Antonio Manzini e Marco Giallini: due simpatiche canaglie
di Marcella Onnis
L’incontro con Antonio Manzini e Marco Giallini al Festivaletteratura 2017 di Mantova era sicuramente tra i più attesi, visto il grande successo letterario e televisivo della serie con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, nato sulla carta grazie al primo e incarnato sullo schermo dal secondo. Quello che non mi aspettavo, però, era di assistere a qualcosa di molto prossimo a un delirio collettivo: appena i due, in particolare Giallini, hanno fatto capolino nel cortile di Piazza Castello è partita una serie di applausi osannanti.
Per tracciare i movimenti delle due sagome verso il palco non ho neppure dovuto allungare il collo: mi è bastato seguire con la coda dell’occhio lo spostamento dell’onda famelica di teste e cellulari. Scene ordinarie per qualunque contesto attuale, ma che in un festival letterario danno da pensare, come già mi era accaduto a Gavoi, durante l’ultima edizione del Festival L’isola delle storie, per l’incontro con Luciana Littizetto: andiamo a questi eventi perché amiamo i libri, Marcello Fois ci ha definiti addirittura élite del Paese e poi ad entusiasmarci cosa sono? Personaggi televisivi!
Ma veniamo all’incontro, il più scarno di contenuti ma anche il più sboccato e divertente a cui abbia mai assistito a Mantova (più di quello con il duo Pennac-Benni dell’edizione 2016: fate voi). Manzini e Giallini si sono rivelati affiatatissimi nel cazzeggio come una coppia di amici adolescenti. E poco ha potuto fare Luigi Caracciolo per ricondurre queste due simpatiche canaglie a un po’ di “istituzionalità”.
Dietro le numerose battute e prese in giro, però, ha fatto più volte capolino la stima e la riconoscenza reciproca che lega i due artisti. E qualcosa di serio lo hanno persino detto!
Per quanto riguarda la serie di Schiavone, di cui è stato recentemente dato alle stampe l’ultimo episodio, “Pulvis et umbra”, Manzini ha dato un’importante anticipazione: nel prossimo episodio, Rocco insegnerà ai valdostani (e non solo) l’uso corretto di «’sticazzi» che, ha spiegato, significa “chissenefrega” e non, come molti pensano, “accidenti”, “anvedi”, ecc.. Questo concetto, infatti, si esprime con «mecojoni», ha precisato.
Poi, facendosi momentaneamente serio, ha espresso soddisfazione per il successo ottenuto anche in televisione.
Dopo aver annunciato che stanno per cominciare le riprese dei nuovi episodi, ha fatto presente che per i primi sono stati girati 100 minuti (l’equivalente di un film, ha rimarcato) in sole 4 settimane: cifre che già da sole evidenziano il valore del cast e dello staff. L’autore si è detto poi particolarmente soddisfatto – e sollevato – per il fatto che, nei panni del protagonista, sia stato scelto un attore giusto per la sua sceneggiatura. Cosa che – ha lasciato intendere – non gli capita sempre, forse neppure spesso.
E questa è stata una delle prime stoccate che sia lui che Giallini hanno lanciato al mondo del cinema italiano che, a quanto pare, vanta un discreto numero di attori di scarso talento e/o intelligenza. Il cinema nostrano, inoltre, ha parecchi limiti, soprattutto economici, hanno evidenziato. Limiti che, magari, vengono arginati con trovate originali ma con rese chiaramente meno spettacolari rispetto a quelle del cinema d’oltreoceano. Che fare, dunque, se non riderci su come hanno fatto loro?
Tanto, di più non si può fare (che poi è un ritornello parecchio frequente per noi italiani).
Da annotare tra le osservazioni serie anche quanto dichiarato da Antonio Manzini riguardo alla scelta della Val d’Aosta come scenario dei suoi romanzi, come luogo in cui trapiantare un poliziotto romano: «Io amo molto questo posto. C’è qualcosa in comune tra Rocco Schiavone e la Val d’Aosta, che è poco accogliente, c’è poco sole, ma ha posti meravigliosi, basta cercarli: Rocco è uguale».
Per concludere seriamente questo breve resoconto, soddisfo la curiosità di chi Marco Giallini e Antonio Manzini non li ha mai visti dal vivo e se lo sta chiedendo: sì, sono proprio due gran fighi. Da mecojoni proprio. (Chissà quanti, invece, leggendo questa rassicurazione commenteranno con un signorile ’sticazzi…)
Marcy, ce fai morì!!!
E immagina quanto c’hanno fatto mori’ ‘sti due! 😀