scalata alla leadership del centrodestra italiano iniziando ad attaccare il premier Renzi, che “ha consegnato l’Italia nelle mani della magistratura” e soprattutto “Cantone, che è una delle più grandi iatture del nostro Paese. Chi è questo signore, dov’è la sua struttura istituzionale?”, dice l’ex candidato a sindaco di Milano, che aggiunge poi che l’Authority “non è un’istituzione prevista dal nostro ordinamento e sta generando molta confusione nelle amministrazioni pubbliche che sono ulteriormente paralizzate, già soffrendo per una normativa e un’organizzazione molto burocratica. Non avevamo bisogno di questo: il problema della corruzione si risolve avendo persone oneste che fanno politica e sistemi di controllo efficaci, non sistemi di controllo di questo tipo, che sono inefficaci e non riescono ad arrivare a fondo del problema”, conclude l’ex delfino di Berlusconi.
Il nuovo Codice Appalti. Insomma, Cantone è sotto attacco, soprattutto perché considerato l’uomo simbolo del nuovo Codice Appalti, l’intervento di riforma del settore di bandi e gare della pubblica amministrazione che, come ampiamente raccontato alle pagine del portale di riferimento Appaltitalia, è stato introdotto in Italia intorno alla metà di aprile 2016, con l’approvazione del Decreto Legislativo 50/2016. Eppure, secondo lo stesso Cantone, qualcosa di buono e da salvare c’è.
Cose da salvare. Ad esempio, “quest’anno abbiamo interrotto la tradizione di modificare il Codice appalti con la legge di Bilancio e spero che il prossimo anno si farà lo stesso”, ha dichiarato di recente il presidente dell’Anticorruzione, al termine della discussione parlamentare sulla Finanziaria 2017. E poi, in risposta diretta al presidente della Campania, Cantone non ha esitato a ribadire che “se De Luca ha ragione lo dimostrasse, tirasse fuori le prove. Non so da dove abbia preso questa informazione, ma ripeto, se lui ha ragione lo dimostrasse, noi abbiamo dimostrato il contrario. Mi sono stancato di questi slogan basati sul nulla”.
Il sistema boicotta il Codice? Cantone attacca a sua volta sul nuovo Codice, accusando che “una parte del sistema vuole boicottarlo”: secondo il suo ragionamento, “c’è un pezzo del mondo del sistema della burocrazia, piccolo, della stessa imprenditoria, per fortuna piccolo, che vede come fumo negli occhi questo sistema”. Il motivo è semplice: il sistema precedente “dava all’attività imprenditoriale e a un pezzo di burocrazia dei poteri enormi sul piano anche degli interventi successivi, che erano spesso causa di malaffare e corruzione”. Pertanto, secondo il Presidente dell’Anticorruzione “bisogna dare il tempo materiale al Codice di essere quantomeno compreso, prima di fare i giudizi. Ovviamente sono il primo a dire che è necessario fare interventi correttivi”.
Superare il disorientamento. Anche perché è lo stesso Cantone ad ammettere che problemi ce ne sono e ce ne sono stati: il nuovo Codice “contiene alcune buone intenzioni che però rischiano di restare sulla carta”, ha dichiarato in una intervista, perché “si è avuto poco coraggio sull’abolizione del contraente generale, per cui oggi molte amministrazioni stanno provando a farlo resuscitare in modo improprio, per i lavori ordinari”. In generale, però, il nuovo Codice degli Appalti “tiene tante novità e, ovviamente, molte di queste novità hanno creato disorientamento, preoccupazione”, per cui la speranza (non solo di Cantone) è di riprendere presto la strada giusta per sbloccare davvero il Paese.
Angelo Vargiu