I lettori raccontano: “Stalking, lama da morire”. Testimonianza inedita, ultima parte
-Pronto Maldola? Ascolta e basta, fidati, no, no ascoltami e se chiudo
improvvisamente non mi richiamare. Sarò io a cercarti. Sono nei
pasticci;aspetta: oh, ciao caro, è Maldola la saluto e vengo. Maldola, va bene,
salutami tutti, un abbraccio anche da lui a presto cara, ciao, ciao-
-Che fai chiusa qui dentro?-
– Ero venuta a prendere il vecchio cesto della biancheria, quello solito non
mi basta più-
– Con il cellulare?-
– Mi era rimasto in tasca-
– Questa volta che aveva quella rompiscatole della tua amica?-
– Niente, le solite cose, sai com’è, un’attaccabottoni! Uffa! ( deve pensare che la nostra amicizia non è più così forte) Col cavolo la richiamo presto, è diventata pesante, troppo lagnosa con i suoi problemi, hai ragione ( lui mi crede, da un po’ di tempo mi faccio sentire distaccata da lei. Sì, lo vedo, mi crede). Sai, fu allora che nell’;uscire dalla legnaia vidi gli scatoloni dietro i sacchi di concime. C’erano sempre stati? Non so, so solo che li vidi allora e stranamente mi parvero importanti.
Lo seguii in casa, silenziosi entrambi e di nuovo ebbi un colpo al cuore nel passare davanti alla porta del bagno, la maniglia ancora staccata, i segni dei colpi sulla porta. L’aveva forzata, per prendermi, punirmi, farmi capire che per ogni tentativo di ribellione, per ogni tentativo di lesa maestà, ci sarebbero state solo conseguenze spiacevoli, molto spiacevoli. Sai, se fossi andata all’ospedale per denunciarlo c’era già pronta la storia della pazzia di Daniela, Daniela la folle, Daniela l’isterica, Daniela persa dietro alle sue fobie. E per salvare la pazza dai tentativi di suicidio, sì mi hai capita bene, bisognava sfondare la porta, lottare con lei perché non si facesse male. Quanto era bravo il mio bravo marito! Passai davanti alla porta e decisi.
In pochi giorni ho copiato tutti i suoi file osceni, frugato negli scatoloni pieni di lettere e appunti e agende che non avevo mai visto e ficcato in alcune valigie quello che mi sembrava più significativo, ho mandato un po’ dei miei soldi, che per decenni sono stati sempre gestiti solo da lui , sul conto di mia sorella, contattato un avvocato, ho cercato anche di parlare con mia figlia, ma lei mi ha detto solo mamma, vai, prenditi una pausa. Così sono scappata, Maldola.
Eccola Daniela, ora è qui davanti al cancello di casa mia, sembra Meryl Streep, dice mia figlia.
Davvero come non l’ho quasi mai vista. Bionda, bionda, vestita di bianco luminoso, gli occhiali di firma, urla: sono scappata! E ride, finalmente. E’ inizio della sua lotta. Sta qualche giorno da me, ne succedono di tutti i colori col suo gentleman, poi va da sua sorella a Milano, ne succedono di tutti i colori col suo gentleman, che prima qua poi là la bersaglia di telefonate di ogni genere, valanghe di telefonate, tonnellate di parole di ogni genere e tipo, dall’amore
disperato per l’;abbandono alle minacce più truci. Noi fiorentini siamo particolarmente nel mirino. Il viva voce e le registrazioni, che diventeranno armi in mano a Daniela ci gettano addosso una violenza troppo palpabile. Daniela non deve avere amici, non può avere amici, è cosa sua. E diventa l’adultera lapidata, la strega bruciata, sentiamo i colpi delle pietre, le fiamme del Grande Inquisitore.Lui impazzisce, si era impadronito della vita di Daniela e rischia di perderne il controllo. Questo non era scritto nei suoi personalissimi pianeti!
-Non mi lascerà mai in pace, mai. Riprendermi o annientarmi darà sapore alla
sua vita. Sarò sempre in pericolo, sempre e dovunque-
Eccola Daniela, ripassa da Firenze nella sua ridiscesa verso Ancona, col
piccolo esercito del suo grande coraggio. -La mia unica salvezza è la battaglia. Andrò a fare le mie denunce, chiederò la separazione. Se vivo nella paura, come ho fatto fino ad ora non ho speranza. Per me stessa, per la mia dignità perduta , per mia figlia- Dice proprio così.
Sale sulla Rover verde, saluta con la mano prima di lasciare il mio viale, il nostro viale di ragazzine allegre, tanti secoli fa. Alla stazione dei carabinieri ascoltano il suo racconto, la sua paura di un uomo che l’ha picchiata, minacciata, un uomo che ha tanti fucili in casa. Qualcuno ferma le sue parole, le ricorda che una denuncia è cosa da pensar bene, è cosa che sporca una famiglia onorata come quella di Daniela. Lei se ne va indignata, chiama la figlia a cena, cerca solidarietà e aiuto da chi più ha visto e sentito e patito. Lotteranno unite? No, non sono ancora
unite, la figlia è figlia e non vuole ancora condannare il padre.
