Vaccinazioni tra progressi e scetticismo
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
È ormai inevitabile parlare di vaccini in considerazione del fatto che va sempre più aumentando (o non tende a diminuire) la “schiera degli antivaccinisti”: gente comune e persino alcuni medici… In Italia, secondo l’Enpam, sono oltre 350 mila (se si contano anche i pensionati) i medici che si occupano di cure sanitarie, e c’è da ben sperare che tra questi siano un numero esiguo che si “oppone” od è contrario alle vaccinazioni… Eppure tutti hanno studiato Medicina ed acquisito tutte le nozioni per esercitarla a tutela dei pazienti, compreso lo scopo della prevenzione delle malattie infettive e non. Ma quanti di questi ricordano le origini del vaccino, che quest’anno compie 220 anni? Ricorreva il 1796 quando il medico e naturalista Edward Jenner (1749-1823) inoculò per la prima volta un vaccino per proteggere dal vaiolo, una sconfitta primordiale tanto che il clinico britannico è considerato il padre dell’immunizzazione.
Ma bastano questi primi dati per acculturare e sensibilizzare l’opinione pubblica? Io credo che bisognerebbe “insistere” spiegando che i vaccini rappresentano l’atto medico più efficace per la lotta alle malattie infettive, oltre ad essere a basso costo, tanto da aver cambiato la vita dell’uomo oggi non più coinvolto in disastrose epidemie, come quella che coinvolse Siena nel 1348 flagellata dalla peste uccidendo oltre i due terzi della popolazione; mentre è ad opera del microbiologo francese Louis Pasteur (1822-1895) il primo vaccino antirabbico, messo a punto nel 1885. Per non parlare del medico microbiologo e virologo tedesco Robert Koch (1843-1910), precursore della microbiologia, dando così un ulteriore impulso alle vaccinazioni con la scoperta del bacillo della tubercolosi.
Questi i primi passi per far fronte ad altre opere di vaccinazione per combattere tubercolosi, difterite, tetano neonatale, pertosse, poliomielite, morbillo, rosolia, meningite, epatite B e febbre gialla. Nel 1977 l’Oms riuscì a debellare il vaiolo, oggi ormai solo più un ricordo; nel 1990 i Servizi di vaccinazione raggiungevano l’80% dei bambini in tutto il mondo. Pure la poliomielite può definirsi debellata, anche se in questi ultimi anni sono comparsi focolai in Pakistan, Afghanistan e Somalia. E a proposito di poliomielite, ben si sa che furono Jonas Salk (1914-1995) e soprattutto Albert B. Sabin (1906-1993) i pionieri (nella foto) che l’hanno sconfitta. Sabin inoltre, durante la seconda guerra mondiale (era ufficiale medico nell’esertico U.S.) isolò il virus responsabile della febbre “Sandfly” (epidemica nelle truppe U.S. in Africa), e in seguito sviluppò i vaccini contro la febbre “Dengue” e “l’Encefalite giapponese” (vaccinò oltre 70 mila soldati).
Come in tutti i capitoli della storia non mancano aneddoti ed episodi negativi… del resto, si sa, la Medicina non è una scienza esatta e, considerando le diverse malattie (infettive e non) epidemiche che fanno parte del passato, non si può che continuare ad avvalersi della determinante arma della vaccinazione. Gli effetti collaterali? Nessuno ha mai negato che ogni farmaco, vaccini compresi, ne sia privo; ma questo aspetto è bene che il lettore lo approfondisca non consultando inattendibili voci online, ma con gli specialisti del settore. Per quanto riguarda l’attualità è bene consultare il Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale 2016-2018 a cura del Ministero della Salute, con allegato il parere del Consiglio Superiore di Sanità del 9 giugno 2015. Inoltre, potrebbe essere utile leggere “Salute e bugie. Come difendersi da farmaci inutili, cure fasulle e ciarlatani” (Ed. Chiarelettere, 2014, pagg. 237, € 13,60), di Salvo Di Grazia, medico e divulgatore scientifico, che da pag. 61 a pag. 78 dedica un capitolo sulle vaccinazioni. E se in qualcuno permane ancora dello scetticismo… allora è bene rivedere la propria posizione filosofica della vita.