A 35 anni dalla riforma sanitaria: luci ed ombre evidenziate a cura della dottoressa Bice Previtera
Un interessante excursus nel mondo della Sanità italiana
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Ogni volta che si entra nel merito della Sanità pubblica (e/o privata) non si può fare a meno di citare l’art. 32 della Costituzione, divenuto ormai un “mito”. Tale articolo, ricordiamo, recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Ma come si è evoluto questo diritto (inalienabile… nonostante la spendig review) nel corso dei decenni? Naturalmente la nostra civiltà è in progress grazie anche a quanti si sono prodigati in tal senso, come si evince dal corposo volume L’integrazione Ospedale-Territorio nel Sistema Sanitario Nazionale – Dalla legge 833 del 23 dicembre 1978 ad oggi, mille pagine ed altrettanti allegati (per ora on-line), Armando Curcio Editore, 98,00 euro, di Bice Previtera. L’autrice, messinese di nascita, è medico residente nelle Marche, specialista in Neurologia, in Biochimica e Chimica clinica, consigliere dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Ancona (ma anche poetessa), e ha dato alle stampe quest’opera che, per certo versi, potrei definire faraonica proprio perché, attraverso un’approfondita analisi storica, ha inteso ripercorrere la copiosa normativa che ha portato luci ed ombre nella sanità italiana. Un excursus attento nei particolari e nei dettagli sottolineando più volte i molteplici progressi sia sotto l’aspetto della organizzazione che quello delle prestazioni e delle erogazioni dei servizi, all’interno di un “pianeta” che comprende la più variegata esistenzialità ospedaliera e più estensivamente territoriale.
I numerosi capitoli, seguiti da citazioni e richiami e vari aneddoti, mettono in risalto non solo le indubbie efficienze (ed eccellenze), ma anche le criticità (ormai a tutti note) di un Sistema sanitario ritenuti tra i migliori al mondo; in particolare le relazioni “non lineari” fra bisogni e modelli assistenziali, e con essi le molteplici variabilità e discrezionalità a volte a scapito della certezza e quindi della appropriatezza delle prestazioni, quali ulteriori complessità del sistema. Questo lavoro, assai complesso, sviluppa in modo particolarmente approfondito l’integrazione ospedale-territorio, rilevando con documentata obiettività l’importanza della triade Prevenzione-Cura-Riabilitazione; obiettivo che, nell’intento del politico prima e del legislatore poi, intendeva concentrare il massimo della garanzia assistenziale nel post acuzie, contribuendo così a “ridimensionare” i costi legati al “parco ospedaliero” e rafforzando nel contempo una più diretta (meno dispersiva) assistenza ai pazienti anche cronici che, va detto, non rappresentano una categoria sociale in quanto la disabilità è insita nella condizione umana, particolarmente fragile e quindi esposta ad imprevisti.
Concentrando l’attenzione su questo “filone” del libro, il lettore percepisce una realtà oggi sempre più presente sia dal punto di vista numerico che da quello della gravità, alla quale dovrebbe rispondere il SSN che, pur avendo destinato fondi (per la verità non a sufficienza) a tutela della persone disabili e/o malati cronici, presenta non poche criticità.
Tra queste, una serie di disposizioni normative le cui procedure sono in gran parte inadeguate e spesso disorganiche per il riconoscimento, ad esempio, delle condizioni di invalidità e il relativo trattamento… «Esso – spiega, tra l’altro, l’autrice – deve privilegiare quegli ambiti rilevati come efficaci in termini di miglioramento di appropriatezza e qualità delle cure individuali e delle attività di promozione della salute e prevenzione collettiva rivolte ai cittadini, in uno scenario nazionale e internazionale che indica come impostazione per il futuro la “medicina di popolazione”, tesa ad affrontare il primo anello della catena e quindi i determinanti sociali di salute». Scorrendo altri capitoli molto pagine sono dedicate alla economia sanitaria, ai modelli di governance, al ruolo del management, alle Reti, alla collaborazione tra pubblico e privato, ed ad altro ancora; un intero coinvolgimento che non può non richiamare, a mio avviso, l’attenzione sul concetto del federalismo sanitario, una “piaga” che soprattutto in questi ultimi anni ha contribuito a rendere la sanità più diseguale e “instabile”, pur mantenendo sostanzialmente il rispetto del diritto del paziente e quindi della Persona. Ciò nonostante “rievocare” l’evoluzione normativa ed applicativa della nostra Sanità non può che renderci più orgogliosi di una nobile conquista, non solo dal punto di vista del diritto ma anche da quello del rispetto della dignità umana. E, in questo senso, la dottoressa Previtera ci ha favorito in modo a dir poco esaustivo.