A Gualdo Tadino (PG) sensazionale scoperta del critico d’arte Vittorio Sgarbi
Alla Rocca Flea un’importante opera di Pier Francesco Mola, erroneamente attribuita al Gherardi
Durante la visita dello scorso anno a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia, Vittorio Sgarbi rimase particolarmente colpito dalla bellezza della Rocca Flea, considerata il capolavoro di Federico II nel Centro Italia, e dalla preziosa e ricca Pinacoteca Civica, che riflette un rinomato patrimonio storico-artistico che ebbe origine negli anni seguenti l’Unità d’Italia, quando le opere d’arte iniziarono a confluire, da chiese, congregazioni, conventi e istituzioni cittadine, presso i locali del Palazzo comunale. La Pinacoteca è costituita da una significativa espressione della cultura figurativa umbro-marchigiana, con opere risalenti al XIV – XVI secolo. Nel corso della visita, l’attenzione del noto critico d’arte si focalizzò in particolare su un’opera attribuita nel catalogo ad Antonio Gherardi, “Il Sant’Antonio Abate in lettura”. Dopo un’attenta analisi, Sgarbi evidenzia che sia il soggetto che l’autore sono errati, ma trattasi secondo le attuali conoscenze, “di Pier Francesco Mola, l’autore di questo umoroso e fragrante Filosofo in lettura (olio su tela, 99x74cm).
Il Mola, figlio di Giovanni Battista, architetto e autore di una Guida di Roma nel 1663, nacque in Canton Ticino nel 1612, ma venne a Roma con il padre a soli quattro anni, dove fu attivo fin dal tempo della formazione, già nel terzo decennio del Seicento”. Continua il critico “Con le composizioni a mezze figure, Mola perfeziona un genere nel quale si distinguono la cosiddetta Allegoria del temperamento flemmatico, ora all’Accademia di Venezia, La morte di Archimede, della collezione Busiri Vici, il Filosofo con giovane della Duke University di Durham, e la bella serie di Omero di Roma, Dresda e Mosca, fino al maestoso e pedagogico Socrate che insegna ai giovani la conoscenza di sé del Museo di Lugano. Ma il momento del Filosofo di Gualdo sembra anche quello, proprio intorno al 1650, del confronto di Mola con Salvator Rosa, il cui Diogene del 1651, ora a Copenaghen, ispira la Predica di San Barnaba nella Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso dipinta dal Mola nel 1652; evidenti sono le affinità tra la testa del San Barnaba, quella dell’Omero di Mosca e quella del Filosofo di Gualdo Tadino.
Probabilmente identificabile tra le opere elencate con titoli generici nell’Inventario dei beni del Cardinale Luigi Alessandro Amodei, del 1685”. Sulla scia di questa importante ricerca, Vittorio Sgarbi continua con il suo ragionamento “Quale ne sia la provenienza del Filosofo in lettura di Gualdo Tadino sentiamo la perfetta consonanza con la serie di dipinti sopra ricordati, e in particolare con l’Omero di Mosca, con il libro aperto dalle pagine ondulate, legato in pergamena. La mano forte e nervosa, il volto intenso e scavato, nella espressione drammatica e nella concentrazione del pensiero, la barba ispida come nel Guerriero Orientale del Louvre, datato 1650, la screziatura della cappa verde, neotizianesca, sono tipiche dei modi del Mola. Ma ancor più il fondo di cielo nuvoloso e le fronde alle spalle del personaggio rappresentano motivi compositivi ricorrenti nell’artista. Opera potente, incisiva, il Filosofo di Gualdo, con la sua persuasiva forza espressiva, integra il catalogo del raro e prezioso pittore ticinese, che morì a Roma nel 1666”.
“Una prestigiosa scoperta”, precisa con orgoglio il Commissario Straordinario Salvatore Grillo, Viceprefetto di Perugia, “che impreziosisce ulteriormente la già prestigiosa collezione. L’attribuzione ad uno dei maggiori pittori del Seicento, ridefinito il Filosofo in lettura, da una personalità così autorevole qual è il Professor Vittorio Sgarbi, merita sicuramente una valorizzazione del dipinto anche in termini mediatici e di comunicazione. A tal proposito, infatti, sto valutando la possibilità di costruire un evento, d’intesa con il Direttore, la Dott.ssa Catia Monacelli, che possa richiamare a Gualdo Tadino il più folto numero di appassionati d’arte e in quell’occasione, mostrare anche i risultati dei restauri di un corpus di circa dieci opere, che bisognose di interventi già dal 2009, sono state avviate al recupero da mani esperte. Per tale operazione, fortemente voluta, ho recuperato le necessarie risorse, ritenendo che la conservazione del patrimonio culturale locale rappresenti una priorità per ogni amministrazione”.