–E’ stato forse il momento più brutto di tutta la mia storia, il primo impatto
col problema di essere aiutata e anche creduta-
Daniela esce di casa disperata e piena di rabbia, per un po’ gira senza meta, poi decide di affrontare il lupo nella tana, non ci ha forse vissuto per quarantatre anni con il lupo? L’ avrebbe fatto parlare, avrebbe registrato. Certo che puoi venire a casa,( ora lui è nella villa di campagna, quella della legnaia) certo cara, entra, sì, ma consegnami il cellulare ( ne ho un altro in tasca, mio caro, non me la fai facilmente, non più ). “Non avrai paura se tiro il catenaccio, vero? Non si sa mai, con tutte le cattive persone a cui sei andata a raccontare tutte le tue storie!”. Sorride, ironico, ma sicuro che la preda sarà di nuovo affascinata. La preda accende il
registratore.
QUELLA CHE SEGUE E’ PARTE DELLA REGISTRAZIONE CHE DANIELA MI HA FATTO
ASCOLTARE. HO SCELTO I PUNTI CHE MI PAREVANO PIU’ INDICATIVI, ALTRI LI HO
TRALASCIATI PER RISPETTO VERSO DI LEI E ALCUNE VICENDE CHE COINVOLGEVANO ALTRE PERSONE. HO DEPURATO IL TUTTO DA UN TURPILOQUIO DEBORDANTE E MITIGATO UN PO’ LA CRUDEZZA DELLE ESPRESSIONI. HO UDITO LA VOCE DI UN UOMO CHE USA TONI DA ATTORE PROFESSIONISTA. NON PERDERA’ MAI IL CONTROLLO, ANCHE SE PUO’ SEMBRARE, SEMPREE’ IL RAGNO CON LA SUA MOSCA. A QUESTO E’ ABITUATO. QUESTO SA FARE ALLA PERFEZIONE. AGGHIACCIANTE.
Si siedono sul divano, chiacchierano un po’ come fossero due amici che si ritrovano, lei sa che non ha più di 25 minuti di registrazione, così decide di attaccarlo sui ripetuti tradimenti.
Lui- Se sono andato con le altre e’ perché non mi volevi soddisfare e tu ora, brutta puttana mi vieni pure ad accusare! ( voce alta, imperiosa, tagliente ). Meriteresti la pena di morte. Scommetto che è un modo per comunicarmi che ti senti autorizzata ad andare in giro a farti tutti gli uomini che vuoi. Nooo? Silenzio, sto parlando io, quando parlo io tu te ne devi star zitta, capito? ( voce imperiosissima), io avrei scopato con te e avrei rinunciato anche alla
piccola che mi adorava, mi adorava capito! Per vivere con me avrebbe fatto di
tutto-
Lei- Anche vedermi morta?-
Lui- Per modo di dire, certo Ma io avrei rinunciato anche a lei, se tu ti
fossi comportata da brava moglie-
Lei- Mi sento molto gratificata-
Lui- Stronza,pensa che sforzo faccio ora a non andare a prendere il coltello.
Hai paura? ( voce da brividi, fermissima ) Lo vado a prendere, rispondi, devo
andare? Te la fai addosso, vuoi un imodium? Stronza –
Lei- Stai facendo tutto tu, io non sto dicendo niente-
Lui- Ho sposato una stupida, stupida, stupida, che delusione! Credevo tu fossi
intelligente, cazzo –
Lei- Queste sono le tue spiegazioni, no, non ti avvicinare.
La casa della nonna, la casa delle mie estati in campagna. Una casa bellissima, stanze e stanze da esplorare con le mie sorelle bionde, Tutte le estati tornavamo, le stanze sempre uguali, ma di nuovo da esplorare, come il futuro, come i sogni. Eravamo libere in quelle estati. La notte era piena di ciliegie che cadevano dalla luna, rosse, rotolavano nelle stanze e noi le
inseguivamo. E i viaggi che sognavo, andare per il mondo libera a rincorrere avventure. Non
ne ho fatto uno, per te, solo per te, per dirti che andava bene anche così, questo piccolo spicchio di Conero solo, ho chinato il capo e non sapevo che era proprio questo che volevi, perché mi volevi piegare . E le ciliegie non sono più cadute dalla luna, così ero come te, senza stanze d’estate, né sorelle bionde. Non sapevo che non sarebbe servito, che avevi già fatto scelte di odio.
Lui-Non ti tocco, tranquilla, sei sporca, sei sempre stata sporca, puzzi,
eppure ho sopportato anche quello.( Il tono della voce si fa suadente, sommesso) Vieni di là, ti mostro una cosa-
Daniela lo segue, la mano sul cellulare che registra non ha mai smesso di tremare, Daniela lo segue, nessuno sa che è in quella casa da sola.
Lui-Oggi ho pulito casa a fondo, ma quelle rose secche non le ho buttate, le vedi? Le ultime rose che ho comprato per te. Non ti significa nulla? ( la voce si alza decisa ). Lo capisci allora che se è successo qualcosa è colpa tua. E ti dovrei lasciare andare in giro ad accusarmi? In camera mia ho due accette, fanno male, peggio di una fucilata e;sono meno risolutive. Si soffre moltissimo.-
Lei- Basta, basta-
Lui- Senza contare il fatto che potrei anche strozzarti. (Di nuovo la voce imperiosa) Quante volte hai telefonato al telefono rosa? Rispondi solo con un numero. Una, due, tre, cinque, sette, devi rispondere solo con un numero, hai capito, stronza, voglio solo un numero-
Daniela sa solo che deve mantenere la calma, che la notte è ancora lunga, che dovrà uscire di lì in qualche modo, Daniela ora ricorda e comprende quando lui scelse la via del rancore e dell’odio verso il mondo intero. Perché anche a lui fu dato scegliere, nonostante tutto.
Maldola Rigacci
questa storia è da brivido, ma il coraggio di Daniela potrà dare la forza per ribellarsi a tutte le donne che vivono situazioni simili